Ministero e vita dei Diaconi permanenti

III - Spiritualità del Diacono

43. Contesto storico attuale

La Chiesa, adunata da Cristo e guidata dallo Spirito Santo secondo il disegno di Dio Padre, « presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina »140 verso la pienezza del Regno,141 vive e annunzia il Vangelo nelle concrete circostanze storiche.

« Il mondo che essa ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive;

il mondo che è teatro della storia del genere umano e reca i segni degli sforzi suoi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie;

il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore;

mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del maligno, liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento ».142

Il diacono, membro e ministro della Chiesa, deve tener conto, nella sua vita e nel suo ministero, di questa realtà; deve conoscere le culture, le aspirazioni e i problemi del suo tempo.

Infatti, egli è chiamato in questo contesto ad essere segno vivo di Cristo Servo e, nello stesso tempo, è chiamato ad assumere il compito della Chiesa « di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto ».143

44. Vocazione alla santità

L'universale vocazione alla santità ha la sua fonte nel « battesimo della fede », nel quale tutti siamo stati « fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e, perciò, realmente santi ».144

Il sacramento dell'Ordine conferisce ai diaconi « una nuova consacrazione a Dio », mediante la quale « sono consacrati dall'unzione dello Spirito e mandati da Cristo »145 a servizio del Popolo di Dio, « al fine di edificare il Corpo di Cristo » ( Ef 4,12 ).

« Scaturisce da qui la spiritualità diaconale, che ha la sua sorgente in quella che il Concilio Vaticano II chiama « grazia sacramentale del diaconato ».146

Oltre ad essere un aiuto prezioso nel compimento delle varie funzioni, essa incide profondamente nell'animo del diacono, impegnandolo all'offerta, alla donazione di tutta la persona a servizio del Regno di Dio nella Chiesa.

Come è indicato dal termine stesso di diaconato, ciò che caratterizza l'intimo sentire e volere di chi riceve il sacramento è lo spirito di servizio.

Col diaconato si tende a realizzare ciò che Gesù ha dichiarato in merito alla sua missione: « Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti ».147

Così il diacono vive, per mezzo e nel seno del suo ministero, la virtù dell'obbedienza: quando esegue fedelmente gli incarichi che gli vengono affidati, serve l'episcopato ed il presbiterato nei « munera » della missione di Cristo.

E ciò che esegue è il ministero pastorale stesso, per il bene degli uomini.

45. Da ciò deriva la necessità che il diacono accolga con gratitudine l'invito alla sequela di Cristo Servo e dedichi la propria attenzione ad esservi fedele nelle diverse circostanze della vita.

Il carattere ricevuto nell'ordinazione produce una configurazione a Cristo alla quale il soggetto deve aderire e che deve fare crescere in tutta la sua vita.

La santificazione, doverosa per ogni fedele,148 trova per il diacono ulteriore fondamento nella speciale consacrazione ricevuta.149

Comporta la pratica delle virtù cristiane e dei diversi precetti e consigli di origine evangelica secondo il proprio stato di vita.

Il diacono è chiamato a vivere santamente, perché lo Spirito Santo lo ha fatto santo col sacramento del Battesimo e dell'Ordine e lo ha costituito ministro dell'opera con cui la Chiesa di Cristo serve e santifica l'uomo.150

In particolare, per i diaconi la vocazione alla santità significa « sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio, che non s'esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe e modella tutto il modo di pensare e di agire »,151 per cui, « se il loro ministero è coerente con questo spirito, essi mettono maggiormente in luce quel tratto qualificante del volto di Cristo: il servizio »,152 per essere non solo « servi di Dio », ma anche servi di Dio nei propri fratelli.153

46. Rapporti dell'Ordine sacro

L'Ordine sacro conferisce al diacono, mediante gli specifici doni sacramentali, una speciale partecipazione alla consacrazione e missione di Colui che si è fatto servo del Padre nella redenzione dell'uomo e lo inserisce, in modo nuovo e specifico, nel mistero di Cristo, della Chiesa e della salvezza di tutti gli uomini.

Per questo motivo, la vita spirituale del diacono deve approfondire e sviluppare questa triplice relazione, nella linea di una spiritualità comunitaria in cui si tenda a testimoniare la natura comunionale della Chiesa.

