VII stazione

Gesù e le figlie di Gerusalemme

Dal Vangelo secondo Luca

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.

Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. [ … ]

Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco? » ( Lc 23,27-28.31 ).

Meditazione

Il pianto che Gesù affida alle figlie di Gerusalemme come un'opera di compassione, questo pianto delle donne non manca mai in questo mondo.

Esso scende silenziosamente sulle guance delle donne.

Più spesso ancora, probabilmente, in modo invisibile, nel loro cuore, come le lacrime di sangue di cui parla Caterina da Siena.

Non che le lacrime spettino alle donne, come se la loro sorte fosse quella di piangere passive e impotenti, dentro una storia che gli uomini, da soli, sarebbero tenuti a scrivere.

Infatti i loro pianti sono anche, e innanzitutto, tutti quelli che esse raccolgono, lontano da ogni sguardo e da ogni celebrazione, in un mondo in cui c'è molto da piangere.

Pianto dei bambini terrorizzati, dei feriti nei campi di battaglia che invocano una madre, pianto solitario dei malati e dei morenti sulla soglia dell'ignoto.

Pianto di smarrimento, che scorre sulla faccia di questo mondo che è stato creato, nel primo giorno, per lacrime di gioia, nella comune esultanza dell'uomo e della donna.

Ed anche Etty Hillesum, donna forte d'Israele rimasta in piedi nella tempesta della persecuzione nazista, che difese fino all'ultimo la bontà della vita, ci suggerisce all'orecchio questo segreto che lei intuisce alla fine della sua strada: ci sono lacrime da consolare sul volto di Dio, quando piange sulla miseria dei suoi figli.

Nell'inferno che sommerge il mondo, lei osa pregare Dio: « Cercherò di aiutarti », gli dice.

Audacia così femminile e così divina!

Preghiera

Signore, nostro Dio, Dio di tenerezza e di pietà, Dio pieno d'amore e di fedeltà, insegnaci, nei giorni felici, a non disprezzare le lacrime dei poveri che gridano a te e che ci chiedono aiuto.

Insegnaci a non passare indifferenti accanto a loro.

Insegnaci ad avere il coraggio di piangere con loro.

Insegnaci anche, nella notte delle nostre sofferenze, delle nostre solitudini e delle nostre delusioni, ad ascoltare la parola di grazia che tu ci rivelasti sul monte: « Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati » ( Mt 5,4 ).

Pater noster

Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi.