La formazione dei Presbiteri nella Chiesa Italiana |
« Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi » ( 1 Pt 3,15 )
« Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi » ( 1 Pt 3,15 )
L'esortazione di Pietro costituisce un appello ai credenti affinché si sforzino di corrispondere con tutta la loro vita all'esigenza di testimonianza che proviene dall'incontro con il Risorto.
Il verbo 'rispondere', infatti, condensa in sé i diversi mezzi possibili per rendere conto "con dolcezza e rispetto" ( 1 Pt 3,16 ) delle ragioni che appartengono alla struttura della fede e che alimentano la speranza del discepolo.
« Se già ogni cristiano ( … ) deve essere pronto a difendere la fede e a rendere ragione della speranza che vive in noi ( cfr 1 Pt 3,15 ), molto di più i candidati al sacerdozio e i presbiteri devono avere diligente cura del valore della formazione intellettuale nell'educazione e nell'attività pastorale, dal momento che per la salvezza dei fratelli e delle sorelle devono cercare una più profonda conoscenza dei misteri divini »270.
Un'organica proposta di conoscenza e approfondimento intellettuale della fede è parte integrante dell'itinerario formativo.
Come ogni acquisizione di conoscenze, essa scaturisce da un rapporto vivo tra maestro e discepolo.
La trasmissione del sapere, infatti, non è un semplice travaso di nozioni, ma avviene all'interno di una relazione educativa, nella quale una persona esperta suscita l'interesse e cura la formazione del soggetto che deve apprendere.
L'elemento oggettivo del contenuto è sempre intrecciato con l'elemento soggettivo della relazione tra docente e alunno.
Questo vale in generale per la trasmissione di ogni sapere, ma si applica ancor più al sapere teologico.
La teologia, come "scienza della fede", non si lascia infatti separare dall'adesione credente al Vangelo nella Chiesa.271
Possono esistere momenti di ricerca scientifica che non esigono la fede e che, ciononostante, sono preparatori alla teologia ( indagini filologiche, storiche, filosofiche ); ma il vero e proprio 'fare teologia', interrogando i dati rivelati sulla base delle problematiche degli uomini, implica quell'intuitus fidei che solo chi aderisce vitalmente al Vangelo possiede.
Un docente di teologia è essenzialmente un cristiano che indaga in maniera metodica, con la ragione illuminata dalla fede, la rivelazione divina e ne trae criteri e contenuti per rispondere alle istanze dei suoi contemporanei.272
Un docente di teologia è dunque per definizione un cristiano appassionato della Parola di Dio, dedito allo studio e alla comunicazione della fede.
Senza coinvolgimento personale, la docenza teologica si ridurrebbe a fredda ripetizione di nozioni o ad accademica trasmissione di dati; senza lo studio e la ricerca personale, si esaurirebbe in una generica perorazione.
Coniugare capacità di studio e pratica della fede, ricerca scientifica e vita ecclesiale, rappresenta la condizione fondamentale e imprescindibile di una feconda docenza teologica.
Per questa ragione, l'insegnamento diverrà tanto più incisivo e fruttuoso quanto più il docente sarà testimone di fede, di spiritualità e di dedizione nella carità.273
Sotto il profilo dell'appartenenza ecclesiale, il docente di teologia è chiamato a vivere e a esprimere la fede della Chiesa cui appartiene con l'adesione al magistero dei Pastori, aiutando la comunità cristiana non solo a prendere coscienza e a riflettere sull'esperienza di fede, ma anche a rielaborarla e a comunicarla utilizzando le categorie contemporanee.
D'altro canto, la comunità cristiana deve aiutare il docente di teologia a sviluppare una costante attenzione ai problemi pastorali, nel dialogo e nell'apprezzamento reciproco.
Le indicazioni qui contenute sono specificamente destinate agli studi teologici dei seminari italiani, a prescindere dal fatto che siano affiliati a una Facoltà teologica.
Tuttavia, la serietà della formazione intellettuale dei seminaristi è maggiormente garantita dal legame istituzionale con una Facoltà teologica.274
Tale connessione, infatti, giova a promuovere la ricerca scientifica dei docenti e una più qualificata formazione degli studenti, come pure a sviluppare l'interdisciplinarità.275
La struttura e il funzionamento dello studio teologico devono essere normati da un regolamento, approvato dal Vescovo o, nel caso di seminari interdiocesani o regionali, dai Vescovi interessati, nel quale devono essere precisate le norme riguardanti la direzione, i docenti, gli alunni, i programmi delle discipline per ogni anno, le ore di insegnamento per le singole discipline, gli esami e la biblioteca.