47. La prima e più fondamentale relazione è con Cristo che ha assunto la condizione di servo per amore del Padre e dei suoi fratelli, gli uomini.154

Il diacono in virtù della sua ordinazione è davvero chiamato ad agire in conformità a Cristo Servo.

Il Figlio eterno di Dio, « spogliò se stesso assumendo la condizione di servo » ( Fil 2,7 ) e visse questa condizione nell'obbedienza al Padre ( cf Gv 4,34 ) e nell'umile servizio ai fratelli ( cf Gv 13,4-15 ).

In quanto servo del Padre nell'opera della redenzione degli uomini, Cristo costituisce la via, la verità e la vita di ogni diacono nella Chiesa.

Tutta l'attività ministeriale avrà un senso se aiuterà a meglio conoscere, amare e seguire Cristo nella sua diaconia.

È necessario, quindi, che i diaconi si adoperino per conformare la loro vita a Cristo, che con la sua obbedienza al Padre « fino alla morte e alla morte di croce » ( Fil 2,8 ), ha redento l'umanità.

48. A questa relazione fondamentale è inscindibilmente associata la Chiesa,155 che Cristo ama, purifica, nutre e cura ( cf Ef 5,25-29 ).

Il diacono non potrebbe vivere fedelmente la sua configurazione a Cristo, senza partecipare del suo amore per la Chiesa, « per la quale non può non nutrire un profondo attaccamento, a motivo della sua missione e della sua istituzione divina ».156

Il Rito dell'ordinazione mette in luce il legame che viene ad instaurarsi tra il Vescovo e il diacono: soltanto il Vescovo impone le mani all'eletto, invocando su di lui l'effusione dello Spirito Santo.

Ogni diacono, perciò, trova il riferimento del proprio ministero nella comunione gerarchica con il Vescovo.157

L'ordinazione diaconale, inoltre, pone in risalto un altro aspetto ecclesiale: comunica una partecipazione da ministro alla diaconia di Cristo con cui il Popolo di Dio, guidato dal Successore di Pietro e dagli altri Vescovi in comunione con lui, e con la cooperazione dei presbiteri, continua a servire l'opera della redenzione degli uomini.

Il diacono, quindi, è chiamato a nutrire il suo spirito e il suo ministero con un amore ardente e operoso per la Chiesa, e con una sincera volontà di comunione con il Santo Padre, con il proprio Vescovo e con i presbiteri della diocesi.

49. Bisogna ricordare, infine, che la diaconia di Cristo ha come destinatario l'uomo, ogni uomo158 che nel suo spirito e nel suo corpo porta le tracce del peccato, ma è chiamato alla comunione con Dio.

« Dio infatti ha amato tanto il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » ( Gv 3,16 ).

Di questo piano d'amore Cristo si è fatto servo, assumendo la nostra carne; e di questa sua diaconia la Chiesa è segno e strumento nella storia.

Il diacono, dunque, per il sacramento, è destinato a servire i suoi fratelli bisognosi di salvezza.

E se in Cristo Servo, nelle sue parole e azioni, l'uomo può vedere in pienezza l'amore con cui il Padre lo salva, anche nella vita del diacono deve poter trovare questa stessa carità.

Crescere nell'imitazione dell'amore di Cristo per l'uomo, che supera i limiti di ogni ideologia umana, sarà, quindi, compito essenziale della vita spirituale del diacono.

In coloro che desiderano essere ammessi al tirocinio diaconale, si richiede « una naturale propensione dello spirito al servizio della sacra gerarchia e della comunità cristiana »,159 da non intendere « nel senso di una semplice spontaneità delle disposizioni naturali …

Si tratta di una propensione della natura animata dalla grazia, con uno spirito di servizio che conforma il comportamento umano a quello di Cristo.

Il sacramento del diaconato sviluppa questa propensione: rende il soggetto più intimamente partecipe dello spirito di servizio di Cristo, ne penetra la volontà con una speciale grazia, facendo sì che egli, in tutto il suo comportamento, sia animato da una propensione nuova al servizio dei fratelli ».160

50. Mezzi di vita spirituale

I suddetti riferimenti evidenziano il primato della vita spirituale.

Il diacono, perciò, deve ricordare che vivere la diaconia del Signore supera ogni capacità naturale e, quindi, ha bisogno di assecondare, in piena coscienza e libertà, l'invito di Gesù: « Rimanete in me e io in voi.

Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me » ( Gv 15,4 ).

