Convegno ecclesiale di Verona

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« Egli entrò per rimanere con loro »

« Quando fu, a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.

Ma lui sparì dalla loro vista ». ( Lc 24,30-31 )

L'interpretazione delle Scritture, che debbono essere riferite alla figura stessa di Gesù, consente ai due discepoli di riconoscere finalmente l'identità dello sconosciuto, che viene compiutamente percepita nell'atto della celebrazione eucaristica.

È proprio in quell'atto, in cui la verità del sacramento è riconosciuta e creduta, diviene superfluo il vedere fisico.

Agli occhi che si dischiudono, Gesù non resta più visibile nella sua forma storica: ora è divenuto accessibile nella mensa della Parola e del Pane, affidata alla Chiesa, sacramento della sua presenza e della sua azione salvifica nel tempo.

5 Un regno di sacerdoti

Il Signore Gesù è presente nella sua Chiesa, che ne è come il sacramento, segno visibile e rivelatore.

In quanto tale - ci ricorda il Concilio Vaticano II - « la Chiesa prega e insieme lavora perché la pienezza del mondo intero sia trasformata in popolo di Dio, in corpo del Signore e in tempio dello Spirito Santo ».20

Ci ricorda pertanto la prima lettera di Pietro: « Stringendovi a lui [ il Signore ] , pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impegnati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo » ( 1 Pt 2,4-5 ).

Per realizzare tale grandioso progetto, Cristo ha fatto del nuovo popolo di Dio « un regno di sacerdoti »: ha rivestito di « sacerdozio ministeriale » i pastori, ai quali ha affidato il compito di formare e dirigere tale popolo, e ha partecipato il « sacerdozio regale », o comune, a tutti i battezzati, affinché esercitino il culto spirituale e operino per la salvezza degli uomini.21

« Sono elementi propri dell'originaria struttura inalienabile della Chiesa l'apostolo e la comunità dei fedeli, che si corrispondono tra loro in mutua connessione sotto il Cristo capo e l'influsso del suo Spirito ».22

Si può dire pertanto che il sacerdozio ordinato dei pastori è finalizzato a far emergere e rendere operante il sacerdozio regale di tutti i fedeli; e il sacerdozio regale dei fedeli sussiste ed è autentico in quanto è congiunto al sacerdozio gerarchico, la cui pienezza risiede nel Vescovo « dispensatore della grazia del supremo sacerdozio ».23

« Mancando la presenza e l'azione di quel ministero che si riceve mediante l'imposizione delle mani e con la preghiera, la Chiesa non può avere la piena certezza della propria fedeltà e della propria continuità visibile ».24

La distinzione di grado e di funzione, quindi, non significa che nella Chiesa vi sia una zona riservata all'opera dei pastori e una riservata all'opera dei laici.

L'azione pastorale è affidata alla Chiesa particolare; « ad essa, nella comunione dei suoi membri sotto la guida del Vescovo, è dato il mandato di annunciare il Vangelo »,25 con compiti e responsabilità distinte e complementari per pastori e laici.

Così pure l'azione pastorale nell'ambito secolare è altrettanto condivisa fra tutti i membri della Chiesa, anche se questa è ambito peculiare dei laici.

Alla luce di tali principi, individuiamo alcuni necessari contributi dei fedeli laici alla vita intraecclesiale del popolo di Dio, e, in particolare, nelle nostre Diocesi.

6 Impegno e disponibilità per le vocazioni al sacerdozio ordinato

Non possiamo nascondere la nostra sofferenza per un preoccupante fenomeno del nostro tempo: la diffusa indisponibilità dei giovani a desiderare, a riconoscere, ad accogliere la vocazione al sacerdozio ordinato.

Tutti percepiscono la grave carenza di sacerdoti nelle nostre comunità e ne reclamano la presenza.

Ma, nel medesimo tempo, le stesse comunità, le famiglie e i giovani si comportano come se il problema riguardasse altri: non si prega più per tali vocazioni; non si orientano adolescenti e giovani verso tale scelta di vita; c'è un diffuso clima di sfiducia e disistima circa la vocazione al sacerdozio.

