Nel ricordo di Claudio Brusa a 10 anni dal suo trapasso |
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1. Approssimandosi il decimo anniversario del trapasso del catechista prof. Claudio Brusa, avvenuto il 2 settembre 1982, mi sono recato con mio figlio al cimitero di Tricerro Vercellese, dove è tumulata la sua salma.
La visita è avvenuta in uno stupendo pomeriggio di maggio in cui la luminosità del cielo si specchiava nelle risaie distendentisi nella zona, scintillanti nel verde fresco della campagna, e quel tripudio di luce e di colori sembrava meglio dispormi ad un appuntamento spirituale.
Sì, perché nella circostanza l'omaggio ad una tomba era essenzialmente un più riavvicinato incontro con lo spirito di Claudio ed un ripensamento alla testi monianza catechistica ed educativa che Egli ci ha dato.
Non a caso era venuto con me anche mio figlio, che era appartenuto ad uno dei tanti gruppi di giovani catechisti che Lui aveva costituito, formato e seguito.
2. A dieci anni dalla sua dipartita, la sua memoria è quanto mai viva e palpitante in quanti l'hanno conosciuto e soprattutto in quanti hanno potuto fruire della sua vicinanza e dei suoi consigli.
I suoi interventi erano tutti mirati a fare emergere il messaggio spirituale del Servo di Dio Fra Leopoldo e del Ven. Fr. Teodoreto sull'amore a Gesù Crocifisso, sulla consacrazione a Dio attraverso l'Unione Catechisti, sulle finalità formative della Casa di Carità.
Alla Casa di Carità Arti e Mestieri in particolare, la sua presenza si può dire che abbia caratterizzato un'epoca, per l'opera svolta attraverso l'avvicinamento, il consiglio, talora la direzione spirituale, non solo di vari allievi, ma sovente di insegnanti ed istruttori.
Secondo le attestazioni di alcuni dirigenti della Casa di Carità, il prof. Brusa era come il riferimento concreto della proposta formativa, cui Egli costantemente si ispirava attraverso l'animazione delle funzioni religiose, l'insegnamento, e soprattutto mediante i colloqui personali.
Oltre a quest'opera educativa, Egli assunse anche responsabilità direttive, essendo stato membro del consiglio di amministrazione e vice direttore dei corsi diurni.
3. Nell'Unione Catechisti fu membro del consiglio generalizio, presidente del gruppo giovanile e maestro dei novizi.
Ripercorrere tutte le tappe della sua instancabile attività per l'Unione comporterebbe una più ampia trattazione rispetto a queste brevi note di commemorazione.
Basti accennare ai gruppi giovanili da Lui costituiti, ai molteplici campi estivi organizzati in montagna - che Egli tanto amava - sempre con finalità formative, ai ritiri svolti alla Sorgente e in altre località, alle giornate di studio per la catechesi, al catechismo svolto nelle parrocchie.
Studiò e approfondì con la competenza del ricercatore, e soprattutto con l'anima dell'appassionato, i vari documenti relativi alla spiritualità e alla storia dell'Unione Catechisti e della Casa di Carità, alle figure morali e agli scritti di fra Leopoldo e di Fr. Teodoreto, all'Adorazione a Gesù Crocifisso, ai rapporti dei Catechisti con i Fratelli delle scuole cristiane, e curò la pubblicazione di vari fascicoli in materia.
In conformità alla sua vocazione catechistica, raccolse abbondante materiale didattico e curò la produzione di audiovisivi sull'Adorazione a Gesù Crocifisso, sull'Unione, sulla Casa di Carità e sulla Sindone.
Con riguardo alla Sindone acquisì una tale competenza da poter essere considerato un esperto: me lo dichiarò un membro della commissione sindonologica del tempo, al quale mi ero rivolto per chiedere del materiale.
4. La sua conformazione a Gesù Crocifisso ebbe forse la più alta espressione nell'accettazione della prova del dolore, per un incidente subito, con conseguente menomazione alle gambe, che gli rendeva faticosa la deambulazione: il fatto avvenne a seguito dell'investimento di un'auto ad alta velocità, mentre si accingeva ad attraversare la strada a Porte di Pinerolo, dove si era recato con alcuni giovani.
Fu un lungo calvario il suo, protrattosi per 14 anni, cioè sino alla morte.
Gli interventi operatori furono delicati e dolorosi.
Dopo uno di questi, a seguito del quale dovette stare per vari giorni con gli arti inferiori immobili e incrociati, mi confidava di essere giunto all'estremo della sopportazione, Lui che era solito rifugiarsi nelle Piaghe del Crocifisso.
Poiché il ristabilimento non fu completo, Egli dovette ridimensionare la sua attività, pur senza annullarla, continuando lo studio e la ricerca, e sempre privilegiando gli incontri con i giovani.
Quando mi fu comunicata la sua morte, il mio primo pensiero fu che Egli si sarebbe finalmente incontrato con l' « Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso » che per tutta la vita aveva contemplato e adorato.
E questa resta tuttora l'ispirazione che mi suggerisce la sua memoria, a perenne ricordo della sua presenza spirituale tra noi che l'abbiamo conosciuto e tanto abbiamo ricevu to da Lui.
V. M.
Il catechista prof. Claudio Brusa in una lezione di catechismo.