"Io non vado in chiesa …"

Un tempo nascere voleva dire diventare credenti, si cresceva automaticamente cristiani.

Oggi la fede è una scelta: richiede un impegno, comporta una differenza, esige una fedeltà.

In un tempo che non è più di cristianità, in un contesto storico disgregato e disorientato da profonde trasformazioni e caratterizzato dal pluralismo delle idee e delle religioni, la fede cristiana è diventata, per molti, insignificante.

Noi non possiamo giudicare le coscienze degli altri, possiamo solo constatare che molti giovani abbandonano la pratica cristiana, oppure credono "a modo loro", senza più riconoscersi in una comunità, senza frequentare una parrocchia.

Se un giovane non frequenta più è perché ha perso interesse o fiducia nella Chiesa.

La fede, che si esprime in forma comunitaria, è un percorso che, a diversità della religiosità individualistica, richiede appartenenza, che ha bisogno di identificazione e di continue conferme.

Non è indifferente per la vita di fede la comunità che si incontra, il gruppo che si frequenta, il sostegno dei testimoni e l'influenza dei controtestimoni.

Fede e credulità

Il vuoto delle grandi ideologie, la mancanza di speranze e di progetti condivisi, produce la sensazione diffusa che tutto sia relativo, che non si possa uscire dal soggettivismo: "io la penso così, tu la pensi così….".

Il mondo appare senza centro, il futuro senza direzione.

Diventa più difficile avere fede perché credere significa prendere una decisione e pronunciarsi.

Oggi, paradossalmente, ha più successo la credulità: molte persone sono disposte a riporre una fiducia immotivata in persone conosciute solo per la loro popolarità o per la pubblicità di cui sono oggetto, a idee e concezioni della vita scarsamente giustificabili, a pratiche anche assurde, violente o distruttive.

La fede non smetterà mai, però, di interrogare chi riflette sulla vita e sul mondo: pensare che tutto sia esclusivamente frutto del caso e che nulla esista se non destinato a finire e a morire, non è meno "assurdo" che ammettere un universo nato da un'Intelligenza e retto da un dono d'Amore; un mondo lasciato a se stesso non è più "comprensibile" di una terra che Dio ama appassionatamente fino a dare il suo Figlio.

La MG si rivolge a persone che hanno già conosciuto ( più o meno compiutamente ) il contenuto del messaggio cristiano ma poi l'hanno abbandonato.

Ma cos'è la fede?

In senso generale possiamo chiamare fede i motivi, le passioni e le convinzioni verso cui una persona indirizza la propria vita e con cui si riconosce all'interno di un gruppo, di una comunità, nei quali trova conferme delle proprie convinzioni.

Sono tante le possibili fedi.

Ci sono persone le cui passioni e motivazioni si concentrano, ad esempio, su una squadra sportiva ( potremmo parlare, ad esempio, di una fede "juventina" ); ce ne sono altre che trovano il senso della loro vita nel denaro e nella posizione sociale; c'è chi professa la fede cattolica…

Nella fede religiosa le convinzioni riguardano il senso stesso del mondo, l'interpretazione del presente e del futuro dell'uomo.

La confessione della fede riguarda sia ciò che viene creduto ( le verità con cui è interpretata l'esistenza ) sia i valori per cui ci si sforza di vivere ( comportamenti e stili di vita, coerenti con la fede professata ).

Nella vita religiosa autentica fede e vita, infatti, non si possono disgiungere.

Il consumismo distrae e banalizza le grandi domande di senso, ma queste non possono essere messe a tacere completamente e definitivamente.

La persona umana non ha solo bisogni materiali: non riesce a fare un'esperienza buona e positiva dell'esistenza, se non ponendosi domande e cercando risposte per collocare le sue esperienze e interpretare il mondo in un ordine coerente, secondo un principio di senso.

Le prime grandi risposte alle domande importanti della vita, si ricevono inizialmente dai genitori, dagli amici, dall'ambiente sociale in cui si nasce.

Finché idee e orientamenti di vita poggiano esclusivamente sulla testimonianza di altri, la fede rimane a livelli immaturi e incerti.