Per favorire la qualità della formazione teologica, è importante che nelle istituzioni deputate all'insegnamento della sacra dottrina vi sia un gruppo di docenti stabili.276
È auspicabile che siano previsti momenti di vita comune tra i docenti, con occasioni di incontro, dialogo e preghiera.
La testimonianza cristiana, infatti, per sua stessa natura, non si dà come atto isolato e solitario e non può prescindere da dinamiche comunitarie.
Insieme alla comunità dei docenti stabili altri docenti sono coinvolti in misura meno impegnativa.
Pur non dedicandosi a tempo pieno all'attività didattica, anch'essi dovranno coniugare ricerca scientifica e pratica ecclesiale della fede.
È bene che tra loro vi siano laici, uomini e donne, di provata competenza e fedeltà alla Chiesa.
Il collegio dei docenti è presieduto da un responsabile, detto prefetto degli studi o direttore dello studio teologico, nominato tra i docenti stabili, a norma del regolamento, dal Vescovo o dai Vescovi interessati.
A lui compete curare la preparazione dei programmi, il calendario delle lezioni, i criteri di valutazione del profitto degli alunni, l'unità dell'insegnamento, coordinando le singole discipline e quanto si riferisce alla didattica.277
Prima di accedere ai corsi teologici, gli alunni devono avere concluso i normali studi secondari, conseguendo possibilmente il diploma di Stato.278
Gli alunni che non provengono da scuole di indirizzo umanistico devono frequentare, durante l'anno propedeutico, corsi integrativi di introduzione alla lingua latina cristiana, alla lingua greca del Nuovo Testamento e di storia della filosofia.
Il primo biennio di formazione filosofico-teologica deve caratterizzarsi come fondamento e introduzione attraverso lo studio della filosofia e delle scienze umane, l'introduzione al mistero di Cristo, alla Sacra Scrittura, alla tradizione patristica e alla liturgia, e l'accostamento alla teologia fondamentale.
Il triennio successivo è finalizzato a dare sistematicità alla formazione teologica, approfondendo lo studio della Sacra Scrittura, della teologia dogmatica e morale, della liturgia, della teologia spirituale, della storia della Chiesa e del diritto canonico.
Tale obiettivo prioritario deve conciliarsi con l'esigenza di rendere significativa e comunicabile la fede nel mondo d'oggi: pertanto, si dovrà dare adeguato spazio alla teologia pastorale e a questioni filosofiche connesse con l'approfondimento della teologia.
Nel sesto anno si sviluppino temi più immediatamente pastorali, legati al ministero dei futuri presbiteri, con particolare attenzione alla catechetica, all'omiletica, alla musica sacra, alla direzione spirituale e alle comunicazioni sociali.
I corsi del sesto anno devono prevedere non meno di dodici ore di lezione settimanali, distribuite in almeno quattro giorni.
Qualora il piano degli studi preveda il conseguimento del baccellierato solo al termine del sessennio, i corsi più immediatamente pastorali dovranno essere distribuiti preferibilmente nell'arco degli ultimi anni.
È opportuno evitare la frammentazione delle discipline e degli insegnamenti, perché è dispersiva dal punto di vista didattico e rende difficile conseguire una visione sintetica del sapere teologico.
In ordine alle modalità di esame e di valutazione, ci si attenga alla prassi normalmente in uso nelle facoltà teologiche.
La struttura della rivelazione ne richiede l'approfondimento all'interno di una rete di relazioni dirette.
Per questo la Chiesa continua a favorire la trasmissione metodica delle discipline teologiche attraverso la mediazione di un docente, all'interno di lezioni de visu, esigendo la frequenza obbligatoria per l'ammissione agli esami.
Per rendere davvero efficace la docenza teologica è necessario che le lezioni si avvalgano anche di metodologie interattive, seminari e laboratori.
È perciò fondamentale curare l'aggiornamento dei docenti anche in ordine alla metodologia, per evitare che i contenuti siano recepiti in maniera inadeguata per carenze nel modo di trasmetterli.
