XI stazione |
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Luca 23,33-34
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.
Gesù diceva: « Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno ».
Ti vedo, Gesù, spogliato di tutto.
Hanno voluto punire te, innocente, inchiodandoti al legno della croce.
Che cosa avrei fatto io al posto loro, avrei avuto il coraggio di riconoscere la tua, la mia verità?
Tu hai avuto la forza di sopportare il peso di una croce, di non essere creduto, di essere condannato per le tue parole scomode.
Oggi non riusciamo a digerire una critica, come se ogni parola fosse pronunciata per ferirci.
Tu non ti sei fermato neanche di fronte alla morte, hai creduto profondamente nella tua missione e ti sei fidato di tuo Padre.
Oggi, nel mondo di Internet, siamo così condizionati da tutto ciò che circola in rete che a volte dubito anche delle mie parole.
Ma le tue parole sono diverse, sono forti nella tua debolezza.
Tu ci hai perdonato, non hai portato rancore, hai insegnato a porgere l'altra guancia e sei andato oltre, fino al sacrificio totale della tua persona.
Mi guardo intorno e vedo occhi fissi sullo schermo del telefono, impegnati sui social network ad inchiodare ogni errore degli altri senza possibilità di perdono.
Uomini che, in preda all'ira, urlano di odiarsi per i motivi più futili.
Guardo le tue ferite e sono consapevole, ora, che io non avrei avuto la tua forza.
Ma sono seduta qui ai tuoi piedi, e mi spoglio anch'io di ogni esitazione, mi alzo da terra per poter essere più vicina a te, anche solo di qualche centimetro.
Ti prego, Signore, fa' che, di fronte al bene, io possa avere la prontezza di riconoscerlo; fa' che, di fronte a un'ingiustizia, io possa avere il coraggio di prendere in mano la mia vita e agire diversamente; fa' che possa liberarmi da tutte le paure che come chiodi mi paralizzano e mi tengono lontana dalla vita che tu hai sperato e preparato per noi.
Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
pœnas mecum divide.