Ricordo che vive

B211-A2

Fratel Teodoreto della Scuole Cristiane ci lasciava 25 anni fa per l'incontro con il Padre.

Sono vivi tra noi l'esempio di santità, la parola che anima e conforta il messaggio che orienta, le opere che realizzano.

La comunità lassaliana rinnova l'impegno di imitazione, di ascolto, di studio, di dedizione


Il 13 Maggio 1979 si compiranno 25 anni dalla morte del Servo di Dio Fr. Teodoreto e la ricorrenza sarà ricordata non solo dai suoi confratelli, dai suoi discepoli e da tutti i suoi ammiratori nel loro intimo e con più intensità del solito, ma sarà pure celebrata con devote manifestazioni.

Il Fr. Teodoreto è uno di quegli uomini straordinari che ogni tanto la Provvidenza di Dio suscita nella sua Chiesa per annunziare un messaggio, scuotere gli animi dalla mediocrità e indicare loro il modo di valorizzare i giorni fugaci di questa vita terrena, così piena di miseria, ma così ricca di possibilità per coloro che la vogliono impiegare bene.

Lo scopo delle celebrazioni è appunto questo, e se non seguisse questo risultato sarebbe un vano rumore.

Ma il Fr. Teodoreto, oltre che di esempio, ci sarà anche intercessore, affinché tutti coloro che guardano a lui possano fare dei progressi in quella che è l'arte di tutte le arti, il concentrato di ogni sapienza, il più onorabile di tutti i valori: l'arte di farsi santi.

La quale arte è piena di paradossi: mentre rappresenta indiscutibilmente la perfezione dell'uomo e parrebbe essere riservata a pochi eroi, d'altra parte è proposta a tutti e non come un consiglio ma come un dovere.

« Siate santi, perché io sono santo ( Lv 11,44 ).

Siate perfetti come il vostro Padre celeste » ( Mt 5,48 ).

Da un lato esige una rinuncia di tutto, una spogliazione, e dall'altro un'assunzione di tutti i valori: « tutte le cose vere, tutte le cose degne, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutto quello che è di buona fama, se c'è qualche virtù e qualche lode, a questo pensate ». ( Fil 4,8 ).

Se ne parla come di una cosa straordinaria nella vita e la si può trovare nelle cose più ordinarie e comuni.

Ed è proprio qui che troviamo il Fr. Teodoreto, con un richiamo che ci pare estremamente provvidenziale, perché ci insegna e ci incoraggia a seguirla.

In una società che sembra aver perso perfino il criterio per discernere ciò che è buono da ciò che è cattivo, gli indica risolutamente dove stanno le cose che hanno importanza.

In un tempo in cui sembra venir meno la fiducia, tante sono le difficoltà, egli propone l'esempio di una vita che è una brillante vittoria sul "terribile quotidiano" che è il più grande ostacolo.

Fr. Teodoreto è l'eroe dell'umile dovere di ogni giorno, di ogni ora, di ogni circostanza: compiere con perfezione le azioni più comuni, riscattandone la piattezza, ed elevare l'umile banalità del vivere quotidiano, animandolo con lo spirito di fede e di carità, secondo l'esortazione dell'Apostolo: « Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio » ( 1 Col 10,31 ).

Figuriamoci poi con quale intensità di cuore egli si dedicava a quel compito sublime che è l'educazione della gioventù.

Lì egli si sentiva sacerdote, ma di un sacerdozio al quale aveva consacrato tutta la vita, preferendolo ad ogni altra missione, nonostante tutte le contrarietà, giacché non è detto che il compito educativo sia tutto orizzonti luminosi, né senza pesi e umiliazioni.

Ma il Fr. Teodoreto sapeva vedere nella creatura, in tutta la creatura, anche quella materiale, il riflesso del sublime, lo stile dell'artista che l'ha modellata, traendola dal nulla, il senso che egli vi ha voluto imprimere.

Essa si trasfigurava ai suoi occhi e lo stimolava a dedicarsi con tutto l'impegno al compito che Dio gli aveva affidato.

Fr. Teodoreto era per temperamento una persona seria.

Nulla più lontano da lui del tipo leggerone e superficiale e nulla gli dava più fastidio di questa inconsistenza di carattere.

Egli che aveva per tutti un sommo rispetto e da cui non ho mai udito una parola di critica verso nessuno, un giorno uscì in questa esclamazione, a proposito di un catechista : N.N. è proprio una nullità.

In un temperamento simile la fede è di quella che muove le montagne.

Non una fede sopra le nuvole, ma che si traduce nel vivere pratico, nella serietà dei propri impegni e dell'adempimento del dovere anche il più umile, e perciò nello scrupolo di acquisire la necessaria competenza professionale; nello spirito di sacrificio, senza di cui non si compie nulla di serio, perché la maledizione del peccato ha reso matrigna la terra; nella disponibilità alle necessità altrui che sono tante e chiamano da ogni parte; nella fedeltà alla parola data, nel rispetto delle norme stabilite, da qualunque autorità nell'ambito dei suoi poteri, nello spirito di modestia, ecc. ecc. cose tutte che fanno l'uomo onesto e su di cui riposa l'ordine e la sicurezza sociale.

Ma questo è difficile.

Se ogni atto buono in sé ordinariamente non è arduo la pratica costante del bene, sempre e in ogni circostanza lo è assai, perché esige la perseveranza e cioè una dose notevole di buona volontà.

É questo che costituisce la virtù, non i gesti clamorosi e sporadici.

É questo che occorre alla società per il suo buon andamento e il suo sviluppo normale.

Sono troppi i disertori, gli sbandati, i falliti, divenuti tali proprio per il disprezzo dell'umile dovere quotidiano.

Quando poi si ricerca non solo ciò che è bene, ma anche ciò che è meglio, che è perfetto, e lo si persegue con perseveranza, allora la tensione della volontà arriva all'eroismo.

Un eroismo non fatto di cose impressionanti ed eccezionali, ma di intima, indomita energia, la quale si spiega solamente con un grande amore.

Ecco Fr. Teodoreto: un fuoco nascosto, ma potente lo animava, lo sosteneva e non gli concedeva soste: il fuoco dell'amar di Dio.

Quando una signora gli presentò la devozione a Gesù Crocifisso che Fra Leopoldo incominciava a diffondere egli non poteva ancora immaginare che cosa avrebbe significato per lui, ma la trovò subito bella, gli piacque e la adottò.

Era una scintilla caduta sopra un materiale infiammabile: l'incendio si appiccò e non è ancora spento.

C.T.