La sequela di Cristo nel ministero diaconale è impresa affascinante ma ardua, piena di soddisfazioni e di frutti, ma anche esposta, talvolta, alle difficoltà e alle fatiche dei veri seguaci del Signore Gesù Cristo.

Per realizzarla, il diacono ha bisogno di stare con Cristo affinché sia Lui a portare la responsabilità del ministero, di riservare il primato alla vita spirituale, di vivere con generosità la diaconia, di organizzare il ministero e i suoi obblighi familiari - se coniugato - o professionali in modo da progredire nell'adesione alla persona e alla missione di Cristo Servo.

51. Fonte primaria del progresso nella vita spirituale è senza dubbio l'adempimento fedele e instancabile del ministero in un motivato e sempre perseguito contesto di unità di vita.161

Questo, esemplarmente adempiuto, non solo non ostacola la vita spirituale, ma favorisce le virtù teologali, accresce la propria volontà di donazione e servizio ai fratelli e promuove la comunione gerarchica.

Opportunamente adattato, vale anche per i diaconi quanto affermato per i presbiteri: « sono ordinati alla perfezione della vita in forza delle stesse azioni sacre che svolgono quotidianamente, come anche di tutto il loro ministero … ma la stessa santità … a sua volta, contribuisce non poco al compimento efficace del loro ministero ».162

52. Il diacono tenga sempre ben presente l'esortazione della liturgia di ordinazione: « Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l'annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni ».163

Per proclamare degnamente e fruttuosamente la Parola di Dio, il diacono deve realizzare « un contatto continuo con le Scritture, mediante la sacra lettura assidua e lo studio accurato, affinché non diventi « vano predicatore della Parola di Dio all'esterno colui che non l'ascolta di dentro »,164 mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della Parola divina, specialmente nella sacra Liturgia ».165

Dovrà, inoltre, approfondire questa stessa Parola, sotto la guida di coloro che nella Chiesa sono maestri autentici della verità divina e cattolica,166 per sentirne il richiamo e la potenza salvifica ( cf Rm 1,16 ).

La sua santità si fonda sulla sua consacrazione e missione anche nei confronti della Parola: prenderà coscienza di esserne ministro.

Come membro della gerarchia i suoi atti e le sue dichiarazioni impegnano la Chiesa; perciò è essenziale alla sua carità pastorale verificare l'autenticità del proprio insegnamento, la propria comunione effettiva e chiara con il Sommo Pontefice, con l'ordine episcopale e con il proprio Vescovo, non solo circa il simbolo della fede, ma anche circa l'insegnamento del Magistero ordinario e circa la disciplina, nello spirito della professione di fede, previa all'ordinazione, e del giuramento di fedeltà.167

Infatti, « nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale ».168

Quanto più si accosterà alla Parola divina, perciò, tanto più fortemente sentirà il desiderio di comunicarla ai fratelli.

Nella Scrittura è Dio che parla all'uomo;169 nella predicazione il ministro sacro favorisce questo incontro salvifico.

Egli, quindi, dedicherà le sue più attente cure a predicarla instancabilmente, affinché i fedeli non ne siano privati per l'ignoranza o per la pigrizia del ministro e sarà intimamente convinto del fatto che l'esercizio del ministero della Parola non si esaurisce nella sola predicazione.

53. Ugualmente, quando battezza, quando distribuisce il Corpo e il Sangue del Signore o serve nella celebrazione degli altri sacramenti e dei sacramentali, il diacono verifica la sua identità nella vita della Chiesa: è ministro del Corpo di Cristo, corpo mistico e corpo ecclesiale; ricordi che queste azioni della Chiesa, se vissute con fede e riverenza, contribuiscono alla crescita della sua vita spirituale e all'edificazione della comunità cristiana.170

54. Nella loro vita spirituale i diaconi diano la dovuta importanza ai sacramenti della grazia, che « sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del Corpo di Cristo, e, infine, a rendere culto a Dio ».171

Soprattutto, partecipino con particolare fede alla celebrazione quotidiana del sacrificio eucaristico,172 possibilmente esercitando il proprio munus liturgico, e adorino con assiduità il Signore presente nel sacramento,173 giacché nell'Eucaristia, fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione, « è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa ».174

Nell'Eucaristia incontreranno veramente Cristo, che, per amore dell'uomo, si fa vittima di espiazione, cibo di vita eterna, amico vicino ad ogni sofferenza.

