Evangelizzare il sociale |
5. - "La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario''.1
Il Santo Padre Giovanni Paolo II esorta ripetutamente l'intera comunità ecclesiale a impegnarsi per una vasta e profonda opera di nuova evangelizzazione.
Anche la Chiesa che è in Italia si muove in questa linea.
Da tempo ha scelto l'evangelizzazione, in quanto esigenza fondamentale e imprescindibile della propria vocazione e missione,2 come obiettivo centrale del suo impegno pastorale.
Gli orientamenti e le direttive contenuti in questo documento esplicitano le feconde e impegnative implicazioni che tale scelta comporta per la pastorale sociale.
6. - Di questa scelta di fondo coglieremo la dimensione che riguarda in modo specifico l'evangelizzazione in campo sociale, per delineare le prospettive secondo cui oggi deve essere pensata e attuata la pastorale del lavoro, dell'economia e della politica.
"L'annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un'affermazione centrale: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è 'Via, Verità, Vita"'.3
Questo messaggio centrale del Vangelo, comunicato in ogni forma di annuncio, viene considerato nella pastorale sociale in rapporto agli ambiti del lavoro, dell'economia e della politica.
La pastorale sociale, che si pone all'interno del più ampio contesto della missione della Chiesa come una sua importante dimensione, si propone di evangelizzare il sociale ponendo in rapporto con il Vangelo di Gesù la vita e l'attività umana nel lavoro, nell'economia e nella politica, e ricavando dal Vangelo stesso i loro significati più profondi.
7. - Quando si tratta di pastorale sociale, non ci si muove in un ambito di semplice azione e organizzazione di iniziative, ma ci si trova impegnati, innanzitutto, nella riflessione sui contenuti e sulle modalità con cui la Chiesa deve esprimere il suo essere e compiere la sua missione nella forma più adeguata ed efficace dentro la storia e il territorio in cui vive.
La pastorale sociale non è un semplice settore della pastorale della comunità cristiana, ma l'espressione viva e concreta di una comunità pienamente coinvolta dentro le situazioni, i problemi, la cultura, le povertà e le attese di un territorio e di una storia.
Per questo l'azione pastorale ha la sua ricaduta sulla società e nella cultura.
La tendenza sempre in via di espansione a neutralizzare nell'ambito sociale le esigenze della religione, della verità e dell'etica, considerate irrilevanti anche per la stessa vita personale, costituisce uno dei problemi cruciali per la coscienza cristiana.
È una tendenza gravida di innumerevoli conseguenze negative sia per i singoli che per la società.
Il distacco dai valori, che danno significato all'esistenza e slancio e volontà per costruire il futuro, è la più grave minaccia insita nelle società occidentali avanzate e incide profondamente negli ambiti determinanti e decisivi per l'esperienza delle persone, quali sono il lavoro, l'economia e la politica.
Rivolgendosi in occasione del Convegno ecclesiale a Loreto, Giovanni Paolo II ricordava che la Chiesa è chiamata ad operare "anche e particolarmente in una società pluralistica e parzialmente scristianizzata ... con umile coraggio e piena fiducia nel Signore, affinchè la fede cristiana abbia, o recuperi, un ruolo-guida e un'efficacia trainante, nel cammino verso il futuro".4
9. - Come attuare la nuova evangelizzazione del sociale nell'attuale situazione storica?
Occorre impegnarsi a superare la frattura tra Vangelo e cultura, attraverso "un'opera di inculturazione della fede che raggiunga e trasformi, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, le linee di pensiero e i modelli di vita, in modo che il cristianesimo continui ad offrire anche all'uomo della società industriale avanzata il senso e l'orientamento dell'esistenza".5
La società italiana, che pure ha scoperto e riconosce in modo altamente positivo il valore e i diritti della persona umana, non di rado opera scelte che si rivelano in contrasto con i veri interessi dell'uomo e con la civiltà cristiana che ha segnato, arricchendola, la sua storia.6
"All'uomo non basta essere amato, nè amare.