Le vocazioni sacerdotali « costituiscono, in tutta la Chiesa e in ogni sua parte, una eloquente verifica della sua vitalità e fecondità spirituale ».26

Riteniamo, pertanto, che un vero segno della effettiva ecclesialità del laicato delle nostre diocesi sia il suo impegno in questo essenziale problema della Chiesa.

Soprattutto la famiglia, che è l'ambito primo e più immediato di ogni apostolato laicale, deve essere il luogo dove ci si educa e ci si apre alle molteplici vocazioni dello Spirito.

Ma anche in ambito comunitario più vasto è necessario che si pongano in atto una seria pedagogia vocazionale e una più intensa preghiera al « padrone della messe affinché mandi operai nella sua messe » ( Mt 9,37 ).

7 Il valore del matrimonio

Accanto alle vocazioni di speciale consacrazione, la nostra attenzione si rivolge alla vocazione al matrimonio e alla famiglia.

Infatti, « la verginità e il celibato per il regno di Dio non solo non contraddicono alla dignità del matrimonio, ma la presuppongono e la confermano.

Il matrimonio e la verginità consacrata sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il suo popolo ».27

Il matrimonio è intimamente collegato al Battesimo, in quanto « dal Battesimo, come da seme fecondo, nasce e prende vigore l'impegno di vivere fedeli nell'amore ».28

Questo contesto sacramentale evidenzia in tutta la loro espressività i due aspetti di grazia e di vocazione, con le implicanze esistenziali che ne derivano.

In realtà il dono battesimale configura a Cristo e chiama alla comunione con la Santa Trinità; il matrimonio, immagine e simbolo dell'alleanza che unisce Dio con il suo popolo in Cristo e nella Chiesa ( Ef 5 ), è una chiamata « a essere conformi all'immagine di Gesù Cristo e a realizzare questa conformità secondo il dono e il carisma tipici della coppia ».29

Molto si è fatto in questi anni per riscoprire la sublime teologia del matrimonio e per valorizzare la spiritualità di questo stato di vita.

Ma crediamo che sarà dalla viva e convincente testimonianza di vita dei laici coniugati e dei genitori che il Vangelo della vita, dell'amore, della fecondità farà presa nel mondo che cambia.

Su questo terreno, grandi e provvidenziali sono i compiti dei laici nella situazione odierna e prossima.

8 Rifare il tessuto delle comunità ecclesiali

Un'ulteriore urgenza richiede l'impegno fattivo dei laici, mediante i doni che lo Spirito a loro elargisce.

Con il loro apporto, infatti, in tutti i campi dell'azione pastorale, è necessario « rifare il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali ».30

Quando invitiamo i laici a farsi nuovi protagonisti nella comunicazione della fede mediante l'assunzione di nuove ministerialità, dalla spiccata « fisionomia missionaria »,31 non pensiamo alla redistribuzione di qualche compito oggi svolto dal presbitero ( anche se è necessario che questi si concentri di più sul proprio essenziale ), ma alla ricerca di nuove opportunità e modalità tipiche della loro condizione laicale per il servizio della comunità cristiana.32

La disponibilità dei laici è preziosa e insostituibile nell'individuare, assumere e promuovere forme di servizio stabili e realmente profetiche, dove anche il « genio femminile » possa trovare modalità di servizio più significative e appropriate.

Constatiamo quotidianamente il prezioso lavoro apostolico e pastorale di tanti laici e laiche che vivono ed esercitano il loro servizio, cordialmente congiunti ai loro pastori, rendendosi capaci di pensare e promuovere ciò che necessita alla comunità e di farsene carico concretamente.

Questo spirito intendiamo incoraggiare e rafforzare.

9 Diocesi e parrocchia: famiglia di tutti

A tal proposito, non sarà sfuggita l'attenzione dell'Episcopato italiano rivolta recentemente al tema della parrocchia, quale forma storica privilegiata della localizzazione della Chiesa particolare.