Consapevoli della propria debolezza e fiduciosi nella misericordia divina, si accostino con regolare frequenza al sacramento della riconciliazione,175 in cui l'uomo peccatore incontra Cristo redentore, riceve il perdono delle sue colpe ed è spinto verso la pienezza della carità.

55. Infine, nell'esercizio delle opere di carità, che il Vescovo gli affiderà, si lasci guidare sempre dall'amore di Cristo per tutti gli uomini e non dagli interessi personali o dalle ideologie, che ledono l'universalità della salvezza o negano la vocazione trascendente dell'uomo.

Il diacono ricordi, pure, che la diaconia della carità conduce necessariamente a promuovere la comunione all'interno della Chiesa particolare.

La carità è, infatti, l'anima della comunione ecclesiale.

Favorisca, quindi, con impegno la fraternità, la cooperazione con i presbiteri e la sincera comunione con il Vescovo.

56. I diaconi sappiano sempre, in ogni contesto e circostanza, rimanere fedeli al mandato del Signore: « Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo » ( Lc 21,26; cf Fil 4,6-7 ).

La preghiera, dialogo personale con Dio, conferirà loro la luce e la forza necessarie per seguire Cristo e per servire i fratelli nelle diverse vicissitudini.

Fondati su questa certezza, cerchino di lasciarsi modellare dalle diverse forme di preghiera: la celebrazione della Liturgia delle Ore, nelle modalità stabilite dalla Conferenza Episcopale,176 caratterizza tutta la loro vita di preghiera; in quanto ministri, intercedano per tutta la Chiesa.

Tale preghiera prosegue nella lectio divina, nell'orazione mentale assidua, nella partecipazione ai ritiri spirituali secondo le disposizioni del diritto particolare.177

Abbiano altresì a cuore la virtù della penitenza e gli altri mezzi di santificazione, che tanto favoriscono l'incontro personale con Dio.178

57. La partecipazione al mistero di Cristo Servo indirizza necessariamente il cuore del diacono verso la Chiesa e verso Colei che è la sua Madre santissima.

Infatti, non si può separare Cristo dalla Chiesa suo Corpo.

La verità dell'unione con il Capo susciterà un vero amore per il Corpo.

E questo amore farà sì che il diacono collabori operosamente all'edificazione della Chiesa con la dedizione ai doveri ministeriali, la fraternità e la comunione gerarchica con il proprio Vescovo e il presbiterio.

Tutta la Chiesa deve essere nel cuore del diacono: la Chiesa universale, della cui unità il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è principio e fondamento perpetuo e visibile,179 e la Chiesa particolare, che, « aderendo al suo pastore e da lui riunita nello Spirito Santo mediante il Vangelo e l'Eucaristia [ rende ] veramente presente e operante la Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica ».180

L'amore a Cristo e alla Chiesa è profondamente legato alla Beata Vergine, l'umile serva del Signore, che, con l'irrepetibile e ammirevole titolo di madre, è stata socia generosa della diaconia del suo Figlio divino ( cf Gv 19,25-27 ).

L'amore alla Madre del Signore, fondato sulla fede ed espresso nella quotidiana preghiera del santo rosario, nell'imitazione delle sue virtù e nel fiducioso affidamento a Lei, darà senso a manifestazioni di vera e filiale devozione.181

A Maria guarderà con venerazione ed affetto profondo ogni diacono; infatti « la Vergine Madre è stata la creatura che più di tutte ha vissuto la piena verità della vocazione, perché nessuno come Lei ha risposto con un amore così grande all'amore immenso di Dio ».182

Quest'amore particolare alla Vergine, Serva del Signore, nato dalla Parola e tutto radicato nella Parola, si farà imitazione della sua vita.

Sarà questo un modo per introdurre nella Chiesa quella dimensione mariana che molto si addice alla vocazione del diacono.183

58. Sarà, infine, di grandissima utilità per il diacono la direzione spirituale regolare.

L'esperienza mostra quanto contribuisca il dialogo, sincero e umile, con un saggio direttore, non solo a risolvere i dubbi e i problemi, che inevitabilmente sorgono durante la vita, ma a operare il necessario discernimento, a realizzare una migliore conoscenza di se stessi e a progredire nella fedele sequela di Cristo.

