V stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 15,21-22
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo.
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa - « luogo del cranio ».
Nella storia della salvezza compare un uomo sconosciuto.
Simone di Cirene, un lavoratore che tornava dai campi, viene costretto a portare la croce.
Ma proprio in lui, per primo, agisce la grazia dell'amore di Cristo che passa attraverso quella croce.
E Simone, costretto a portare un peso controvoglia, diventerà un discepolo del Signore.
La sofferenza, quando bussa alla nostra porta, non è mai attesa.
Appare sempre come una costrizione, talvolta perfino come un'ingiustizia.
E può trovarci drammaticamente impreparati.
Una malattia potrebbe rovinare i nostri progetti di vita.
Un bambino disabile potrebbe turbare i sogni di una maternità tanto desiderata.
Quella tribolazione non voluta bussa, però, prepotentemente al cuore dell'uomo.
Come ci comportiamo di fronte alla sofferenza di una persona amata?
Quanto siamo attenti al grido di chi soffre ma vive lontano da noi?
Il Cireneo ci aiuta a entrare nella fragilità dell'anima umana e mette in luce un altro aspetto dell'umanità di Gesù.
Persino il Figlio di Dio ha avuto bisogno di qualcuno che lo aiutasse a portare la croce.
Chi è dunque il Cireneo?
È la misericordia di Dio che si fa presente nella storia degli esseri umani.
Dio si sporca le mani con noi, con i nostri peccali e le nostre fragilità.
Non sene vergogna.
E non ci abbandona.
Signore Gesù, ti ringraziamo per questo dono che supera ogni aspettativa e ci svela la tua misericordia.
Tu ci hai amati non solo fino a darci la salvezza, ma fino a renderci strumento di salvezza.
Mentre la tua croce dona senso a ogni nostra croce, a noi è data la grazia suprema della vita: partecipare attivamente al mistero della redenzione, essere strumento di salvezza per i nostri fratelli.