Essendo la parrocchia « come una cellula » della diocesi,33 raccomandiamo a ogni laico di avere contestualmente il senso della parrocchia e il senso della diocesi, non sottraendosi mai a tale appartenenza, ma anzi ponendola a base di eventuali inserimenti in peculiari aggregazioni.

Anche quando specifiche ragioni portino il laico, temporaneamente, lontano dalla propria Chiesa locale, non verrà mai meno la sua propensione a considerare la propria diocesi e la propria parrocchia come la famiglia ecclesiale attraverso cui egli entra nel circuito della Chiesa universale.

E tale appartenenza reclamerà sempre il suo personale contributo, quale fratello corresponsabile con gli altri membri di famiglia.

10 Associazioni, movimenti e gruppi

A questo punto l'orizzonte si allarga e il nostro sguardo di pastori abbraccia il vasto universo in cui si è articolato il laicato della Chiesa in Italia, specialmente nel periodo postconciliare.

Seguiamo con premuroso affetto tali articolazioni del laicato, abituati ormai a identificarle con i termini di associazioni, movimenti e gruppi, ben sapendo che « la varietà nella Chiesa non solo non nuoce alla sua unità, ma, anzi, la manifesta ».34

A tali articolazioni rinnoviamo il nostro apprezzamento e incoraggiamento, in sintonia con le direttive impartite dal ricco magistero del Santo Padre Giovanni Paolo II, da noi vescovi profondamente condiviso.

Guardando al variegato panorama offerto dall'opera e dalla testimonianza dei fedeli cristiani laici della Chiesa in Italia e rapportandoci alla ricordata dottrina del Concilio Vaticano II che descrive la diocesi e, in essa, la parrocchia come « famiglia ecclesiale » di tutti i battezzati,35 la nostra attenzione ritorna a quel carisma associativo che caratterizza il servizio laicale dell'Azione Cattolica, a cui il Concilio stesso rivolge la sua premura e che « raccomanda vivamente »;36 ritenendolo necessario «per l'impiantazione della Chiesa e lo sviluppo della comunità cristiana », così da dover essere promosso e coltivato da tutti.37

« Il legame diretto e organico dell'Azione Cattolica con la diocesi e con il suo vescovo, [ … ] il sentirsi "dedicati" alla propria Chiesa e alla globalità della sua missione; il far propri il cammino, le scelte pastorali, la spiritualità della Chiesa diocesana, tutto questo fa dell'Azione Cattolica non un'aggregazione ecclesiale fra le altre, ma un dono di Dio e una risorsa per l'incremento della comunione ecclesiale ».38

Per questo, ha affermato Giovanni Paolo II, « la Chiesa non può fare a meno dell'Azione Cattolica ».39

L'esperienza aggregativa dei laici ha da sempre però i caratteri della ricchezza e della varietà.

Nel passato ha prodotto tante forme significative di itinerari formativi e di presenze nella società, che continuano a dare frutti e che non vanno dispersi.

Oggi la Chiesa si arricchisce anche di nuove realtà, che contribuiscono a « una nuova stagione »40 della sua vita.

Essa è il frutto maturo della libertà riconosciuta ai fedeli laici nel contesto dell'ecclesiologia di comunione e rappresenta nello stesso tempo la risposta alla varietà di carismi che lo Spirito suscita per rispondere alle istanze emergenti dalle situazioni storiche in continuo divenire.

Grazie a tali carismi l'intera comunità trova forme nuove con cui sostenere, in particolare, il proprio compito di evangelizzazione.

Molteplicità e varietà delle aggregazioni, per non dare luogo a dispersione o contrapposizione, esigono complementarietà41 e convergenza nel « partecipare responsabilmente alla missione della Chiesa di portare il Vangelo di Cristo come fonte di speranza per l'uomo e di rinnovamento per la società ».42

Le aggregazioni attuano ciò concretamente con l'impegno « a convergere nelle scelte pastorali della Chiesa in Italia e della propria Chiesa particolare, al cui piano pastorale offrono il contributo della loro esperienza con la peculiarità del proprio stile comunitario ».43

Esprimiamo, perciò, il nostro incoraggiamento alla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali per il cammino intrapreso al fine di rendere più organico e più coordinato il lavoro apostolico, formativo, missionario delle aggregazioni stesse.

