I stazione |
Dal Vangelo secondo Lc 22,39-46
Gesù se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.
Giunto sul luogo, disse loro: « Pregate, per non entrare in tentazione ».
Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: « Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà ».
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
E disse loro: « Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione ».
Quando scende su Gerusalemme il velo dell'oscurità, gli ulivi del Getsemani ancor oggi sembrano ricondurci, con lo stormire delle loro foglie, a quella notte di sofferenza e di preghiera vissuta da Gesù.
Egli si staglia solitario, al centro della scena, inginocchiato sulle zolle di quell'orto.
Come ogni persona quando è in faccia alla morte, anche Cristo è attanagliato dall'angoscia: anzi, la parola originaria che l'evangelista Luca usa è « agonia », cioè lotta.
La preghiera di Gesù è, allora, drammatica, è tesa come in un combattimento, e il sudore striato di sangue che cola sul suo volto è segno di un tormento aspro e duro.
Il grido è lanciato verso l'alto, verso quel Padre che sembra misterioso e muto: « Padre, se vuoi, allontana da me questo calice », il calice del dolore e della morte.
Anche uno dei grandi padri di Israele, Giacobbe, in una notte cupa, alle sponde di un affluente del Giordano, aveva incontrato Dio come una persona misteriosa che « aveva lottato con lui fino allo spuntare dell'aurora ». ( Gen 32,23-32 )
Pregare nel tempo della prova è un'esperienza che sconvolge il corpo e l'anima e anche Gesù, nelle tenebre di quella sera, « offre preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che può liberarlo dalla morte ».( Eb 5,7 )
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Nel Cristo del Getsemani, in lotta con l'angoscia, ritroviamo noi stessi quando attraversiamo la notte del dolore lacerante, della solitudine degli amici, del silenzio di Dio.
È per questo che Gesù - come è stato detto - « sarà in agonia sino alla fine del mondo: non bisogna dormire fino a quel momento perché egli cerca compagnia e conforto », come ogni sofferente della terra.
In lui noi scopriamo anche il nostro volto, quando è rigato dalle lacrime ed è segnato dalla desolazione.
Ma la lotta di Gesù non approda alla tentazione della resa disperata, bensì alla professione di fiducia nel Padre e nel suo misterioso disegno.
Sono le parole del « Padre nostro » che egli ripropone in quell'ora amara: « Pregate per non entrare in tentazione …
Non sia fatta la mia, ma la tua volontà! ».
Ed ecco, allora, apparire l'angelo della consolazione, del sostegno e del conforto che aiuta Gesù e noi a continuare sino alla fine il nostro cammino.