Presbyterorum ordinis |
I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile.
Essendo ministri della parola di Dio, essi leggono ed ascoltano ogni giorno questa stessa parola che devono insegnare agli altri: e se si sforzano anche di riceverla in se stessi, allora diventano discepoli del Signore sempre più perfetti, secondo quanto dice l'apostolo Paolo a Timoteo: « Occupati di queste cose, dedicati ad esse interamente, affinché siano palesi a tutti i tuoi progressi.
Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento, persevera in tali cose, poiché così facendo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano » ( 1 Tm 4,15-16 ).
Infatti, cercando il miglior modo di trasmettere agli altri ciò che hanno contemplato,8 assaporeranno più intimamente « le insondabili ricchezze di Cristo » ( Ef 3,8 ) e la multiforme sapienza di Dio. ( Ef 3,9-10 )
Non dimenticando mai che è il Signore ad aprire i cuori ( At 16,14 ) e che l'efficacia non proviene da essi ma dalla potenza di Dio, ( 2 Cor 4,7 ) all'atto stesso di predicare la parola si uniranno più intimamente con Cristo maestro e saranno guidati dal suo Spirito.
Uniti così a Cristo, partecipano della carità di Dio, il cui mistero, nascosto nei secoli ( Ef 3,9 ) è stato rivelato in Cristo.
Nella loro qualità di ministri della liturgia, e soprattutto nel sacrificio della messa, i presbiteri rappresentano in modo speciale Cristo in persona, il quale si è offerto come vittima per santificare gli uomini; sono pertanto invitati a imitare ciò che compiono, nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare le proprie membra dai vizi e dalle concupiscenze.13
Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l'opera della nostra redenzione14 e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli.15
Così i presbiteri, unendosi con l'atto di Cristo sacerdote, si offrono ogni giorno totalmente a Dio, e nutrendosi del Corpo di Cristo partecipano dal fondo di se stessi alla carità di colui che si dà come cibo ai fedeli.
Allo stesso modo, quando amministrano i sacramenti si uniscono all'intenzione e alla carità di Cristo; il che realizzano in modo particolare nell'esercizio del sacramento della penitenza, se si mostrano sempre e pienamente disposti ad amministrarla ogniqualvolta i fedeli ne facciano ragionevolmente richiesta.
Nella recitazione dell'ufficio divino essi danno voce alla Chiesa, la quale persevera in preghiera in nome di tutto il genere umano assieme a Cristo, che è « sempre vivente per intercedere in favore nostro » ( Eb 7,25 ).
Reggendo e pascendo il popolo di Dio, i presbiteri sono spinti dalla carità del buon Pastore a dare la loro vita per il gregge ( Gv 10,11 ) pronti anche al supremo sacrificio, seguendo l'esempio di quei sacerdoti che anche ai nostri tempi non hanno esitato a dare la vita; e poiché sono educatori nella fede, avendo anch'essi « fiducia nell'accesso dei santi al sangue di Cristo » ( Eb 10,19 ), si rivolgono a Dio « con cuore sincero nella pienezza della fede » ( Eb 10,22 ); fanno mostra di una speranza incrollabile al cospetto dei loro fedeli ( 2 Cor 1,7 ) in modo da poter consolare coloro che sono in qualsiasi tribolazione, con la medesima consolazione con cui loro stessi sono consolati da Dio. ( 2 Cor 1,4 )
Nella loro qualità di reggitori della comunità praticano l'ascetica propria del pastore d'anime, rinunciando ai propri interessi e mirando non a ciò che fa loro comodo, bensì a ciò che è utile a molti, in modo che siano salvi ( 1 Cor 10,33 ) in un continuo progresso nel compimento più perfetto del lavoro pastorale e, all'occorrenza, pronti anche ad adottare nuovi sistemi pastorali, sotto la guida dello Spirito d'amore, che soffia dove vuole. ( Gv 3,8 )
Indice |
8 | S. Tommaso, Summa Theol. II-II, q. 188, a. 7 |
13 | Pontificale romanum, De Ordinatione Presbyterorum |
14 | Missale romanum, orazione sulle offerte, per la domenica IX dopo Pentecoste |
15 | « Quaelibet enim Missa, etsi a sacerdote privatim celebratur, privata tamen non est, sed actus Christi et
Ecclesiae; quae quidem Ecclesia in sacrificio, quod offert, seipsam tamquam universale sacridicium discit offerre et unicam et infinitam
redemptricem sacrificii Crucis virtutem universo mundo ad salutem applicat. Unaquaeque enim Missa quae celebratur, non pro aliquorum
tantum sed pro totius etiam mundi salute offertur (...) Paterne igitur et enixe commendamus sacerdotibus, qui potissimum gaudium Nostrum et corona Nostra sunt in Domino, ut ... qiìuotidie digne et devote Missam celebrent »: Paolo VI, Enc. Mysterium fidei, 3 settembre 1965; Sacrosanctum Concilium 26-27 |