Ha bisogno di sapere e di capire: l'uomo ha bisogno di verità".7
Pare però che l'uomo d'oggi non senta così acuto il bisogno di sapere e di capire, perchè la sua fame e la sua sete hanno spesso un altro pane e un'altra acqua che non sono il pane e l'acqua della verità.
Ne sono segni, tra gli altri, i fenomeni culturali diffusi e pervasivi del pluralismo esasperato, del relativismo pratico e teorico, del secolarismo.
10. - Dal pluralismo sono profondamente segnate la nostra società e la nostra cultura, con le loro idee, opinioni e credenze.
In questo clima, l'atteggiamento pratico e teorico che più diffusamente viene assunto è il relativismo, che conduce al dubbio o al rifiuto della verità oggettiva e universale.
Negando alle diverse visioni e proposte di vita la pretesa di essere vincolanti, soprattutto in termini di assolutezza e di universalità, giunge inevitabilmente all'indifferenza verso la questione centrale della verità e diventa incapace di dare alla vita un senso e un orientamento, ai quali possa ispirarsi un codice morale.
I fenomeni culturali ora rilevati sono intimamente connessi con il secolarismo, specialmente nella sua forma di negazione teorica o pratica, oppure insieme teorica e pratica, di Dio come verità e bene assoluti, fonte e misura di ogni altra verità e di ogni altro bene.
Il contesto sociale e culturale italiano, sempre piùu caratterizzato da questi fenomeni, spiega le gravi difficoltà che l'opera evangelizzatrice della Chiesa incontra, ma si configura anche come un appello più pressante per dare risposta all'esigenza insopprimibile e decisiva per l'uomo, per il senso e il destino del suo vivere: l'esigenza della verità, della verità piena.
E questa si ritrova nella verità cristiana, che, come leggiamo nel documento Evangelizzazione e testimonianza della carità, "non è teoria astratta.
È anzitutto la persona vivente del Signore Gesu ( cf Gv 14,6 ), che vive risorto in mezzo ai suoi ( cf Mt 18,20; Lc 24,13-35 ).
Può quindi essere accolta, compresa e comunicata solo all'interno di un'esperienza umana integrale, personale e comunitaria, concreta e pratica, nella quale la consapevolezza della verità trovi riscontro nell'autenticità della vita".8
"La tentazione oggi - scrive Giovanni Paolo II - è di ridurre il cristianesimo a una sapienza meramente umana, quasi scienza del buon vivere.
In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una 'graduale secolarizzazione della salvezza', per cui ci si batte, sì, per l'uomo, ma per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale.
Noi, invece, sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale, che investe tutto l'uomo e tutti gli uomini, aprendoli ai mirabili orizzonti della filiazione divina".9
- La salvezza, che viene testimoniata e annunciata dalla Chiesa, è l'autocomunicazione di Dio.
Si tratta, dunque, di una salvezza divina, trascendente, assolutamente gratuita e imprevedibile, nella quale Dio si rivela e si comunica come Amore, Creatore e Padre degli uomini, creati a sua immagine e fin dal 'principio' scelti nel Figlio per la grazia e per la gloria.10
- La salvezza, che per iniziativa del Padre ci viene offerta in Gesù ed effusa dallo Spirito Santo, è salvezza di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.
È personale e comunitaria, corporea e spirituale, presente e futura.
- La salvezza cristiana è essenzialmente dono divino: non esiste possibilità di autosalvezza per l'uomo e per l'umanità.
La dimensione fondamentale dell'uomo, quella per cui è aperto e capace di salvezza, è il riconoscimento dell'assoluto primato di Dio: questo riconoscimento non comporta nè una svalutazione delle capacità umane nè una contrapposizione fra Dio e l'uomo, ma testimonia un rapporto di amore tra creatura e Creatore, tra figlio e Padre.
12. - La salvezza, dono di Dio, può realizzarsi di fatto solo con la libera risposta dell'uomo, ossia con l'accettazione dell'uomo che decide di fondare la propria vita su Dio e sceglie di abbandonarsi a Lui, ponendo totalmente in Dio e nella sua promessa la propria fiducia e amorosa dedizione.
