Il Catechista: un appassionato di Gesù

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- Don Mauro Agreste -

Presso il Centro Catechistico "Fratel Teodoreto" sono in svolgimento dei corsi di formazione alla catechesi.

Riportiamo uno squarcio da una lezione di don Mauro Agreste ( tratto da registrazione e non rivisto dall'Autore ).

Per quanto lo stile sia quello della conversazione, lo pubblichiamo anche come saggio esemplificativo di tali corsi, sperando che possa essere d'interesse per i nostri lettori.

1. Esperienza religiosa autentica

L'esperienza spirituale cristiana deve essere autentica, cioè un'esperienza spirituale vera, non emotiva, intendendo per non emotiva non necessariamente razionale.

Noi sappiamo che l'emotività fa parte della persona umana, però non è l'emotività che deve determinare i nostri atteggiamenti.

Quindi l'esperienza spirituale è un atteggiamento di assoluta docilità allo Spirito Santo.

Da qui deriva la necessità di compiere continuamente un discernimento sulle nostre azioni e sulle loro motivazioni.

Non posso limitarmi semplicemente a questa valutazione: ma io opero in tal modo perché sento di dover fare così.

Perché già il pensiero di affermare: "sento di fare così", deve già mettermi in allarme, devo dare una motivazione spirituale a quello che sto facendo.

In questo momento sento di operare in tal modo per specifiche ragioni conformi al Vangelo.

È così che il Signore Gesù ci ha insegnato, affinché nella situazione concreta in cui mi trovo, e con le persone con cui ho a che fare, possa compiere atti di amore a Dio e al prossimo.

2. Missionarietà e santificazione

Consapevoli della situazione in cui ci troviamo, dovendo trasmettere il messaggio modulato su Gesù ai nostri fratelli, la nostra azione abbia chiare motivazioni.

Il mio annuncio non va modulato sull'onda dell'emozione del momento, ma con animo missionario, perché sono mandato da Dio, attraverso la Chiesa, a servire i miei fratelli.

Servire i fratelli significa, nel nostro caso specifico, compiere la catechesi, ponendosi a loro disposizione, perché essi conoscano e capiscano un po' di più Gesù Cristo.

Ma è evidente che per realizzare questo fine occorre che noi per primi conosciamo e capiamo Gesù Cristo.

Il Catechista con animo missionario è colui che deve essere il primo, l'apripista nell'esperienza di Gesù Cristo, e in un'esperienza autentica.

Per questo è necessaria la direzione spirituale di persone che siano sagge ed equilibrate.

È necessaria una continua cura della propria anima con una confessione che non vada oltre il cura della propria conoscenza del mistero di Dio.

In tutto questo siamo agevolati dalla nostra partecipazione ai corsi di formazione, con lo studio, cercando di esprimerci, di far emergere le esperienze spirituali interiori.

Ciò che in ogni caso è da evitare è frequentare il corso per abitudine.

3. Serietà nella propria formazione

Frequentare il corso con profitto significa in primo luogo valorizzare un sacrificio, dato che si sta privando la famiglia del proprio apporto il sabato mattina, cioè in un giorno impegnativo per la sua conduzione ( per la spesa e per tutto il resto ).

Quindi ognuno davanti a Dio deve essere molto onesto e considerare se sta ponendo delle difficoltà alla vita serena della sua famiglia.

Però se Dio vuole che egli faccia questo cammino, ne emerge una consapevolezza, perché nella famiglia continua a restare la pace e la serenità.

Questo è un segno che ci fa capire che Dio ci ha chiamati, tant'è vero che anche se non siamo in famiglia al sabato mattina, riusciamo a organizzarci con serenità per fare tutto senza salti mortali.

Comprendiamo allora che il sacrificio che sto facendo è anche un dono di Dio per me. Lui ha avuto fiducia in me, Lui si fida di me e vuole che io lo faccia conoscere agli altri.

Allora frequentare il corso con profitto è consapevolezza di non sprecare il mio tempo, né quello della mia famiglia, neanche il tempo di Dio; quindi se devo studiare le dispense, le studio; se devo leggere i brani della Bibbia, li leggo, perché da un sabato all'altro il discorso va avanti.

Devo evitare che, finita la lezione, io chiuda la cartella e poi la riapra al sabato successivo, perché questo significa non rispondere pienamente alla chiamata di Dio, ma fare le cose sull'onda delle emozioni e in un modo superficiale.

Allora si può frequentare il corso di catechesi in modo insulso o con profitto.

Nel primo caso cosa succederebbe? Non cambierebbe niente nella nostra vita.

Potremmo dire di aver sentito tante cose interessanti, tante cose belle, però non vedremmo i frutti nella nostra vita e non emergerebbe quello che il Signore vuole da ciascuno di noi.

Frequentare il corso con profitto vuol anche dire imparare tante cose su Gesù, ma soprattutto plasmare la nostra vita sul suo modello.

