X stazione |
Dal Vangelo secondo Giovanni 19,23-24
I soldati … presero le vesti di Gesù, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica.
Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: "non stracciamola, ma tiriamola a sorte a chi tocca".
Così si compiva la Scrittura, che dice: "Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte".
Gesù è spogliato delle sue vesti: siamo all'atto finale di quel dramma, iniziato con l'arresto nell'orto degli ulivi, attraverso il quale Gesù è spogliato della sua dignità di uomo, prima ancora che di Figlio di Dio.
Gesù, dunque, è offerto nudo allo sguardo della gente di Gerusalemme e allo sguardo dell'intera umanità.
In un senso profondo, è giusto che sia così: egli infatti si è spogliato completamente di se stesso, per sacrificarsi per noi.
Perciò il gesto di spogliarlo delle vesti è anche l'adempimento di una parola della Sacra Scrittura.
Guardando Gesù nudo sulla croce avvertiamo dentro di noi una necessità impellente: guardare senza veli dentro a noi stessi; denudarci spiritualmente davanti a noi, ma ancor prima davanti a Dio, e anche davanti ai nostri fratelli in umanità.
Spogliarci della pretesa di apparire migliori di quello che siamo, per cercare invece di essere sinceri e trasparenti.
Il comportamento che, forse più di ogni altro, provocava lo sdegno di Gesù era infatti l'ipocrisia.
Quante volte egli ha detto ai suoi discepoli: non fate "come fanno gli ipocriti" ( Mt 6,2.5.16 ), o a coloro che contestavano le sue buone azioni: "guai a voi ipocriti" ( Mt 23,13.15.23.25.27.29 ).
Signore Gesù nudo sulla croce, aiutami ad essere anch'io nudo davanti a te.