IX stazione

Gesù cade per la terza volta

È bene per l'uomo portare il giogo fin dalla giovinezza.

Sieda costui solitario e resti in silenzio, cacci nella polvere la bocca, forse c'è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni.

Poiché il Signore non rigetta mai …

Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia ( Lam 3,27-32 ).

"Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.

Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore" ( Mt 11,28-29 ).

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Gesù per la terza volta cade. Cade più giù di tutte le nostre cadute per frapporsi per sempre tra noi e l'inferno del vuoto, tra noi e il nulla perverso.

Nel silenzio allora nasce la speranza perché nell'umiliazione del Dio-Uomo non c'è altro che l'amore: amore folle che vince la nostra ribellione rivelandosi crocifisso.

Così nel nostro profondo, l'angoscia diventa respiro dello Spirito e non abbiamo più bisogno di nemici per proiettare su di loro le nostre tenebre.

Allora con te tenteremo di rompere la spirale della violenza: a chi ti percuote su una guancia, hai detto, porgi anche l'altra ( Mt 5,39; Lc 6,29 ) - paradosso dell'amore.

Beati i pacificatori dell'esistenza perché saranno chiamati figli di Dio ( Mt 5,9 ).

Noi, strappati dal villaggio rannicchiato contro il fianco della collina e gettati, nomadi immobili, nelle periferie informi, non abbiamo altro luogo all'infuori di te e dei cuori abitati da te.

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Che la misericordia di Dio mi permetta di andare avanti ancora, di osare mettere un piede dopo l'altro, non nel vuoto ma nel perdono.

Che lo Spirito che ti sostiene, Gesù, mentre vai volontariamente al Calvario, mi dia il giogo così pesante e così leggero della vera libertà, che mi fa responsabile dell'altro.

Allora noi impasteremo la polvere sulla quale il tuo volto si è impresso affinché tutta la terra sia Veronica.

La impasteremo per dare agli uomini il pane, il senso della vita, la bellezza, pane dal sapore eucaristico, senso Sapienza crocifissa, bellezza che, attraversando la morte, si fa fonte di comunione ( Dionigi Areopagita, I Nomi divini, IV, 7: PG 3, 704 C ).