Per la conoscenza del mondo operaio |
B128-A2
In occasione del Congresso Catechistico Diocesano, tenutosi a Torino in questo maggio, e come contributo al Congresso Catechistico Internazionale, che avrà luogo nel prossimo settembre in Roma, offriamo in lettura questo studio, che è espressione di viva esperienza obbiettivamente derivata dal nostro peculiare campo di osservazione: la Casa di Carità Arti e Mestieri:
Gli allievi che frequentano la nostra scuola e che sono quindi oggetto della nostra istruzione ed educazione, presentano caratteristiche differenti a seconda della loro età, pur essendo in linea di massima, tutti di condizione operaia e di ambiente popolano.
È quindi necessario, per conoscere adeguatamente i nostri allievi, distinguerli in ragazzi, adolescenti, giovanotti e uomini fatti, lasciando in disparte ogni inquadramento a fine scolastico per classe.
E poiché gli adolescenti sono forse i più numerosi nella scuola ed inoltre offrono un più vivo e completo quadro di vita, esamineremo particolareggiatamente la loro personalità giovanile nei primi rudi contatti con l'officina e il mondo del lavoro.
Incominciando dal punto di vista fisico, l'adolescente vive un'età di transizione e di formazione, dove la vitalità si afferma vigorosamente in quanto si opera un profondo assestamento di tutto il complesso umano, che nell'età successiva troverà poi il suo consolidamento definitivo.
Questo più intenso ritmo di vita condurrà evidentemente, come prima conseguenza, ad una maggiore necessità di assimilazione per sopperire alla forte somma di energie impiegate e secondariamente ad un adeguato avvicendarsi di periodi di attività con altri di riposo.
Ora l'adolescente apprendista ben sovente è scarsamente e irrazionalmente alimentato.
Una poco oculata amministrazione familiare rende difficilmente accessibile la spesa per un'alimentazione sana e abbondante; l'ignoranza di elementari nozioni sul ricambio esime poi i parenti da preoccupazioni a questo riguardo.
Infine il disordine e l'incuria del desco quotidiano, cosa comune nell'ambiente operaio a causa anche degli orari e della distanza dalle officine, sono il logico corollario di codeste lacune, con evidenti deleteri riflessi sulle giovani esistenze in sviluppo.
Ma questo non basta. Proprio quando per una più intensa attività fisiologica interna l'adolescente si trova maggiormente impegnato, e di questo sforzo sono spia gli improvvisi svenimenti e i malesseri generali proprì dell'età, ecco che si viene ad aggiungere l'estenuante lavoro dell'officina.
Lavoro gravoso per la durata, essendo l'apprendista tenuto all'osservanza dell'orario normale di 8 ore quotidiane.
Si noti che poco prima viveva nella scuola con ben altro orario.
Lavoro ancor più gravoso per l'intensità, poiché molto spesso, data l'assoluta naturale inesperienza dell'apprendista, esso viene adibito a lavori di pulizia, di prestazione manuale, come trasporto di materiali, aiuto agli addetti macchine e via dicendo.
Chi non conosce anche solo l'apprendista dell'artigiano, il quale è addetto al trasporto con il carretto a mano o il garzone muratore che trasporta calce e mattoni?
E per giunta il giovane, stanco del lavoro compiuto, avrà poi uno scarso riposo quotidiano e settimanale e un brevissimo e per lui assolutamente insufficiente periodo di ferie annuali.
Dalle lunghe vacanze estive scolastiche egli passerà ad una estenuante continuità di lavoro.
Si tenga presente ancora che le ferie, secondo l'attuale legislazione sono proporzionali all'anzianità di servizio e quindi l'apprendista per il fatto stesso di essere tale, è nella condizione di usufruirne meno di tutti.
Nessuno quindi si stupirà se i nostri giovani inesperti, soverchiamente stanchi, così spesso sono soggetti a gravi infortuni, oppure a deformazioni fisiche permanenti, o a sviluppo anormale in seguito a sforzi eccessivi e per causa di una insufficiente igiene del lavoro.
Le precedenti considerazioni in ordine al disagio fisico assumono purtroppo anche maggior consistenza, quando si osservi l'apprendista sotto il punto di vista intellettuale e morale.
Egli, come adolescente, conosce ancor meno dei suoi coetanei non operai la consistenza pratica e reale della vita, pascendosi di fantasia, di sogni e di avventure, in seguito al rapido trapasso dalla famiglia e dalla scuola alla vita di officina.
La realtà gli ha fatto bruciare troppe tappe, mentre il suo spirito è rimasto altrove.
