20 ottobre 1985
"Gesù disse loro: « Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura »" ( Mc 16,15 ).
1. Queste parole risuonano oggi, terza domenica di ottobre, in tutta la Chiesa, cari fratelli e sorelle, convenuti qui presso il santuario della Madonna di Bonaria.
Questa domenica è infatti dedicata in modo particolare alle missioni: è la Giornata missionaria mondiale, alla cui origine è legato il nome di una città della vostra isola, Sassari.
Nel 1926, si teneva in quella città un convegno del Circolo missionario locale, nel corso del quale fu deciso di suggerire al Papa l'istituzione di una tale giornata.
Pio XI, quando ne fu informato, esclamò: "Questa è un'idea che viene dal cielo".
Nasceva così la giornata che oggi celebriamo.
In questo giorno l'intera Chiesa è interpellata di nuovo con la potenza delle medesime parole che il Signore Gesù rivolse agli apostoli alla fine della sua missione terrena: prima di essere assunto in cielo e di essersi assiso alla destra di Dio ( cf. Mc 16,19 ).
È interpellata giorno dopo giorno, anno dopo anno, generazione dopo generazione.
Nell'odierna domenica la Chiesa si rende conto in modo particolare della portata di questa verità, di tutta la sua profondità e della sua eloquenza salvifica.
La Chiesa se ne rende conto, al fine di identificarsi di nuovo con questa chiamata apostolica: l'intera Chiesa rimane sempre "in statu missionis".
2. Rimane "in statu missionis", in virtù della missione, la cui sorgente è in Dio stesso: nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
La Chiesa rimane "in statu missionis" nel prolungamento di quella missione che l'eterno Figlio Gesù Cristo ha compiuto nella storia del mondo.
Nell'ambito della missione che compie costantemente lo Spirito Santo, il consolatore.
La missione della Chiesa ha la sua sorgente inesauribile e il suo inizio incessante in Dio stesso.
Mediante la Chiesa, Dio rinnova continuamente all'umanità la chiamata proclamata dal profeta Isaia: "Venite, saliamo sul monte del Signore, / al tempio del Dio di Giacobbe, / perché ci indichi le sue vie / e possiamo camminare per i suoi sentieri" ( Is 2,3 ).
3. Da questa missione la Chiesa non può mai desistere, deve compierla costantemente.
Deve essere sempre "missionaria".
Benché infatti il Concilio Vaticano II abbia espresso un profondo rispetto per le religioni non cristiane, tuttavia rimane in tutto il suo vigore quell'invito pressante che ha la sorgente immediata nell'amore di Cristo: "L'amore del Cristo ci spinge", disse San Paolo.
E disse ancora: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" ( 1 Cor 9,16 ).
È lo stesso apostolo che nella Lettera ai Romani, nel brano udito oggi nella seconda lettura, scrive: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo amore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo … Lui stesso è ricco verso tutti quelli che lo invocano" ( Rm 10,9.12 ).
La Chiesa dunque - così come l'Apostolo - non può arrestarsi nel servizio che ha appunto come scopo la distribuzione di queste ricchezze salvifiche da Dio offerte a tutti gli uomini in Gesù Cristo, suo Figlio.
La Chiesa non può rinunciare alla missione ricevuta da Cristo.
Non può cessare di tenersi costantemente pronta a tale missione: "in statu missionis".
La Chiesa intera e dappertutto.
4. Come successore di Pietro e Vescovo di Roma, io vivo oggi, insieme con voi, cari fratelli e sorelle, la Giornata missionaria.
A Cagliari, in Sardegna.
Vivo questa giornata qui accanto al santuario di Nostra Signora di Bonaria, centro principale della devozione mariana di tutti i sardi, centro di irradiazione missionaria, che è andato e va ben al di là dei confini della nostra isola.
A tutti voi rivolgo il mio caldo saluto: all'arcivescovo metropolita monsignor Giovanni Canestri, ai confratelli vescovi della Sardegna, al clero secolare e regolare, alle religiose, alle autorità civili, a tutto il popolo di Dio qui convenuto non solo dalla diocesi, ma dall'intera isola.
5. La Giornata missionaria ci induce a pensare a tutta la storia dell'evangelizzazione nelle vostre terre, dagli inizi fino ad oggi.
Questi inizi, antichissimi, ci forniscono purtroppo poche notizie, ma assai significative; i primi evangelizzatori dell'isola furono molto probabilmente dei cristiani lì inviati in esilio a causa della loro fede.
Dunque, dei veri testimoni, disposti a pagare un alto prezzo pur di restare fedeli a Cristo e annunciare la sua parola.
Sappiamo che tra questi testimoni ci furono i santi pontefici Callisto e Ponziano.
Come avviene per ogni popolo chiamato alla salvezza, anche il popolo sardo, dapprima evangelizzato, divenne poi a sua volta, nel corso dei secoli, evangelizzatore.
Anch'esso cominciò ad inviare missionari e missionarie fino agli estremi confini della terra.
Anch'esso avvertì il mandato del Signore di predicare il Vangelo a tutte le genti.
Ripensare a questa storia, che risale ai primissimi secoli dell'era cristiana, è motivo di gratitudine a Dio per l'abbondanza della sua misericordia, è ragione di santa fierezza per le imprese compiute, è sorgente di conforto per il presente e di speranza per il futuro.
