Necrologi |
B259-A9
* 15.8.1903 + 3.5.1992 - Funerali
« La donna saggia edifica la casa » ( Pr 14,1 ).
Questa espressione del libro dei Proverbi si adatta perfettamente a Maria Franchini ved. Pierbattisti, che è tornata alla Casa del Padre, dove si è ricongiunta con il marito Ubaldo, deceduto circa 40 anni prima per un infortunio sul lavoro, lasciandola perciò nella piena maturità, a 50 anni, con un carico di otto figli.
Ma in questa disgrazia mamma Maria ha manifestato tutta la sua forza d'animo, soprattutto la sua fede incrollabile, tenendo salda e portando alla completa crescita umana e religiosa la sua numerosa famiglia.
Il mantenimento e l'educazione di otto figli sono stati per lei non un peso - anche se ha dovuto operare tra difficoltà e talora nell'indigenza - ma il suo legittimo vanto e il suo merito.
Si può, pertanto, ben a ragione affermare che ella, secondo il citato versetto biblico, ha edificato la sua casa.
Tanto più che anche prima della morte del marito, durante il periodo bellico, Ella dovette già provvedere da sola alla conduzione della famiglia, che ancora risiedeva nelle Marche, poiché il marito era stato bloccato a Torino per il lavoro, e l'Italia era divisa in due.
Ed in quelle circostanze di guerra provvedere alla famiglia significava anche operare per la sopravvivenza, racimolando quel po' di cibo che si trovava e fuggendo dai bombardamenti nelle colonne degli sfollati.
Ma per mamma Maria sfollare voleva dire avventurarsi per le strade o per i boschi con un bimbo di pochi mesi al collo e col grappolo di altri sette intorno.
L'albero buono lo si riconosce dai frutti.
I frutti sono stati non solo abbondanti, per l'alto numero di figli, espressione della fecondità e della generosità dell'amore di Maria e di Ubaldo, e di quella fecondità coniugale tanto elogiata dal Concilio Vaticano II ( GS 50 ), ma altresì per gli sbocchi vocazionali dei figli: due sacerdoti, uno catechista congregato, quattro coniugati, tutti esemplari nella vita e nella testimonianza religiosa.
A questi vanno aggiunti gli otto nipoti, delizie della terza età di mamma Maria, che si trovava così raddoppiato il numero dei figli - a parte il genero e le nuore - e gustava la dolcezza di sentirsi chiamare nonna.
Ma le più profonde dolcezze della sua vita sono state quelle spirituali, per la fede viva, per l'intimità con Gesù, ricevuto quotidianamente, per l'apertura alle necessità del prossimo, per il suo zelo apostolico, per l'equilibrio nel coltivare i suoi pure ardentissimi sentimenti materni, dato che era solita dire: « I figli, prima di essere nostri, sono del Signore ».
Il profumo delle sue virtù era avvertito da tutti, tanto che i suoi funerali in parrocchia sono stati una vera celebrazione pasquale, con una trentina di sacerdoti concelebranti e con la chiesa gremita di fedeli.
Nella commozione generale sono echeggiate, lette da un figlio, le toccanti parole del suo testamento spirituale, suggellato da questo congedo: « Lascio a tutti voi la mia fede semplice, ma sincera con l'aiuto di Dio.
Vivendo così uniti nella comunione dei Santi, saremo sicuri di ritrovarci ancora uniti e per sempre in quella vita che non avrà più fine …
Perciò abbiate fede e credete nel vangelo. Vogliatevi sempre bene ».
Una grazie sincero per tutto, mamma Maria, dall'Unione Catechisti, ma in particolare per il dono di Leandro!
* 9.5.1914 + 15.4.1992
Maggiorino Bozzalla è ritornato alla Casa del Padre, dopo una vita dedicata alla famiglia e al lavoro nella formazione professionale.
Infatti per molti anni è stato segretario dei corsi serali della Casa di Carità, incombenza nella quale si è segnalato non solo per la precisione nell'espletamento delle funzioni amministrative, ma anche per l'attenzione che serbava per i giovani allievi.
Attaccatissimo alla famiglia, ha dedicato ai suoi cari ogni cura ed affetto del suo cuore generoso: alla moglie, al figlio, alla nuora, alla prediletta nipotina, e in precedenza all'anziana mamma, premurosamente assistita fino alla sua tarda età.
Con la moglie fu tra i primi ad intervenire al Gruppo Famiglia, che frequentò ininterrottamente finché non fu impedito dalla malattia.
Di lui ricordiamo non solo la partecipazione alla discussioni, ma anche lo svolgimento di alcune relazioni.
Gli ultimi anni della sua vita furono contrassegnati dalla malattia, prima con un intervento operatorio, successivamente, dopo una parentesi di ritorno alla normalità, da un graduale peggioramento che sfociò, nella lunga fase terminale, ad un vero calvario, che egli sopportò con nobile e cristiana rassegnazione, rifugiandosi nelle Piaghe di Gesù Crocifisso, al cui cospetto è comparso proprio nella settimana santa.
Alla sig.ra Maggiorina e ai congiunti, le più sentite condoglianze.
* 9.5.1921 + 14.5.1992
Cesare Molteno è sopravvissuto meno di otto mesi al decesso della moglie, e già debole di cuore e stroncato dal dolore per la scomparsa della sua Amalia, l'ha raggiunta nella Casa del Padre.
Sono stati mesi molto dolorosi per Cesare, prima quelli della malattia della moglie, poi quelli di vedovanza, e la sua fibra non ha retto.
Era ancora intervenuto alla Messa dell'incontro famiglia del 9 maggio, per spegnersi solo cinque giorni dopo.
Ex-allievo della Casa di Carità, ancora nella sede di via Feletto, vi ritornò molti anni dopo come colla boratore per alcuni mesi, prestandosi con entusiasmo e con passione.
Ma la Casa di Carità aveva ripreso a frequentarla già da tempo, negli incontri mensili del Gruppo Famiglia, tenuti nella sede dell'Unione presso la scuola.
Con la signora Amalia fu tra i primi aderenti al Gruppo, cui partecipò con assiduità, non solo, ma prestandosi con una proficua collaborazione in lavori di segreteria e di animazione.
Molti amici ci hanno lasciato negli ultimi mesi, ma in questo caso è la coppia Molteno che è scomparsa, e ciò segna un profondo vuoto nei nostri cuori, colmato solo dalla fede e dall'unione nella preghiera.
Condoglianze ai parenti, specialmente alla nipote, sig.ra Ariano, che tanto si è prestata per l'assistenza agli zii.
V. M.