L'accoglienza della salvezza ci rende partecipi della vita stessa di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci abilita e spinge a donarci, come Cristo si è donato, agli uomini che consideriamo fratelli e amiamo come noi stessi ( cf Mt 22,39 ) e come Lui li ha amati ( cf Gv 13,34 ).
L'amore cristiano comprende la giustizia come sua parte essenziale e irrinunciabile: non si può amare l'altro, accettarlo incondizionatamente e metterlo sul nostro stesso piano, se non si è pienamente disposti a dare all'altro ciò che gli spetta per la sua dignità di persona, di soggetto di diritti e doveri.
L'amore cristiano non supplisce la giustizia e non si sviluppa al di là di essa: è "... più 'grande' di essa: è più grande nel senso che è primario e fondamentale.
L'amore, per così dire, condiziona la giustizia e, in definitiva, la giustizia serve la carità".11
13. - L'accettazione o il rifiuto della salvezza è un atto insieme personale e comunitario: comporta una responsabilità individuale, che non può essere delegata ad altri, e una solidarietà universale, che coinvolge e vincola tutti.
Nella sua concretezza storica, "la Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano":12 in questo senso fondamentale la Chiesa è "cattolica".
La ferita del peccato originale, che colpisce ogni uomo, ed è all'origine di ogni altro peccato, spiega la situazione di solidarietà negativa che lega fra loro gli uomini nel male.
In tal senso, come afferma l'enciclica Centesimus annus, la dottrina del peccato originale "non solo è parte integrante della rivelazione cristiana, ma ha anche un grande valore ermeneutico, in quanto aiuta a comprendere la realtà umana".13
14. - La salvezza si compie attraverso la croce di Cristo, la sua sofferenza e morte.
La parola centrale del Vangelo sulla forma secondo cui la salvezza si realizza in noi, fino al ritorno glorioso di Cristo, è la parola della croce.
La realtà della croce pone un limite radicale e insuperabile a ogni pretesa di successo terreno, non solo del singolo credente, ma della Chiesa tutta.
La salvezza è già presente nella morte e risurrezione di Gesù e nella sua permanenza 'sacramentale' nella storia mediante la Chiesa, suo Corpo.
Si tratta di una presenza che è discernibile solo mediante la fede ( cf 1 Cor 1,17; 1 Cor 2,13-14 ).
La salvezza pienamente compiuta e manifesta, ossia la 'trasfigurazione del mondo' con l'instaurazione dei cieli nuovi e della terra nuova ( cf 2 Pt 3,13; Ap 21,1 ), si avrà solo alla fine della storia: "mentre dura il tempo, la lotta tra il bene e il male continua fin nel cuo re dell'uomo"14 e la realizzazione della nostra speranza resta racchiusa nei "segreti di Dio" ( 1 Cor 2,11 ).
La dottrina sociale della Chiesa traccia i sentieri che ogni movimento di liberazione e promozione dell'uomo deve percorrere per assicurare un autentico sviluppo umano, ossia uno sviluppo di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.
Essa definisce anche la competenza propria della Chiesa di fronte ai problemi sociali e politici:15 ciò su cui la Chiesa "ha una parola da dire" riguarda la natura, le finalità, le esigenze, le condizioni dell'autentico sviluppo e gli ostacoli che vi si oppongono.16
Con la proposta dei valori sui quali si fonda la visione cristiana dell'uomo e della società, l'evangelizzazione del sociale offre un singolare e straordinario impulso allo sviluppo umano.
Richiamiamo brevemente i fondamentali valori antropologici.
16. - L'uomo ha un valore trascendente
Egli è persona, può conoscere la verità, può amare liberamente il bene, possiede una dignità incommensurabile che gli deriva dall'essere creato ad immagine e somiglianza di Dio e chiamato a divenire figlio di Dio.
Ogni uomo è chiamato a vivere anzitutto il suo fondamentale rapporto con Dio.