Se questo si realizza, significa che stiamo diventando docili al soffio dello Spirito Santo, il quale un giorno ci suggerisce una cosa, un altro giorno ce ne suggerisce un'altra.

Come riconoscere il soffio dello Spirito Santo?

Lo Spirito Santo è delicato, non è violento.

Il diavolo è violento non lo Spirito Santo.

A questo riguardo teniamo presente, per evitarlo, quello che può essere un falso spirito di religione, che lega sotto forme di legalismo, che porta a rinunce indebite, con forme di prostrazione.

Se incontrassimo persone vittime di questo tipo di tentazione dovremmo aiutarle, ma non potremmo prestare aiuto se non sapessimo che cosa sia seguire Gesù, che non è costrizione, ma è liberazione.

4. Libertà e gioia nel seguire Gesù

Chi segue Gesù fa l'esperienza della libertà, della gioia, della pace, della serenità e quindi il suo operare non deriva da una costrizione e neppure solamente perché ce n'è bisogno, ma dal desiderio vivo e dalla soddisfazione.

E quando piace fare una cosa non è detto che non si fatichi a compierla, ma si tratta di fatica che si affronta volentieri.

Pensiamo agli appassionati di alpinismo: vanno a scalare le montagne e ciò senza dubbio è faticoso.

Ma a loro piace! E quando sono sulla cima della montagna e si godono tutto il panorama, sono sì anche distrutti, ma appagati.

La nostra passione è Gesù Cristo; dobbiamo essere appassionati di Gesù Cristo!

Ciò non significa fanatici. È fanatico chi dice troppe volte "Signore, Signore", ma senza veramente desiderarlo.

Il vero appassionato di Gesù Cristo attira le persone al Maestro, non lo butta addosso agli altri.

L'appassionato di Gesù Cristo prende sottobraccio gli altri e li porta verso di Lui, ed essi si lasciano portare perché è un'esperienza gradevole.

Quindi occorre molta attenzione e saper usare un discernimento spirituale.

La Madonna e San Giuseppe avevano Gesù in casa, ma voi pensate davvero che parlassero tutti i momenti di Gesù con gli altri?

Ne facevano però sentire anche inavvertitamente la presenzasalvifica.

5. Atteggiamento di conversione e di ecclesialità

Invece bisogna essere elastici, sapersi trasformare, vivere la "metanoia", cioè la conversione.

Occorre plasmare il nostro modo di agire e di ragionare con un fine preciso, quello di annunciare appassionatamente Gesù!

Allora io plasmo i miei modi di pensare e mi metto al servizio dei fratelli proponendomi di aiutarli ad incontrare il Signore.

Cercherò in qualche modo di farlo conoscere, di dichiarare chi sia veramente.

Quando le persone hanno incontrato Gesù Cristo, entrano spontaneamente nella Chiesa.

Badiamo a non commettere l'errore inverso, cioè di presentare ai fratelli e alle sorelle un'associazione, qualunque essa sia, prima di presentare Gesù Cristo.

Non è un'organizzazione che ci salverà, ma la persona di Gesù Cristo; quando le persone hanno incontrato Gesù Cristo, tutta la loro vita cambia.

Se non hanno incontrato Gesù Cristo, anche se fossero nelle associazioni più sante, non servirebbe a niente.

Non bisogna intendere l'associazione come una seconda Chiesa, sarebbe fanatismo, perché il fine non sarebbe più Gesù Cristo, ma l'organizzazione.

Facciamo attenzione, le esperienze spirituali nella Chiesa, gli ordini religiosi, i terziari, i movimenti, i gruppi non sono il fine, ma il mezzo.

Il fine è la Chiesa, perché la Chiesa è sposa di Gesù Cristo.

Se non si confluisce nella Chiesa, non si è capito niente.

Il compito del Catechista con animo missionario è quello di essere un appassionato di Gesù Cristo.

Concludendo, in questi anni noi stiamo operando con le nostre povere forze, con le nostre povere capacità per condividere il cammino spirituale, perché tutti voi possiate, ogni giorno di più, essere appassionati di Gesù Cristo, innamorati di Gesù Cristo.

Una volta innamorati di Gesù Cristo, noi possiamo dire: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti, gloria del tuo popolo, la Chiesa" ( Lc 2,29-36 ).

6. Rispecchiare la luce di Gesù

Voi dovete essere gloria della Chiesa, voi dovete essere dei cristiani splendenti, un faro fulgido, luminoso, che attira le persone non a sé, ma a Gesù.

Voi siete stati scelti da Dio, perché possiate impersonare questo amore appassionato, sereno, gioioso, effervescente verso Gesù.

E dato che amate e ammirate Gesù, Egli è il vostro Signore.

Siate allora attivi membri della Chiesa, nelle sue varie espressioni: nella vostra parrocchia, nella vostra diocesi e anche nei movimenti in cui voi siete inseriti.

Ma il centro è Gesù Cristo nella Chiesa: se non è così, c'è uno sbandamento, una fuorviazione.