59. Spiritualità del diacono e stati di vita

A differenza di quanto richiesto per il presbiterato, al diaconato permanente possono essere ammessi anzitutto uomini celibi, ma anche uomini viventi nel sacramento del matrimonio, e uomini vedovi.184

60. La Chiesa riconosce con gratitudine il magnifico dono del celibato concesso da Dio a taluni dei suoi membri e in modi diversi lo ha collegato, sia in Oriente che in Occidente, con il ministero ordinato, al quale è sempre mirabilmente consono.185

La Chiesa sa pure che questo carisma, accettato e vissuto per amore al Regno dei cieli ( cf Mt 19,12 ), indirizza l'intera persona del diacono verso Cristo, che, nella verginità, dedicò se stesso per il servizio del Padre e per condurre gli uomini alla pienezza del Regno.

Amare Dio e servire i fratelli in questa scelta di totalità, lungi dal contraddire lo sviluppo personale dei diaconi, lo favorisce, poiché la vera perfezione di ogni uomo è la carità.

Infatti, nel celibato, l'amore si qualifica come segno di consacrazione totale a Cristo con cuore indiviso e di più libera dedicazione al servizio di Dio e degli uomini,186 proprio perché la scelta celibataria non è disprezzo del matrimonio, né fuga dal mondo, ma piuttosto è modo privilegiato di servire gli uomini e il mondo.

Gli uomini del nostro tempo, sommersi tante volte nell'effimero, sono specialmente sensibili alla testimonianza di coloro che proclamano l'eterno con la propria vita.

I diaconi, quindi, non mancheranno di offrire ai fratelli questa testimonianza con la fedeltà al loro celibato, così da stimolarli a cercare quei valori che manifestano la vocazione dell'uomo alla trascendenza.

« Il celibato « per il regno » non è soltanto un segno escatologico, ma ha anche un grande significato sociale, nella vita presente, per il servizio al popolo di Dio ».187

Per meglio custodire durante tutta la vita il dono ricevuto da Dio per il bene della Chiesa intera, i diaconi non confidino eccessivamente sulle proprie risorse, ma abbiano sempre spirito di umile prudenza e vigilanza, ricordando che « lo spirito è pronto, ma la carne è debole » ( Mt 26,41 ); siano fedeli, altresì, alla vita di preghiera e ai doveri ministeriali.

Si comportino con prudenza nei rapporti con persone la cui familiarità possa mettere in pericolo la continenza oppure suscitare scandalo.188

Siano, infine, consapevoli che l'attuale società pluralista obbliga ad attento discernimento circa l'uso degli strumenti della comunicazione sociale.

61. Anche il sacramento del matrimonio, che santifica l'amore dei coniugi e lo costituisce segno efficace dell'amore con cui Cristo si dona alla Chiesa ( cf Ef 5,25 ), è un dono di Dio e deve alimentare la vita spirituale del diacono sposato.

Poiché la vita coniugale e familiare e il lavoro professionale riducono inevitabilmente il tempo da dedicare al ministero, si richiede un particolare impegno per raggiungere la necessaria unità, anche attraverso la preghiera in comune.

Nel matrimonio l'amore si fa donazione interpersonale, mutua fedeltà, sorgente di vita nuova, sostegno nei momenti di gioia e di dolore; in una parola, l'amore si fa servizio.

Vissuto nella fede, questo servizio familiare è, per gli altri fedeli, esempio di amore in Cristo e il diacono coniugato lo deve usare anche come stimolo della sua diaconia nella Chiesa.

Il diacono sposato deve sentirsi particolarmente responsabilizzato nell'offrire una chiara testimonianza della santità del matrimonio e della famiglia.

Quanto più cresceranno nel mutuo amore, tanto più forte diventerà la loro donazione ai figli e tanto più significativo sarà il loro esempio per la comunità cristiana.

« L'arricchimento e l'approfondimento dell'amore sacrificale e reciproco tra marito e moglie costituisce forse il più significativo coinvolgimento della moglie del diacono nel ministero pubblico del proprio marito nella Chiesa ».189

Questo amore cresce grazie alla virtù di castità, la quale fiorisce sempre, anche mediante l'esercizio della paternità responsabile, con l'apprendimento del rispetto per il coniuge e con la pratica di una certa continenza.