La giovinezza è il tempo dell'autonomia personale: il tempo delle scelte consapevoli e del libero orientamento di vita.

La crisi e il travaglio adolescenziale sono momenti indispensabili anche della crescita di fede: la forma adulta della fede si ha esclusivamente nella scelta libera, consapevole e personale.

Una fede trasmessa e ricevuta

La domanda religiosa è, probabilmente, presente in ogni persona, così come il sentimento religioso può essere avvertito, a volte, anche da chi non si dice credente, ma la fede ( un determinato credo religioso ) può solo essere trasmessa e comunicata, ricevuta e vissuta consapevolmente.

La trasmissione della fede, soprattutto oggi, in una società materialistica e pluralista, è un percorso molto complesso, fatto di tappe e di passaggi:

- sono necessari, innanzi tutto, dei testimoni, persone convincenti e convinte ( 1 ).

- Capaci di proporre un messaggio e di introdurre in un'esperienza di senso fatta di verità, di ideali e di valori di vita ( 2 ).

- Il messaggio è rivolto a soggetti precisi, con le loro caratteristiche di età, temperamento, storia personale.

La comunicazione è recepita se incontra le domande, le attese e le predisposizioni degli uditori ( 3 ).

- Questi destinatari vivono in un particolare contesto umano: hanno amici, sono inseriti in gruppi, frequentano determinati ambienti ( 4 );

- alcuni di loro si dimostreranno sensibili, interessati e disponibili ( 5 );

- mentre altri risponderanno con indifferenza, si opporranno e ostacoleranno la proposta del messaggio ( 6 ).

- L'accoglienza della fede si manifesterà, infine, attraverso simboli, gesti e rituali, che traducono ed esprimono la verità e il senso della fede professata ( 7 ).

Oggi molti ragazzi abbandonano la pratica, proprio al termine del cammino della catechesi parrocchiale, altri si dimostrano indifferenti, altri ancora partecipano saltuariamente, senza identificarsi.

Le cause possono essere numerose:

- I testimoni non sono credibili, non sanno motivare, spiegare, invogliare ( 1 ).

- I valori non vengono trasmessi e le verità non sono adeguatamente illustrate e raccontate.

La conoscenza degli elementi essenziali della fede è confusa e superficiale, oppure, quanto ascoltato, non è considerato valido e significativo ( 2 ).

- Linguaggi, proposte, messaggi non sono aggiornati all'evoluzione culturale dei tempi: i giovani non si ritrovano e non si identificano in quelle parole ( 3 ).

- Ragazzi, adolescenti e giovani non sono considerati con sufficiente attenzione, a partire dai loro interessi, dagli ambienti che frequentano.

Non sono prese in considerazione le tendenze del momento o le sensibilità e le caratteristiche del loro stare insieme ( 4 ).

- Le comunità di fede ( parrocchie, associazioni, movimenti ) non agiscono in modo adeguato, gli adulti sono assenti o poco attenti; i giovani hanno perso fiducia nella Chiesa ( 5 ).

- Le alternative alla proposta di fede sono più facili, allettanti, immediatamente convincenti; la competizione tra le visioni della vita è molto forte; chi crede è sottoposto a rischi ( veri o supposti, reali o immaginari ) di discredito o di disprezzo ( 6 ).

- I simboli, i riti, le immagini religiose sono inadeguate, non esprimono in modo sufficiente gli elementi essenziali della fede e le attese più profonde dei partecipanti.

I giovani non si riconoscono in quanto viene celebrato ( 7 ).

In ognuno dei passi sopra individuati la MG vorrebbe intervenire con idee e contributi che invitano le comunità alla ricerca, all'innovazione e alla sperimentazione.

Nella Missione la comunità parrocchiale si apre a tutti i giovani del territorio, li va a cercare, li raggiunge nei loro ambienti normali di vita, di studio, di lavoro, di divertimento.

I gruppi giovanili parrocchiali rinunciano a considerarsi separati dagli altri giovani, cercano la loro compagnia, sanno bene che si crede o si perde la fede anche a causa di chi si frequenta e di chi si conosce.

