VII stazione |
Dal libro del profeta Isaia 53,2-3
Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Gesù cade ancora.
Schiacciato ma non ucciso dal peso della croce.
Ancora una volta Egli mette a nudo la sua umanità.
E un'esperienza al limite dell'impotenza, di vergogna dinanzi a chi lo schernisce, di umiliazione davanti a chi aveva sperato in lui.
Nessuna persona vorrebbe mai cadere a terra e sperimentare il fallimento.
Specialmente di fronte ad altre persone.
Spesso gli uomini si ribellano all'idea di non avere potere, di non avere la capacità di portare avanti la propria vita.
Gesù, invece, incarna il "potere dei senza potere".
Sperimenta il tormento della croce e la forza salvifica della fede.
Solo Dio può salvarci.
Solo Lui può trasforimare un segno di morte in una croce gloriosa.
Se Gesù è caduto a terra una seconda volta, per il peso del nostro peccato, accettiamo allora anche noi di cadere, d'esser caduti, di poter cadere ancora per i nostri peccati.
Riconosciamo di non poterci salvare da soli con le nostre forze.
Signore Gesù, che hai accettato l'umiliazione di cadere ancora sotto gli occhi di tutti, ti vorremmo non solo contemplare mentre sei nella polvere, ma fissare in tè il nostro sguardo, dalla stessa posizione, anche noi a terra, caduti per le nostre debolezze.
Donaci la coscienza del nostro peccato, quella volontà di rialzarsi che nasce dal dolore.
Dà a tutta la tua Chiesa la consapevolezza della sofferenza.
Offri in particolare ai ministri della Riconciliazione il dono delle lacrime per il loro peccato.
Come potrebbero invocare su di sé e sugli altri la tua misericordia se non sapessero prima piangere le loro colpe?