L'essere stesso dell'uomo è strutturato per questo rapporto, quali che siano le sue vicissitudini storiche e l'uso della sua libertà.
Che cosa diventa l'uomo senza l'apertura verso l'Assoluto e senza il rapporto con Dio è inscritto, come afferma Giovanni Paolo II, "nella storia dell'umanità col sangue versato in nome di ideologie e da regimi politici, che hanno voluto costruire un' 'umanità nuova' senza Dio".17
I concetti di "persona" e di "libertà" costituiscono un patrimonio essenziale della nostra tradizione cristiana e della nostra cultura: sono da mantenere a ogni prezzo e da attualizzare incessantemente, a livello teorico e pratico, perchè offrono un grande contributo di civiltà.
17. - La negazione di Dio ha dato luogo a diverse forme di soggettivismo:
quello ripiegato sulla pretesa autosufficienza del valore-uomo,
quello agnostico, relativista, scettico, fatalista, nichilista e, spesso, disperato di fronte ai limiti insuperabili dell'uomo, primo fra tutti il limite della morte.
La concezione cristiana dell'uomo e del suo destino, fondando il valore trascendente della persona e della sua libertà su Dio e presentando Gesù Cristo come Figlio di Dio incarnato e redentore dell'uomo dal peccato e dalla morte, offre sui problemi umani sociali una luce singolare e costituisce una forza traente formidabile non solo per i credenti ma anche per la nostra attuale civiltà.
Attraverso la loro fedeltà al messaggio cristiano, vissuta concretamente anche a livello di elaborazione culturale, i cristiani possono far progredire enormemente la 'storia della libertà' che caratterizza l'epoca moderna e stimolare il superamento delle contraddizioni che più pesantemente la minacciano.
18. - L'autentico sviluppo dell'uomo comporta nella visione cristiana la libertà personale e la solidarietà sociale.
Sono due dimensioni che si intrecciano, si connotano e si condizionano a vicenda: da un lato, la solidarietà veramente umana si realizza solo nella libertà e nel rispetto della persona; dall'altro lato, la libertà veramente umana consiste nella rinuncia a se stessi per accogliere gli altri e per donarsi agli altri e servirli.
Sul piano dei fatti e delle situazioni concrete la libertà e la solidarietà sono in permanente tensione.
All'interno della storia una loro sintesi pienamente armonica non è mai stata realizzata nelle varie forme di comunità umane e, soprattutto, negli ambiti dell'economia e della politica.
19. - Di fronte alla trascendenza della fede cristiana e ai valori che essa propone per l'autentico sviluppo umano, tutte le realizzazioni economiche, sociali, politiche e culturali manifestano la loro radicale relatività.
Si tratta di una relatività "escatologica", nel senso che l'uomo e il suo mondo vanno incontro alla fine.
Si tratta soprattutto, in ultima analisi, di una relatività "teologica", per la incommensurabilità che esiste tra ciò che è umano e ciò che è divino.
È da accogliere e da meditare nelle attività lavorative, economiche, politiche e sociali in genere, come in tutti gli ambiti personali e privati della vita, il sapiente invito di san Paolo: "quelli che usano del mondo agiscano come se non ne usassero, perchè passa la figura di questo mondo" ( 1 Cor 7,31 ).
È un invito che fa eco alle parole di Gesù: "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù" ( Mt 6,33 ).
20. - Il rifiuto cristiano del totalitarismo, che ha una valenza politica, sociale e culturale, trova in questo insegnamento la sua motivazione ultima.
Il pluralismo, a sua volta, non solo politico ma anche sociale e culturale, non è, nella visione cristiana, un'apertura neutra e indifferente ai valori.
È, piuttosto, una situazione di libertà sociale e politica nella quale una concezione veramente laica dello Stato rispetta tutti i cittadini e tutti i gruppi con le loro ideologie, e nella quale i cristiani hanno il dovere di affermare i loro valori, orientando, per quanto è loro possibile, la convivenza umana nella direzione indicata dal Regno di Dio.
