Catechismo degli Adulti

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Liberati per essere fratelli

Cat. Chiesa Cat. 1825; 1932-1933; 2196

161 Convivenza fraterna

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Se Gesù di Nàzaret dona e nello stesso tempo esige il distacco dalle ricchezze, dall'ambizione, dagli affetti disordinati, dai pregiudizi culturali e religiosi, lo fa in nome di una libertà che si attua nella comunione con i fratelli e con Dio.

Quelli che si convertono al regno di Dio e obbediscono alla sua volontà, costituiscono una famiglia più salda che non la parentela fondata sui legami di sangue. ( Mc 3,35 )

Quanti tra loro sono chiamati a lasciare il lavoro, la casa e la condizione ordinaria di vita, non finiscono per rimanere soli, ma trovano una famiglia più grande, la comunità dei discepoli.

Questa è la promessa di Gesù: "Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna" ( Mc 10,29-30 ).

Neppure tra i seguaci di Gesù mancano egoismi e tensioni, ma la legge che regola i rapporti è quella della carità.

Chi decide di seguirlo, sa che deve impegnarsi seriamente per una forma di vita, che prevede servizio scambievole, correzione fraterna, perdono, riconciliazione, attenzione ai più deboli.

162 Premura per tutti

Questo atteggiamento deve valere verso tutti, anche verso gli estranei: lo insegna con mirabile efficacia la parabola del samaritano. ( Lc 10,30-37 )

Un uomo viene aggredito dai briganti e lasciato mezzo morto lungo la strada.

Lo vedono due passanti della sua stessa religione e nazionalità, ma tirano via senza curarsi di lui.

Giunge un samaritano, uno straniero, per di più considerato eretico: si ferma, si avvicina, carica il ferito sulla cavalcatura, lo porta alla locanda, lo fa curare a proprie spese.

È necessario farsi carico di ogni uomo che incontriamo, al di là di qualsiasi differenza razziale, sociale e religiosa.

È sbagliato chiedersi chi sia prossimo a noi; siamo noi che dobbiamo farci prossimi di chiunque, anche di chi è estraneo, perfino dei nostri nemici.

Il modello è l'amore stesso di Dio: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" ( Lc 6,36 ).

163 Amare concretamente

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Che cosa voglia dire amare, Gesù lo esemplifica nelle parole del giudizio finale: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi"
( Mt 25,35-36 ); e lo riassume formulando in termini positivi la cosiddetta "regola d'oro": "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti" ( Mt 7,12 ).

Amare, dunque, significa fare concretamente il bene, con premura e creatività.

La misura è Gesù stesso: "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" ( Gv 13,34 ).

164 I discepoli di Gesù vivono in comunione tra loro come fratelli e sono attivamente solidali con tutti, come il samaritano della parabola evangelica.

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