Giustamente è stato detto che « un jeune travailleur n'est pas jeune long temps ».
Così il giovane, aprendosi alla valutazione dei valori della vita, è esposto ad acute sofferenze morali da parte della stessa famiglia per la povertà dell'alloggio, del vestire, delle condizioni generali, di cui ora più sensibilmente risente.
Si ricordi che il giovane sente fortissimo il desiderio di apparire, di essere stimato, facendosi strada in lui una certa vanità che si manifesta nell'acconciatura dei capelli, nella cura della persona e in qualche pretesa di eleganza.
A queste constatazioni si aggiungano le volgarità di tratto ed anche l'indifferenza e l'incuria dei familiari nei suoi confronti.
Passando al nuovo ambiente di lavoro, dove il giovane vive nelle ore che prima trascorreva a scuola o nel giuoco, questo non è molto accogliente, e per il solito gli apporta nuove sofferenze.
Il giovane deve « guadagnarsi il pane » ed è trattato come se fosse un adulto per il semplice fatto che ormai lavora.
Queste esigenze sono superiori alle sue possibilità e, quasi ciò non bastasse, si aggiungono le frequenti volgarità così comuni nell'officina, gli atti di brutalità che gli operai commettono solitamente a danno dei più deboli e inesperti e che quindi colpiscono di preferenza gli apprendisti.
I superiori stessi dell'officina non hanno alcun riguardo per loro quanto alla disciplina e talora fan pesare l'autorità in modo dispotico.
Anche il lavoro in sé considerato, raramente è gradito al giovane perché spessissimo non adatto alle sue attitudini e quindi eseguito senza interesse.
I parenti, su questo punto, ritengono per lo più di natura sentimentale i gusti e le disposizioni dei figli, inclinando a sopravalutare nell'impiego il lato economico: per cui si trascura una occupazione che non sia ben rimunerata, anche se offre ottime condizioni generali di lavoro, serietà di ambiente e regolare apprendimento di un mestiere.
In tali condizioni il lavoro diventa pesante e noioso dovere senza alcun sollievo.
Come abbiamo già accennato, quando il giovane incomincia a lavorare e lascia la scuola, la famiglia lo ritiene per questo fatto ormai in età di agire da sé.
La vita più rude, le relazioni con adulti, l'autorità di nuovi superiori, il dover vivere lontano dagli aiuti dei familiari, tutto infine e specialmente i primi guadagni, frutto del lavoro, determinano il falso concetto della sua emancipazione: il quale non è radicato solo nei parenti, ma presuntuosamente accettato anche dal giovane stesso.
Chiunque però ben consideri la cosa accetterà facilmente quale abbaglio sia in tale giudizio e quante conseguenze pericolose ne possano derivare.
Proprio quando si fanno più necessari gli aiuti al giovane, i parenti si disinteressano di lui ed egli inesperto e debole, in situazioni difficili e delicate, si perita di fare da se.
Ed allora sbagli e cadute, rimproveri acerbi ed immeritati gli lasciano nell'anima un profondo sconforto amaro del proprio lavoro.
Tale stato interiore non durerà a lungo, per la mobilità delle impressioni di questa età, e il giovane tosto si lancerà in sogni vissuti ad occhi aperti, in evasioni dalla dura realtà, in un mondo irreale, ma ricco di ideali e grandiose possibilità.
E qui si presentano quei vari svaghi che prima il ragazzo non ignorava, ma non preferiva eccessivamente ai suoi semplici giuochi, tutti fuoco e movimento, nel quadro del cortile o delle strade vicine alla sua abitazione.
Intendiamo accennare ai giornali a fumetti, al cinematografo, agli spettacoli di varietà e all'abitudine di fumare.
Le pubblicazioni a fumetti hanno raggiunto una larga diffusione tra i nostri ragazzi.
Giornaletti, albi, letteralmente divorati dagli occhi, ora acquistati nuovi, ora usati e persino presi a nolo; pubblicazioni a puntate, collane a serie sono seguite a lungo in ogni ritaglio di tempo, negli intervalli di lavoro, sul tram, mangiando, quando il corpo è stanco e le membra sono affrante, ma la fantasia vuole sbrigliarsi ancora.
Pubblicazioni che nel complesso esasperano la sete di avventure, la passionalità dei sentimenti, quando non invitano a peggio.
Venendo al cinematografo, il più diffuso e forse il più malsano divertimento dei nostri giorni, non si può dire quanto esso accentui nel giovane operaio il disgusto per il proprio stato sino talvolta all'avversione.
