Catechismo degli Adulti |
1120 L'ansia di produrre e possedereLa qualità più considerata nella nostra cultura è la capacità professionale. Si tratta indubbiamente di un valore autentico. Ma facilmente può degenerare in assillo produttivo, smania di guadagnare, ambizione di carriera e ricerca del successo ad ogni costo. Il potere e la ricchezza diventano misura di riuscita personale, modello di vita proposto e riproposto dai mezzi di comunicazione. Si è qualcuno se si è professionisti altamente specializzati, se si possiede una seconda casa, una seconda macchina, se si frequentano certi ambienti raffinati, eleganti, se si fanno certi viaggi. I più deboli finiscono inesorabilmente emarginati dalla concorrenza. Si affonda nel materialismo pratico, incapaci di amore disinteressato, indifferenti verso Dio, spiritualmente ciechi. La Chiesa contesta decisamente questa mentalità: "Il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro".3 L'uomo non vale per quello che produce o possiede o consuma, ma per se stesso.4 È il messaggio che viene dalla rivelazione biblica. |
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1121 La "disumana ricchezza" nella Bibbia |
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La condanna della ricchezza disumana attraversa tutto l'Antico Testamento. L'avidità rende ansiosi di accumulare, magari con la frode e la prepotenza; sfrutta i poveri o li umilia con lo spreco ostentato. ( Sap 2,6-11; Is 5,8; Am 8,4-6 ) I ricchi confidano nei loro mezzi; non si curano di Dio, lo
dimenticano e lo
rinnegano. ( Dt 31,20; Dt 32,5; "L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono" ( Sal 49,21 ). "Chi confida nella propria ricchezza cadrà" ( Pr 11,28 ). Nel Nuovo Testamento, Gesù invita a confidare in Dio, Padre sempre premuroso e vicino, e a vivere nel presente liberi dall'ansia per il domani. L'uomo vale assai più dei beni materiali e del potere. È stoltezza far dipendere il proprio valore e la propria
salvezza dalla
ricchezza accumulata. ( Mt 6,25-34; La salvezza, come il Maestro sottolinea in casa delle due sorelle Marta e Maria, viene dall'abbandono fiducioso alla parola di Dio e non dall'attivismo pieno di affanni. ( Lc 10,38-42 ) Anzi, "la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza
soffocano
la parola ed essa non dà frutto" Il cuore appesantito dai beni e sedotto dai piaceri diventa
insensibile al
prossimo e sordo alla voce dello Spirito: ( Lc 16,19-21 ) "Nessuno può
servire a due padroni …: non potete servire a Dio e a mammona" La ricchezza è un padrone spietato che sbarra la strada verso il Regno. ( Mt 19,21-24 ) Lavoro e ricchezza, pur essendo certamente dei beni, non danno senso alla vita. Sono essi piuttosto a ricevere senso dalla comunione con Dio e con i fratelli. Il cristiano si guarda dalla bramosia del possesso, da "quella avarizia insaziabile che è idolatria" ( Col 3,5 ); lavora in pace, vive con sobrietà. ( 1 Ts 4,11-12; 2 Ts 3,12; Tt 2,12 ) Chi eccelle solo per l'entità di guadagni o dei consumi non costituisce per lui un modello; gli appare carente di umanità e schiavo delle cose, posseduto dalle ricchezze più che capace di possederle,5meritevole del rimprovero di san Basilio: "Tu sei veramente povero, anzi, privo di ogni vero bene. Sei povero di amore, povero di umanità, povero di fede in Dio, povero di speranza nelle realtà eterne".6 |
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1122 Il cristiano, al contrario, è convinto che "diviene più ricco l'uomo misericordioso, quando comincia ad avere di meno per donare ai poveri".7 |
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Assume come ideale il povero delle beatitudini evangeliche: più bisognoso di Dio e degli altri che delle cose, mite e alieno da aggressività e concorrenza sleale, puro di cuore e capace di ammirare la bellezza, godere l'amicizia e accogliere la parola che salva. Egli modera l'istinto di possesso; ( 1 Tm 6,8-10 ) educa i suoi desideri; rifiuta l'attivismo esasperato, lo spreco consumista, lo sfruttamento degli altri; gli fa orrore la pratica dell'usura, che procura sofferenze gravissime alle famiglie e umilia la dignità e i diritti delle persone. |
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1123 La "disumana ricchezza" mette le cose al posto di Dio, è idolatria; impedisce di aiutare il prossimo, chiude nell'egoismo; fissa l'attenzione sui vantaggi immediati, rimuove il pensiero della vita futura. Essa è povertà interiore, mentre la povertà evangelica è ricchezza interiore. |
Indice |
3 | Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 6 |
4 | Gaudium et Spes 35; Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 12 |
5 | San Basilio di Cesarea, Sui ricchi; Sant'Ambrogio, La storia di Nabot, 13, 54 |
6 | San Basilio di Cesarea, Sull'avarizia, 6 |
7 | San Massimo di Torino, Discorsi, 71, 44 |