I seminari siano attrezzati di una biblioteca aggiornata e dotata della necessaria strumentazione informatica, così da rispondere alle esigenze dei docenti e degli studenti.
Si abbia cura in particolare di facilitarne l'accesso e la consultazione, in modo da incrementare in tutti la passione per la ricerca e l'accostamento diretto dei testi.
Una delle sfide più evidenti nella formazione teologica dei seminaristi è la buona articolazione del rapporto tra studio teologico e formazione globale.279
Le due dimensioni non possono entrare in concorrenza e tanto meno elidersi a vicenda.
Appartiene infatti alla natura del ministero presbiterale la passione per l'approfondimento e la trasmissione della Parola di Dio.
L'accostamento sistematico alla teologia non può essere inteso come un'appendice della formazione del seminario, ma ne costituisce una componente imprescindibile: la disponibilità e l'attitudine allo studio teologico entrano pertanto nel novero dei segni indicatori della vocazione al presbiterato.
D'altra parte, la teologia trova il suo humus nella preghiera e nelle relazioni fraterne: il suo studio è parte integrante del più ampio intreccio formativo, del quale il seminario si prende cura nella sua globalità.
Al candidato al sacerdozio ministeriale, come al futuro presbitero, è chiesto un interesse vero per lo studio della Parola di Dio e della teologia, che si esprime concretamente nell'individuazione di tempi per lo studio personale, nell'attenzione a iniziative accademiche o culturali anche extrascolastiche e nella ricerca di un confronto dialogico con i docenti.
A loro volta le Facoltà teologiche, laddove formino anche candidati al ministero presbiterale, avranno cura di tener conto nella programmazione del calendario didattico delle attività di formazione proposte dai seminari, rispettandone il più possibile la scansione temporale.
Per favorire una buona osmosi tra istituzioni preposte alla formazione teologica e seminari e per superare eventuali problemi è indispensabile che vi siano occasioni di incontro tra i responsabili di entrambe le istituzioni.
È anche opportuno che, almeno una volta all'anno, i docenti e i formatori dei seminari si incontrino, possibilmente anche alla presenza dei Vescovi i cui seminaristi afferiscono alle istituzioni interessate, per affrontare le problematiche relative al rapporto tra formazione teologica e seminaristica.
Il rettore del seminario, nel rispetto delle competenze del prefetto degli studi e dei docenti disciplinate dal regolamento, in quanto responsabile ultimo della vita del seminario sovrintende anche alla formazione scolastica degli alunni.
A lui compete promuovere opportune iniziative per favorire l'inserimento dei docenti nella comunità educativa e nella vita del seminario e lo stretto rapporto fra l'attività didattica e le altre espressioni della formazione.
A tal fine, è conveniente che siano programmati incontri periodici fra il rettore e il collegio dei docenti.
Una volta assunto nel ministero, il presbitero non potrà accontentarsi di riandare a quanto studiato al tempo del seminario, ma dovrà essere in grado di leggere e interpretare la mutevole situazione culturale, per declinare i contenuti perenni della fede nei più diversi contesti pastorali.
È opportuno prevedere, almeno nel primo quinquennio di ministero, un programma di progressivo inserimento e di accompagnamento pastorale concordato tra il Vescovo e i responsabili della pastorale diocesana, gli educatori e i docenti.
In tale programma non dovrebbero mancare puntuali verifiche della preparazione teologica, in particolare in occasione del conferimento di uffici di responsabilità diretta all'interno della comunità ecclesiale.
Indice |
270 | Pastores dabo vobis, 51 |
271 | Cfr Congr. Fede, Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo Donum veritatis, 8 ( 24.V.1990 ) |
272 | Cfr Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Fides et ratio, 64-66 |
273 | Cfr Pastores dabo vobis, 67 |
274 | « È vivamente raccomandato che gli studi teologici sia delle diocesi sia degli istituti religiosi siano affiliati a una Facoltà di sacra teologia »: Sapientia christiana, 62,2 |
275 | Ibidem, 64 |
276 | Per l'affiliazione a una Facoltà teologica, i docenti devono essere almeno sette, con i titoli canonici necessari: cfr Congr. Educ. Cat. Normae servandae ad affiliationem theologicam exsequendam, II, 4 ( 1.VIII.1985 ) |
277 | Cfr FP, 105 |
278 | Cfr RF, 65 |
279 | Cfr Pastores dabo vobis, 51-56 |