Il nostro sguardo si allarga poi, dai laici consociati, a tutti quei laici e laiche che - nella semplicità della loro esistenza, nella silenziosa comunione con la Chiesa, nella coerenza fra vita e fede, nell'onestà della condotta, nelle responsabilità dei propri compiti domestici, professionali, sociali - costituiscono la gran parte dei fedeli delle nostre diocesi e « operano santamente, consacrando a Dio il mondo stesso ».44

Sono essi il « tessuto basilare » delle comunità della Chiesa; tra loro è diffusa in molte forme la « semplicità e purezza nei riguardi di Cristo » ( 2 Cor 11,3 ).

Anche a questa moltitudine di laici si indirizza questo nostro messaggio, che certifica la grande attenzione e ammirazione dei pastori della Chiesa per la loro testimonianza concreta e discreta, il loro quotidiano servizio alla Chiesa, la loro comunione con i fratelli di fede e di umanità vissuta nella spontaneità delle occasioni.

Anche a loro chiediamo di « restare sul campo », nel mondo che cambia e nella Chiesa, ben sapendo che « moltissimi uomini non possono ne ascoltare il Vangelo ne conoscere Cristo se non per mezzo di laici, che siano loro vicini ».45

Ricordando come Gesù, nell'intimità del dialogo e nello spezzare il pane eucaristico, svelò il suo volto ai due discepoli di Emmaus, indicando l'Eucaristia come sorgente e paradigma della costitutiva unità di fede e di amore della Chiesa, sproniamo tutti i fedeli laici a trovare in quel Mistero la ragione e la forma di una profonda comunione da realizzare quotidianamente e testimoniare al mondo: un'autentica regola di vita; una loro precisa identità; una sola supplica, un solo Spirito, una sola speranza nella carità, nella gioia pura e santa.

Tutti riuniti in un solo tempio di Dio, attorno a un solo altare, nell'unico Gesù Cristo.46

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20 Lumen Gentium 17
21 Lumen Gentium 10;
Lumen Gentium 34
22 Seconda Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, Ultimis temporibus, documento sul sacerdozio ministeriale, 30 novembre 1971,1, 4:A4S 63 ( 1971 ) 905
23 Lumen Gentium 26
24 Seconda Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, Ultìmis temporibus. I, 4: AAS 63 ( 1971 ) 906-907
25 Conferenza Episcopale Italiana, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 3: « Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana » 2004,136
26 Giovanni Paolo II, Lettera a tutti i vescovi della Chiesa per il Giovedì Santo, 8 aprile 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II ( 1979 ) 835
27 Giovanni Paolo II, Familiaris consortio 16
28 Rito del matrimonio, n. 53
29 Conferenza Episcopale Italiana, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 12, Roma 1993, 31
30 Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 34
31 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 62: « Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana » 2004,172
32 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 54: « Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana » 2004,165
33 Apostolicam Actuositatem 10
34 Orientalium ecclesiarum 1
35 Apostolicam Actuositatem 10
36 Apostolicam Actuositatem 20
37 Ad Gentes 15
38 Conferenza Episcopale Italiana, Lettera del Consiglio Episcopale Permanente alla Presidenza nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, n. 4: « Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana » 2002, 44
39 Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla XI Assemblea nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, n. 3: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXV 1 ( 2002 ) 628
40 Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 29
41 Commissione Episcopale per il laicato, Le aggregazioni laicali nella Chiesa, n. 44: « Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana» 1993,114-115
42 Giovanni Paolo II, Christifideles Laici 29
43 Commissione Episcopale per il laicato, Le aggregazioni laicali nella Chiesa, n. 34: «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana » 1993,109
44 Lumen Gentium 34
45 Ad Gentes 21
46 Sant'Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Magnesia, n. 7