Eucaristia, comunione e comunità |
La comunità descritta nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli è rivelazioze e modello per la Chiesa di tutti i tempi.
Tornare ad essa è un tornare alle fonti per rinnovarsi costantemente.
Un celebre sommario così la descrive: « Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » ( At 2,42 ).
Accoglieilza della Parola, frazione del pane, in un clima di preghiera, con la presenza dell'apostolo, sono il fondamento della comunità: di li sgorga l'unione fraterna dei cuori.
La fedeltà a questo cammino di fede, che segna l'esistenza della Chiesa, si manifesta con evidenza e si attua nella celebrazione eucaristica.
Essa diviene così fonte e culmine della vita della Chiesa e sorgente perenne da cui si alimenta la comunione.
« Questa opera di costruzione spirituale - scrive San Fulgenzio di Ruspe - mai diventa oggetto più appropriato di preghiera come quando il corpo stesso di Cristo, che è la Chiesa, offre il corpo e il sangue di Cristo nel sacramento del pane e del calice … Dio, infatti, mentre custodisce per mezzo dello Spirito Santo il suo amore diffuso nella Chiesa, fa della medesima un sacrificio a lui gradito ».21
22. Tutto questo ha la sua origine nell'azione dello Spirito Santo.
Gli Atti, chiamati « il Vangelo dello Spirito », ci mostrano la sua azione potente e feconda che guida e anima l'esistenza e la missione della comunità: « La Chiesa cresceva e camminava nel timore del Signore colma del conforto dello Spirito ( At 9,31 ).
Lo Spirito, che opera la mirabile trasformazione eucaristica, è lo stesso che fa deila Chiesa « un cuor solo e un'anima sola ».
Con verità i Padri della Chiesa affermano che il corpo di Cristo mangiato nell'Eucaristia è ricco del dono dello Spirito e ricevendolo « si beve il fuoco dello Spirito ».22
Pio XII nella lettera enciclica « Mystici corporis » così si esprime: « Il sacramento dell'Eucaristia, vivida e stupenda immagine dell'unità della Chiesa in quanto il pane da consacrarsi deriva da molti grani che formano una cosa unica ( cfr. Didaché 9,4 ) ci da lo stesso autore della grazia santificarite, affinché da lui attingiamo quello spirito di carità con cui viviamo non già la nostra vita ma la vita di Cristo, e in tutte le membra del suo corpo sociale amiamo lo stesso Redentore ».23
L'assiduità eucaristica costruisce dunque la comunità di cui parlano i profeti, segnata dall'abbondanza dello Spirito Santo: « Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.
Vi aspergerò con acqua pura … vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo…
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti … voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. ( Ez 36,24 ss.; cfr. Ger 31,31ss )
Se si pensa che l'Eucaristia è presenza della Pasqua, la cosa ci apparirà più chiara.
Lo Spirito è l'ultimo dono di Gesù morente e il primo dono del Risorto.
Nell'Eucaristia domina l'azione dello Spirito Santo: « Sempre tutto ciò che lo Spirito tocca è trasformato ».25
Perciò il culto che ne sgorga è « spirituale », cioè di persone « che camminano secondo lo Spirito ( Rm 8,4 ).
« Spirituale » è infatti il sacrificio del Salvatore a cui ci associamo.
Questo non significa che il sacrificio non abbia straziato le sue carni, ma indica l'obbedienza e l'amore che sono la pienezza del sacrificio e di cui il sangue sparso è la suprema espressione.
Ne è pervasa tutta la sua vita, dal « sì » che dice « entrando nel mondo » ( Cfr. Eb 10,5-10 ) fino al momento in cui, chinato il capo, grida: « Tutto è compiuto » ( Gv 19,30 ).
Quell'atto di amore lo rende presente nell'assemblea dei fedeli, perché vi si associno.
In tal modo la Chiesa, « essendo Cristo il capo del suo corpo, impara ad offrire se stessa con lui ».27
Includendo nell'offerta « se stessi, le proprie fatiche e tutte le cose create »,28 l'esistenza intera nella sua concretezza diventa un atto di culto, nell'esercizio del sacerdozio battesimale.
Di questa offerta spirituale ognuno è il sacerdote insostituibile.29
Poiché si offre solo chi ama, il culto spirituale è essenzialmente la vita di carità, plasmata dal mistero eucaristico: « Camminate nella carità nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore ( Ef 5,2 ).