Per questo, durante il tempo straordinario della Missione, i giovani cristiani:

- avvicinano con semplicità e simpatia i loro coetanei, invitandoli a incontrarsi ( nelle convocazioni ), a dire il loro parere ( attraverso il giornalino ), a partecipare a momenti di festa o di impegno ( spettacoli, incontri, celebrazioni… ) ( 1 ).

- Negli incontri e nei dibattiti sanno intervenire, offrire contributi e spiegazioni su argomenti che, a loro volta, hanno personalmente approfondito.

Sanno parlare loro della fede con semplicità e convinzione ( 2 ).

- Partecipando alla stessa condizione dei giovani cui si rivolgono, ne condividono le sensibilità e le situazioni quotidiane: entrano in empatia con le diverse esperienze, senza sentirsi estranei e a parte ( 3 ).

- Valorizzano, danno spazio e parola ( nelle iniziative del Mese dei giovani, attraverso il giornalino ) al possibile apporto dei gruppi naturali e delle compagnie che incontrano sul loro territorio.

Esprimono interesse e rispetto per le idee e le sensibilità dei loro amici e compagni.

A scuola o al lavoro, frequentando i diversi ambienti del tempo libero, guardando la televisione, navigando in internet maturano una mentalità aperta e, insieme, critica… ( 4 ).

- Danno valore al loro inserimento nella comunità parrocchiale, che vogliono attenta e sollecita ad accogliere nei modi più adeguati le istanze degli adolescenti e dei giovani.

Tutta la comunità infatti partecipa alla Missione ( 5 ).

- Sanno di essere una minoranza ad orientarsi decisamente e coerentemente a Cristo, ma curano di non diventare un gruppo chiuso.

Sono pronti a rendere ragione delle loro convinzioni, nei diversi ambienti, tenendo ben presente che fede di minoranza non deve significare setta e ghetto, e che scommettere sulla Verità di Cristo non comporta fanatismo e proselitismo ( 6 ).

- Infine, i giovani credenti riconoscono che vivere nella verità della fede non significa apprendere astratte nozioni catechistiche, ma, piuttosto, riconoscere l'intimo legame di quelle verità con le proprie aspirazioni e i bisogni più profondi.

Adolescenti e giovani portano nella preghiera la loro specifica sensibilità, per molti versi differente da quella adulta; animano con la loro esperienza le celebrazioni liturgiche e non temono di celebrare anche in pubblico la loro fede ( 7 ).

La MG è un'occasione per ripensare a fondo l'incontro e l'azione con i giovani: non solo un aggiornamento e un riassetto superficiale dei metodi e delle proposte ma la sperimentazione di nuovi modi di essere Chiesa con i giovani.

Domande e provocazioni per la riflessione e l'approfondimento

1. Come riuscire a porre ancora l'inquietante interrogativo su Dio in un mondo in cui sembra spento il suo splendore, mentre la materialità ha un'attrattiva irresistibile?

Quali sono le esperienze che interrogano e coinvolgono di più i giovani?

2. Come si pongono i giovani di fronte alla seduzione della vita ricca e agiata ?

Quale stile di vita, quale esperienza, quale incontro potrebbe invece provocarli alla riflessione e ad una mentalità più critica verso il consumismo?

3. Come è possibile oggi far sorgere e stimolare la domanda di senso a partire dagli eventi della vita, dal momento che molti giovani sembrano non avvertire alcun bisogno di dare un significato non materiale alla loro esistenza?

Su quali argomenti è più facile e possibile richiamare e stimolare la riflessione dei giovani?

4. Cosa significa concretamente, per noi, trasmettere la fede ai giovani di oggi?

Quali difficoltà incontriamo o immaginiamo?

Quali obiettivi ci possiamo realisticamente proporre?

5. Quali sono le domande, a proposito della fede, che i giovani portano con maggiore frequenza nei gruppi o ci rivolgono personalmente?

Quali ci hanno, eventualmente, maggiormente messi in crisi?

Quali ci hanno stupiti e interrogati?