Tale virtù favorisce questa donazione matura che si manifesta presto nel ministero, fuggendo gli atteggiamenti possessivi, l'idolatria della riuscita professionale, l'incapacità ad organizzare il tempo, favorendo invece relazioni interpersonali autentiche, la delicatezza e la capacità di dare ad ogni cosa il suo giusto posto.

Siano curate opportune iniziative di sensibilizzazione al ministero diaconale, rivolte a tutta la famiglia.

La sposa del diacono, che ha dato il suo consenso alla scelta del marito,190 sia aiutata e sorretta perché viva il proprio ruolo con gioia e discrezione, ed apprezzi tutto ciò che riguarda la Chiesa, in particolare i compiti affidati al marito.

Per questo motivo è opportuno che sia informata delle attività del marito, evitando tuttavia ogni indebita invasione, in modo da concordare e realizzare un equilibrato ed armonico rapporto tra la vita familiare, professionale ed ecclesiale.

Anche i figli del diacono, se adeguatamente preparati, potranno apprezzare la scelta del padre ed impegnarsi con particolare attenzione nell'apostolato e nella coerente testimonianza di vita.

In conclusione, la famiglia del diacono sposato, come, per altro, ogni famiglia cristiana, è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa nelle circostanze del mondo attuale.

« Il diacono e sua moglie devono essere un esempio di fedeltà e indissolubilità del matrimonio cristiano dinanzi al mondo che avverte un profondo bisogno di questi segni.

Affrontando con spirito di fede le sfide della vita matrimoniale e le esigenze della vita quotidiana, esse rafforzano la vita familiare non solo della comunità ecclesiale ma dell'intera società.

Esse mostrano anche come gli obblighi della famiglia, del lavoro e del ministero possano armonizzarsi nel servizio della missione della Chiesa.

I diaconi, le loro mogli e i figli possono essere di grande incoraggiamento per tutti coloro che sono impegnati a promuovere la vita familiare ».191

62. Occorre riflettere sulla situazione, determinata dalla morte della sposa di un diacono.

È un momento dell'esistenza che domanda di essere vissuto nella fede e nella speranza cristiana.

La vedovanza non deve distruggere la dedizione ai figli, se ci sono; neppure dovrebbe indurre alla tristezza senza speranza.

Questa tappa della vita, anche se dolorosa, costituisce una chiamata alla purificazione interiore e uno stimolo a crescere nella carità e nel servizio ai propri cari e a tutti i membri della Chiesa.

È anche una chiamata a crescere nella speranza, giacché l'adempimento fedele del ministero è una via per raggiungere Cristo e le persone care nella gloria del Padre.

Bisogna riconoscere, tuttavia, che questo evento introduce nella vita quotidiana della famiglia una situazione nuova, che influisce sui rapporti personali e determina, in non pochi casi, problemi economici.

Per tale motivo, il diacono rimasto vedovo dovrà essere aiutato con grande carità a discernere e ad accettare la sua nuova situazione personale; a non trascurare l'impegno educativo nei confronti degli eventuali figli, nonché le nuove necessità della famiglia.

In particolare, il diacono vedovo dovrà essere seguito nell'adempimento dell'obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua192 e sorretto nella comprensione delle profonde motivazioni ecclesiali che rendono impossibile il passaggio a nuove nozze ( cf 1 Tm 3,12 ), in conformità alla costante disciplina della Chiesa, sia d'Oriente che d'Occidente.193

Ciò potrà essere realizzato con una intensificazione della propria dedizione agli altri, per amore di Dio, nel ministero.

In questi casi sarà di grande conforto per i diaconi l'aiuto fraterno degli altri ministri, dei fedeli e la vicinanza del Vescovo.

Se è la moglie del diacono a restare vedova, essa, secondo le possibilità, non sia mai trascurata dai ministri e dai fedeli nelle sue necessità.

