La Divozione a Gesù Crocifisso

B127-A2

( Continuazione dal numero precedente )

4. - Alla piaga della mano sinistra

Si rinnova l'invocazione iniziale, che continua ad essere ripetuta poi, ad ogni parte della preghiera ( quel ricorso è dolce da pronunciarsi da labbra innamorate del Crocifisso Redentore! ).

Viene omesso il ringraziamento, già espresso prima, nella contemplazione delle divine carni straziate.

Quindi sgorga dal cuore la seconda domanda, per i poveri peccatori, cioè per tutti noi che siamo in vita, e per i moribondi, ossia per tutti coloro che in questo momento ( nel momento che si prega: è sempre impiegato il verbo al presente ) stanno per affacciarsi al limitare dell'eternità, e sui quali incombe definitiva, irrevocabile la voce della Giustizia perfetta: per cui molto che rifulse in questo mondo, si fa opaco ed è finalmente in luce quello che fu prima in ombra.

Finalmente? Ma che cos'è questo nostro tempo terreno? Non pure è scoccato dal pendolo il tic che già lo conclude, scoccando, il tac.

E quando si mediti sul rapido tramontar degli anni e sull'alta percentuale di morti improvvise, se ne deduce che poveri peccatori e moribondi, non sono tanto due momenti distinti quanto piuttosto, in definitiva, un momento solo.

Peccatori tutti. E moribondi tutti.

Non soltanto chi agonizza in letto, ma chi vi è sorpreso dormendo pacifico ed anche chi cammina disinvolto nel giorno splendente.

L'orrore della colpa, l'amore per tutte le creature e l'angoscia della condanna imprimono a questa parte della Divozione una particolare concitazione, che è unica in tutta la preghiera e che traspare dalla soppressione dell'articolo dinanzi alla parola grazia.

Soppressione ( occorre dirlo? ) non voluta da arte di scrittore, ma immediatamente erotta dal cuore.

Non è detto: vi domando la grazia. Ma vi domando grazia!

Nel testo scritto quella parola è veramente parlata, come sbottata.

Se fra Leopoldo non fosse già inginocchiato curvo accanto alla Croce dove viene inchiodato Gesù; se fosse ancora in piedi, si butterebbe di botto in ginocchio ora per chiedere: grazia!

Grazia per i poveri peccatori e per i moribondi! Grazia sopra tutto per quelli, di essi, che non vogliono riconciliarsi con Dio.

Quel non vogliono è desolante.

Ma fra Leopoldo non disarma: vuole tutti salvi. Tutti!

E se lo fa ributtare l'orrore della colpa e tremare per tutti i moribondi l'irrevocabilità della condanna, non è meno viva né meno operante in lui la fiducia ferma, incrollabile, cieca nella misericordia d'Iddio che è Padre.

Per cui quel grazia!, così esclamativamente inciso, se da un lato c'impaura, dall'altro ci rinfranca.

Se c'è tutto il senso tremendo del peccato e della perdita infinita del nostro infinito Bene, c'è pure tutto il senso della potenza, non solo della preghiera, ma del sacrificio redentore di Gesù, presso la maestà d'Iddio Padre.

E prima di far punto, mi si permetta di esprimere anche qui tutto il mio pensiero sul testo originale della Divozione.

E non mi si accusi, per favore, di voler difendere a spada tratta e di voler trovare ineccepibile quel testo.

Io dico quel che sento con semplicità. Posso aver torto.

Ma vorrei solo chiarire il pensiero di fra Leopoldo ed il momento della preghiera sua, così come pare a me che siano.

A me pare cioè che quella correzione, unica in questa seconda parte della Divozione e proprio al suo ultimo termine, quella che sostituisce il pronome Voi all'espressione Dio, non rispecchia il momento, la sorgente da cui scaturisce tutta la preghiera.

In essa, Gesù è crocifisso e prossimo a morte ( si riveda per cortesia, la prima puntata di questo mio esame, N. 1-2 del Bollettino gennaio-aprile 1949 ).

Cioè Gesù è ancora vivo in mezzo a, noi, è ancora il Mandato da Dio Padre sulla terra per redimere l'umanità.

È ancora ponte tra l'uomo e Dio e la sua Croce è ancora scala tra la terra ed il Cielo ( e non lo è sempre fino alla fine del mondo? ).

La riconciliazione si compie dunque per l'infinitamente prezioso sacrificio di Dio Figlio Gesù, si, ma con Dio Padre.

Gesù è il mediatore.

( Continua )

G. Gaetano di Sales