La comunità di Gerusalemme, guidata dallo Spirito, ha realizzato esemplarmente questo culto.
L'assiduità eucaristica è la fonte da cui lo ha attinto.
Lo stile di vita ne è stato come il riflesso esteriore: risaltano soprattutto lo stare insieme e il condividere, lo spezzare il pane col cuore in festa, la gioia prorompente, la vita personale e comunitaria segnata dalla semplicità.
Tutto ci riconduce a quella comunione che ne è la sintesi, espressa in decisioni radicali come la condivisione dei beni.
Per questo la comunità degli Atti degli Apostoli ha esercitato sempre un fascino e una attrazione irresistibile.
Ed ha conosciuto non solo una forte coesione al suo interno - « un cuor solo ed un'anima sola » ( At 4,32 ) - ma anche una meravigliosa espansione missionaria.
In essa davvero la Parola ha compiuto la sua corsa. ( Cfr. 2 Ts 3,1; cfr. At 1,8; At 13,47 )
Quella fecondità apostolica ha le sue radici nel « pane spezzato » e per mezzo del pane consumato si innesta nella potenza salvifica del mistero di Cristo.
E su questi pilastri che si fonda la comunione ecclesiale: « La potenza della santa umanità del Cristo rende concorporali coloro nei quali si trova.
Allo stesso modo, credo, l'unico e indivisibile Spirito di Dio che abita in tutti, conduce tutti all'unità spirituale ».31
Lo stesso evangelista che descrive la vita della comunità di Gerusalemme, mentre riferisce la lista degli undici Apostoli che presto sarà completata, si preoccupa di darci questa annotazione: « Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui »
( At 1,14 ).
All'inizio della vita della Chiesa, come già all'inizio della vita pubblica di Gesù, ( Cfr. Gv 2,1-11 ) accanto al ministero degli Apostoli emerge la presenza di Maria.
Apostolicità dei Dodici e maternità di Maria si coordinano nell'unità della Chiesa.
E questa la prospettiva alla quale ci ha educato il Concilio Vaticano II33 e sulla quale vogliamo fermare la nostra riflessione.
La madre di Gesù entra così discretamente ma in modo determinante nella vita della Chiesa ed in questo ambito esercita in pienezza la sua divina maternità.
Maria è colei che accoglie la parola di Dio e la custodisce nel cuore ( Cfr.
Lc 2,19.51 ) e così essa - secondo la felice espressione di
Sant'Agostino - « ha concepito con la mente prima che con il ventre » il Verbo di Dio.
( cfr. Lc 1,35 )35
Discepola del figlio suo, lo segue fino al Calvario e ai piedi della croce si offre insieme con lui.
( Cfr. Gv 19,25-27 )
Maria è colei che persevera nell'attesa dello Spirito Santo e lo accoglie con piena docilità. ( Cfr.
At 1,12-14;
At 2,1-4 )
Contemplata nei momenti principali della sua vita, Maria si presenta a noi « quale modello dell'atteggiamento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri ».38
Come Vergine in ascolto e Vergine in preghiera, come Vergine orante e Vergine offerente, « Maria è riconosciuta eccellentissimo modello della Chiesa nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo, cioè di quella disposizione interiore con cui la Chiesa, sposa amatissima, strettamente associata al suo Signore, lo invoca e, per mezzo di lui, rende il culto allo eterno Padre ».39
Per questo la Chiesa, mettendo in atto la sua arte pedagogica, nel contesto della « preghiera eucaristica » ci sollecita a far memoria anzitutto della Beata Vergine Maria per entrare sempre più intimamente nella comunione con la comunità dei credenti e, ultimamente, con il Signore morto e risorto: « In comunione con tutta la Chiesa, ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre Vergine Maria, madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo … ».40
Indice |
21 | Fulgenzio, Libri a Mònimo, 11, 11-12 |
22 | Efrem, Opera, IV, 173 |
23 | Mystici Corporis |
25 | Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche, V, 16 |
27 | Agostino De, civitate Dei, 10,20 |
28 | Presbyterorum Ordinis, n. 5 |
29 | Cfr. Lumen gentium, n. 10 |
31 | Cirillo di Alessandria, Commento sul Vangelo di Giovanni, XI,11 |
33 | Cfr. Lumen gentium, cap. VIII |
35 | Agostino Sermone 215, 4 |
38 | Paolo VI, Marialis cultus, n. 16 |
39 | Ibid., nn. 16-23 |
40 | Preghiera Eucaristica I |