Anche da voi l'evangelizzazione ha sofferto qualche crisi negli anni recenti; ma so che attualmente ci si è messi sulla strada di un'autentica realizzazione delle direttive conciliari, dando grande spazio all'iniziativa dei laici e potenziando in modo particolare la funzione che, in questo campo, deve svolgere la famiglia.
È inoltre in atto un dialogo più maturo e serio tra le varie formazioni spontanee e i responsabili, la gerarchia, diretta responsabile dell'opera pastorale ed evangelizzatrice.
Vi è inoltre una maggiore attenzione all'importanza della formazione teologica, incarnata nei valori propri della cultura sarda.
6. L'opera missionaria non si dirige soltanto ai popoli lontani, ma anche il nostro prossimo ha sempre bisogno della nostra testimonianza.
E ciò vale anche in Paesi di antica fede cristiana, nei quali però oggi si nota un assopimento di tale fede.
Ecco che allora bisogna ricominciare!
Anche Cagliari abbisogna di evangelizzazione!
Siate missionari qui e adesso!
Insieme con il vostro arcivescovo avete elaborato un piano pastorale: impegnatevi a tradurlo in pratica con spirito missionario!
Questo piano pastorale parla della conversione: fate di essa lo strumento più efficace della vostra opera missionaria.
Tutti infatti dobbiamo esser convinti - come dice il decreto Ad gentes del Concilio - che il nostro primo e principale dovere, "in ordine alla diffusione della fede, è quello di vivere una vita profondamente cristiana" ( Ad gentes, 36 ).
In secondo luogo, il piano insiste sulla necessità, per gli operatori di pastorale - specialmente laici - di approfondire il messaggio cristiano mediante lo studio della teologia.
Non è possibile rendere convincente il messaggio cristiano all'uomo d'oggi, sollecitato da numerosi problemi e pressato dai più diversi e contrastanti influssi ideologici, se non si è in grado di rispondere alle sue spesso difficili domande.
E per far ciò, occorre preparazione.
In terzo luogo, il vostro piano sollecita le iniziative della carità.
E anche ciò è importantissimo.
Verità e carità sono infatti componenti inscindibili di ogni attività evangelizzatrice della Chiesa.
Non è necessario che tali iniziative siano sempre inserite in strutture preesistenti, soprattutto se esse partono dai laici: esse devono poter godere di una loro giusta libertà, intesa come esercizio di responsabilità, assistita dalla presenza discreta e prudente del sacerdote.
Occorre infine associare l'opera missionaria a quella della promozione delle vocazioni; chi scopre veramente Cristo, non può nel contempo non scoprire il senso della propria vita, e vederlo - se ciò è volontà del Dio - nella luce di una totale consacrazione o nella pratica dei consigli evangelici.
Il problema delle vocazioni di speciale consacrazione deve coinvolgere tutta la comunità.
Il "vieni e seguimi" è frutto della preghiera e dell'operosità di tutti i cristiani.
Ricordatevi che lo Spirito Santo ha chiamato Paolo e Barnaba mentre la comunità cristiana era in preghiera e digiunava ( cf. At 13,2 ).
Quanto più la Chiesa a Cagliari e in Sardegna sarà "missionaria" ( "in statu missionis" ), tanto più sarà se stessa, come Chiesa.
Tanto più sarà la "Chiesa di Sardegna".
Tale è la legge fondamentale della Chiesa.
Questa è la legge della "comunione" che ha la sua prima sorgente in Dio stesso, il Padre il Figlio e lo Spirito sono uno nella più perfetta comunione.
7. Nella stessa Lettera ai Romani l'apostolo scrive: "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?
E come potranno credere, senza averne sentito parlare?
E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?
E come lo annunzieranno senza essere prima inviati?
Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!" ( Rm 10,13-15 ).
Questo susseguirsi delle domande di Paolo nella Lettera ai Romani, deve costantemente rivivere nella coscienza della Chiesa.
Particolarmente nell'odierna domenica.
"La fede dipende … dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" ( Rm 10,17 ).
8. In questa Giornata missionaria, mentre, sotto lo sguardo benedicente della Madonna di Bonaria, mi accingo a iniziare l'ottavo anno del mio servizio di Pastore universale, con stima, con tenerezza e con gioia, lancio ancora un appello a te, Chiesa di Cagliari, a voi chiese della Sardegna.
Siate missionari della Chiesa e nella Chiesa, sempre e dovunque.
Chiesa, che è in Sardegna, uguale a Chiesa missionaria;
Chiesa missionaria significa Chiesa amata da Cristo,
Chiesa viva,
Chiesa madre,
Chiesa amica dell'uomo,
Chiesa giovane,
Chiesa coraggiosa,
Chiesa martire,
Chiesa bisognosa della misericordia di Dio,
Chiesa interprete autentica della misericordia di Dio,
Chiesa luce del mondo,
Chiesa sale della terra,
Chiesa comunione di amore.
Carissimi fratelli e sorelle della Sardegna, questa misteriosa realtà che è la Chiesa, bisogna conoscerla e diffonderla specialmente, amarla, per la salvezza integrale dell'uomo, con l'aiuto della Madonna.
Amen.