XII stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 15,33-34.37.39
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lema sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Ed egli, dando un forte grido, spirò.
Allora il centurione che gli stava di fronte vistolo spirare in quel modo, disse: " Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".
Finalmente!
Si era riusciti ad eliminare Gesù e a far cessare la sua opera.
Una sensazione di sollievo si era diffusa fra quelli che avevano cercato di allontanarlo dalla scena della storia.
Le ultime parole erano state pronunciate.
Gesù piomba nel silenzio!
Tace la sua voce, ma il Verbo è per sempre, senza inizio e senza fine.
Vivo e vero oggi, come ieri e per tutti i secoli.
Perché " In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta " ( Gv 1,4-5 )
La tenebra è assoluta assenza di luce.
Gesù si sentì abbandonato.
Egli era così totalmente uomo!
Chi può affrontare il momento della morte senza percepire con angoscia il venir meno della vita?
Sul Golgota gioia e dolore si sono intrecciati: gioia di coloro per cui il " nemico " era stato allontanato per sempre; dolore di chi pensava che la vita era condannata alla tenebra.
Il Maestro se ne era andato per sempre.
Interroghiamo la nostra anima: Come può la tenebra essere mutata in luce, il dolore in gioia?
Signore, morto per noi, umilmente ti preghiamo: resta con noi, rimani in noi, soffia dentro di noi il tuo " ultimo respiro "; esso divenga il primo respiro della nuova vita in te.
Infondi in noi i sentimenti del centurione, che con il tuo " ultimo respiro " sperimentò l'inesauribile alito del tuo Santo Spirito, e coraggiosamente confessò: " Veramente quest'uomo era Figlio di Dio! ".
In ginocchio davanti alla tua croce, noi ripetiamo: " Veramente tu sei il Figlio di Dio ".