Infatti, che cosa sono mai le pareti di un'officina, le modeste stanze della propria abitazione, in confronto al lusso dei palazzi, alla magnificenza delle sale, allo sfarzo della vita rappresentata con tanta insistenza ed evidenza sullo schermo?
Spontaneo si accenderà allora il desiderio di partecipare a questa vita irreale di lusso, l'anelito ad avventure straordinarie e fantastiche, l'aspirazione a godimenti facili, pieni e immediati.
Si aggiungano i frequenti films immorali sia per l'esaltazione del delitto che per il malcostume e il vizio, a cui fan degna corona le troppo frequentate rappresentazioni di riviste e di varietà, alle quali assistono numerosi anche i nostri giovani lavoratori.
In quale miserevole condizione intellettuale e morale possano allora ridursi, è facile intuire.
Addio gioia del lavoro, addio serenità di vita, frutto di una conquista, di equilibrio e ordine interiore che arricchisce e potenzia tutta la personalità del giovane in pieno sviluppo!
Già S. S. Pio XI nell'Enciclica « Vigilante Cura » lamentava che: « proprio nell'età in cui si sta formando il senso morale e si vanno svolgendo le nozioni ed i sentimenti di giustizia e di rettitudine, dei doveri e degli obblighi degli ideali della vita, il cinematografo con la sua diretta propaganda prende una posizione schiettamente preponderante e, purtroppo, allo stato presente delle cose la prende di frequente in male ».
Infine in un complesso di circostanze sfavorevoli per età, per ambiente e per i divertimenti, il grave problema della purezza e della educazione del cuore sarà per il solito malamente risolto.
A questo riguardo il giovane trova ancora dei pericoli spesso tra le stesse pareti domestiche per l'insufficienza di camere e per la ristrettezza degli ambienti, tanto da dover convivere promiscuamente fratelli e sorelle, senza riguardo vicendevole e dove gli stessi genitori non avvertono la necessità di una maggior delicatezza e decenza.
Altri pericoli derivano dalle relazioni accidentali che si stabiliscono con i compagni di lavoro, accompagnandosi per la strada, sul tram, durante il tragitto per raggiungere l'officina.
In questi brevi ma continui contatti con operai poco riguardosi, liberi e sboccati, il giovane assimila i principi di una valutazione sensuale ed edonistica della vita.
Arrivato nell'officina, negli spogliatoi troverà mancanza di modestia nel mutare d'abito, discorsi e scherzi grossolani.
Nello stesso tempo di lavoro l'apprendista talvolta è a fianco di persona della sua età e di altro sesso; presta aiuto ad operai non raramente volgari; è comandato da superiori di non sempre esemplare comportamento; tutto un insieme di rapporti continui ed ineliminabili a cui è legata la sua attività, salvo il caso che muti officina.
In tal modo egli presto, insidiato da tanti pericoli, incomincia il triste gioco dell'amore: in compagnia di qualche giovane compagna frequenta cinematografi e sale da ballo; la ricercherà sul tram e si accompagnerà in passeggiate.
Il suo amore sentimentale avrà un concreto oggetto proprio secondo la mentalità caratteristica operaia e popolana che difficilmente astrae mentre ricerca l'azione.
Chi potrà dire quali locali frequenterà il nostro giovane e sino a quale livello scenderà per questa via?
Purtroppo sarà molto se qualche anno più tardi saprà ritrovare nel matrimonio la vera soluzione del suo problema sentimentale.
* * *
I vari aspetti fisici, intellettuali e morali della vita dell'adolescente lavoratore che qui abbiamo presentato, potranno lasciare l'impressione che si abbia voluto esagerare.
Dobbiamo convenire che si è sottolineato particolarmente le deficienze della loro vita, non senza aggiungere tuttavia che se si volesse rintracciare quanto di positivo il mondo del lavoro offre al giovane vi troveremmo ben poco da esporre.
Se questa dunque è la condizione dei nostri giovani allievi, quanto per noi, catechisti e insegnanti della Casa di Carità, suona imperiosa la voce di S. S. Pio XII che esorta affinché ognuno: « concorra da parte sua a ridonare alla persona umana la dignità concessale da Dio fin dal principio; si opponga alla loro inconsistenza economica, sociale, politica, intellettuale e morale; alla loro mancanza di solidi principi e di forti convinzioni, alla loro sovrabbondanza di eccitazioni istintive e sensibili, e alla loro volubilità; favorisca con tutti i mezzi leciti in tutti i campi della vita, forme sociali, in cui sia resa possibile e garantita una piena responsabilità personale, così quanto all'ordine terreno come quanto all'eterno … »1
( Continua )
Catechista P. F.