La Chiesa, da parte sua, sulla base della parola di Gesu: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" ( Mt 22,21 ) afferma la propria autonomia e libertà originaria nei confronti di qualsiasi potere terreno.
Nello stesso tempo la Chiesa indica alla politica i suoi limiti, rendendole un importante servizio, perchè la libera dalla tentazione di assolutizzarsi.
In questo senso la rivendicazione ecclesiale della libertà religiosa ha svolto un ruolo storico positivo per l'affermazione della libertà anche sul piano sociale.
21. - Un aspetto strettamente legato al precedente è il limite che il carattere escatologico della fede cristiana impone a ogni ideologia del progresso, concepita in termini rivoluzionari oppure 'evolutivi'.
Dopo Gesu Cristo non c'è posto all'interno della storia per un vero salto qualitativo nella condizione umana.
In questo senso non si possono accettare i miti moderni di una palingenesi che si attua attraverso la trasformazione sociale o il progresso scientifico-tecnologico.
Il Regno è "già" presente in Gesu, mentre il "non ancora" del Regno è umanamente insuperabile, perchè il peccato con le sue conseguenze è sempre operante nella storia, come ci ricorda con particolare efficacia la parabola della zizzania ( cf Mt 13,24-30 ).
La fede e la fiducia nella forza rinnovatrice e trasformatrite del Cristiaiiesimo, e quindi nella sua capacità di porsi come punta di riferimento, devono sostenere l'opera di evangelizzazione in campo sociale.
È da vincere la paura dell'impotenza di fronte ai fenomeni negativi e disumanizzanti.
Ci si deve sottrarre all'insidia dell'estraneazione.
Soprattutto non si deve accettare o, peggio, legittimare la situazione esistente.
a) In Gesù Cristo, "il Figlio del Dio vivente" ( Mt 16,16 ) fattosi uomo per noi e per la nostra salvezza, è offerta al mondo una visione globale e una piena comprensione dell'uomo e del suo destino, della società e dei suoi problemi.
Così l'antropologia contenuta nel Vangelo assicura al mondo del lavoro, dell'economia e della politica un'originale connotazione cristiana che svela e porta a compimento i valori umani e che è capace di ispirare e guidare l'impegno dei credenti che operano nei molteplici ambiti della vita personale, familiare e sociale.18
b) La Chiesa, in quanto tale, nell'unità e varietà delle sue mernbra e delle sue strutture, ha un contributo specifico da dare alla costruzione della "comunità degli uomini", attraverso la sua missione di promotrice di unità e ministra di riconciliazione,19 in particolare rendendo anche socialmente influenti i contenuti umani ed evangelici di verità e di eticità che danno senso all'esistenza.
Come diceva Paolo VI, "è compito dei raggruppamenti culturali e religiosi, nella libertà d'adesione che essi presuppongono, di sviluppare nel corpo sociale, in maniera disinteressata e per le vie loro proprie, queste convinzioni ultime sulla natura, l'origine e il fine dell'uomo e della società".20
Anche la Chiesa in Italia intende offrire il suo specifico contributo sociale portando la fede e la carità ad efficacia di vita.
c) La Chiesa, in quanto luogo "in cui l'amore di Dio per gli uomini può essere in qualche modo sperimentato e quasi toccato con mano"21 e in cui la verità e i valori morali vengono non solo annunciati ma anche vissuti e socializzati, contribuisce a rendere la politica, l'economia e il lavoro più rispondenti alla dignità dell'uomo, ponendoli davanti alla questione fondamentale del senso e del destino della vita umana.
La prospettiva verso cui muoversi è, pertanto, quella di sviluppare la forza propositiva e critica della visione cristiana dell'uomo, e dell'uomo sociale, valorizzando e potenziando le esperienze sociali ad essa ispirate, affinchè diventino testimonianze capaci di aiutare dall'interno la società italiana a liberarsi dai molti condizionamenti e fraintendimenti che ne ostacolano o frenano il cammino verso un futuro più autenticamente umano.22
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