VIII stazione |
Dal Vangelo secondo Luca 23,27-28
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli ».
Gesù, anche se è straziato dal dolore e cerca rifugio nel Padre, sente compassione per il popolo che lo segue e si rivolge direttamente alle donne che lo stanno accompagnando sulla via del Calvario.
E il suo è un forte appello alla conversione.
Non piangete per me, dice il Nazareno, perché io sto facendo la volontà del Padre, ma piangete su di voi per tutte le volte che non fate la volontà di Dio.
È l'Agnello di Dio che parla e che, portando sulle sue spalle il peccato del mondo, purifica lo sguardo di queste figlie, già rivolto verso di Lui, ma in modo ancora imperfetto.
« Che cosa dobbiamo fare? » sembra gridare il pianto di queste donne davanti all'Innocente.
È la stessa domanda che le folle avevano rivolto al Battista ( cfr Lc 3,10 ) e che ripeteranno poi gli ascoltatori di Pietro dopo la Pentecoste, sentendosi trafiggere il cuore: « Che cosa dobbiamo fare? » ( At 2,37 ).
La risposta e semplice e netta: « Convertitevi ».
Una conversione personale e comunitaria; « Pregate gli uni per gli altri per essere guariti » ( Gc 5,16 ).
Non c'è conversione senza la carità.
E la carità e il modo di essere Chiesa.
Signore Gesù, la tua grazia sostenga il nostro cammino di conversione per tornare a tè, in comunione con i nostri fratelli, verso i quali ti chiediamo di donarci le tue stesse viscere di misericordia, viscere materne che ci rendano capaci di provare tenerezza e compassione gli uni per gli altri, e di arrivare anche al dono di noi stessi per la salvezza del prossimo.