Indice

140 Cost. Sacrosanctum Concilium, 2
141 Ibidem, Cost. dogm. Lumen gentium 5
142 Ibidem, Cost. past. Gaudium et spes, 2b
143 Ibidem, Cost. past. Gaudium et spes, 4a
144 Ibidem, Cost. dogm. Lumen gentium, 40
145 Ibidem, Decr. Presbyterorum Ordinis, 12a
146 Ibidem, Decr. Ad gentes, 16
147 Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale, n. 1 ( 20 ottobre 1993 )
148 « Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione » ( C.I.C., can. 210 )
149 Essi « essendo al servizio dei misteri di Cristo e della Chiesa, devono mantenersi puri da ogni vizio e piacere a Dio e studiarsi di fare ogni genere di opere buone davanti agli uomini ( cf 1 Tim 3,8-10.12-13 ) »:
Cost. dogm. Lumen gentium, 41
Cf anche Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 25
150 « Nella loro condotta di vita i chierici sono tenuti in modo peculiare a tendere alla santità, in quanto, consacrati a Dio per un nuovo titolo mediante l'ordinazione, sono dispensatori dei misteri di Dio al servizio del Suo popolo » ( C.I.C., can. 276, § 1 )
151 Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale, n. 2 ( 20 ottobre 1993 )
152 Ibidem, n. 1
153 Cf Decr. Apostolicam actuositatem, 4, n. 8;
Cost. Gaudium et spes, 27, n. 93
154 Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione, n. 2 ( 16 marzo 1985 );
Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis 3; n. 21
155 Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis 16
156 Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale, n. 2 ( 20 ottobre 1993 )
157 Cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, V, 23
158 Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, nn. 13-17 ( 4 marzo 1979 )
159 Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, II, 8
160 Giovanni Paolo II, Catechesi nell'Udienza generale, n. 2 ( 20 ottobre 1993 )
161 Cf Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 14 e n. 15;
C.I.C., can. 276, § 2, 1°
162 Decr. Presbyterorum Ordinis, 12
163 Pontificale Romanum – De Ordinatione Episcopi, Presbyterorum et Diaconorum, n. 210: ed. cit., p. 125
164 S. Agostino, Serm. 179, 1
165 Cost. dogm. Dei Verbum, 25;
cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 26, 1;
C.I.C., can. 276, § 2, 2°
166 Cost. dogm. Lumen gentium, 25a
167 Cf C.I.C., can. 833;
Congregazione per la Dottrina della Fede, Professio fidei et iusiurandum fidelitatis in suscipiendo officio nomine Ecclesiae exercendo: AAS 81 (1989), pp. 104-106 e 1169
168 Cost. dogm. Dei Verbum, 21
169 Cf ibidem, Cost. Sacrosanctum Concilium, 7
170 Cf ibidem, Cost. Sacrosanctum Concilium, 7
171 Ibidem, Cost. litur. Sacrosanctum Concilium, 59a
172 Cf C.I.C., can. 276, § 2, n. 2°;
Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 26, 2
173 Cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 26, 2
174 Decr. Presbyterorum Ordinis, 5b
175 Cf C.I.C., can. 276, § 2, n. 5°;
cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 26, 3
176 Cf C.I.C., can. 276 § 2, 3°
177 Cf ibidem, can. 276 § 2, 4°
178 Cf ibidem, can. 276, § 2, n. 5
179 Cf Cost. dogm. Lumen gentium, 23a
180 Ibidem, Decr. Christus Dominus, 11;
C.I.C., can. 369
181 Cf C.I.C., can. 276, § 2, n. 5;
cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, VI, 26, 4
182 Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 36, in cui Sua Santità cita la Propositio 5 dei Padri Sinodali
183 Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Curia Romana ( 22 dic. 1987 );
Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27
184 Cost. dogm. Lumen gentium, 29b
185 « His rationibus in mysteriis Christi Eiusque missione fundatis, coelibatus … omnibus ad Ordinem sacrum promovendis lege impositum est »: Decr. Presyterorum Ordinis, 16;
cf C.I.C., can. 247, § 1; can. 277, § 1; can. 1037
186 Cf C.I.C., can. 277, § 1;
Decr. Optatam totius, 10
187 Giovanni Paolo II, Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo Novo incipiente, 8 ( 8 aprile 1979 )
188 Cf C.I.C., can. 277, § 2
189 Giovanni Paolo II, Ai diaconi permanenti degli U.S.A. n. 5 ( 19 settembre 1987 )
190 Cf C.I.C., can. 1031, § 2
191 Giovanni Paolo II, Ai diaconi permanenti degli U.S.A. n. 5 ( 19 settembre 1987 )
192 Cf C.I.C., can. 277, § 1
193 Cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, III, 16;
Lett. ap. Ad pascendum, VI;
C.I.C., can. 1087.
Eventuali eccezioni sono regolate dalla Lettera Circolare della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, agli Ordinari Diocesani e ai Superiori Generali degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, N. 26397, del 6 giugno 1997, n. 8