Trattato dei miracoli

Capitolo X

Naufraghi salvati

[903] 81. Alcuni naviganti erano in gran pericolo sul mare, lontani dieci miglia dal porto di Barletta, mentre la tempesta infuriava, dubitavano ormai di salvarsi e allora gettarono le ancore.

Ma poiché la tempesta diventava sempre più violenta, il mare gonfio ribolliva, le funi si erano spezzate e le ancore erano cadute, i naviganti erano sbattuti qua e là tra le acque.

Finalmente, placatosi il mare per divino volere, si accinsero con ogni sforzo a ricuperare le ancore, le cui sartie galleggiavano in superficie.

Invocato il soccorso di tutti i santi, essi madidi di sudore non riuscirono a recuperarne neanche una in tutto il giorno.

C'era fra loro un marinaio di nome Perfetto, ma per nessuna qualità perfetto, spregiatore di ogni cosa di Dio, egli maliziosamente con derisione disse ai compagni: « Avete invocato il soccorso di tutti i santi e come potete constatare, nessuno vi è venuto in aiuto.

Invochiamo allora codesto Francesco, che è un santo nuovo, affinché si immerga nel mare e con il suo cappuccio ci ripeschi le ancore perdute.

Offriremo un'oncia d'oro alla sua chiesa che stanno costruendo ad Ortona, se ci accorgeremo che ci aiuta ».

Gli altri acconsentirono con timore alla proposta di quell'uomo irriverente e, pur biasimandolo, confermarono la promessa.

In un istante le ancore galleggiarono sulle acque, come se il pesante ferro si fosse trasformato in leggero legno.

[904] 82. Un pellegrino, invalido nel corpo e non del tutto sano di mente per una pazzia di cui aveva sofferto in passato, tornava con la moglie su di una nave, dai paesi d'oltremare.

Egli, non ancora del tutto guarito, era arso dalla sete, ma l'acqua mancava; cominciò allora a gridare ad alta voce: « Siate fiduciosi, e riempitemi un bicchiere, perché il beato Francesco ha riempito d'acqua il mio fiasco ».

Oh, meraviglia!

Infatti il fiasco, che avevano lasciato vuoto, fu trovato colmo d'acqua.

Qualche giorno dopo, durante una tempesta, mentre la nave era invasa dai flutti e squassata da altissime onde, sì che il naufragio sembrava imminente, lo stesso malato cominciò a gridare improvvisamente: « Alzatevi tutti, e andate incontro al beato Francesco che sta per venire.

Eccolo è qui per salvarci ».

Così dicendo con grido altissimo e piangendo, si prostrò ad adorarlo.

Alla visione del Santo, subito il malato riprese la salute, e il mare si placò.

[905] 83. Frate Giacomo da Rieti, voleva attraversare un fiume con una barchetta; dopo aver portato i compagni sulla riva, da ultimo si preparava alla traversata.

Ma quella piccola imbarcazione si ribaltò e, mentre il barcaiolo riusciva a nuotare, il frate fu sommerso.

I frati, già sbarcati, invocavano con trepide grida il beato Francesco, come per obbligarlo, con pianti e preghiere, a soccorrere il figlio.

Anche frate sommerso, dal profondo gorgo, non potendo pregare con le labbra, lo faceva col cuore.

Ed ecco, venutogli in aiuto il Padre, camminò sul fondo, come sull'asciutto, afferrò la barca sommersa e con essa arrivò alla spiaggia.

Incredibile a dirsi!

I suoi abiti non erano affatto bagnati: nemmeno una goccia d'acqua aveva bagnata la tunica.

[906] 84. Due uomini e due donne, con un bambino, navigavano sul lago di Rieti; poiché all'improvviso la barca si capovolse e si riempì d'acqua, la morte dei naviganti sembrava prossima.

Mentre tutti urlavano di spavento, senza alcuna speranza di salvarsi, una delle donne gridò con grande fiducia: « San Francesco, tu che da vivo mi hai concesso il dono dell'amicizia, porta ora dal cielo aiuto a chi sta per soccombere ».

Si presentò all'improvviso il Santo invocato, e condusse con tutta sicurezza al porto la barca ricolma di acqua.

I naviganti avevano portato con sé una spada, che stava prodigiosamente a galla e seguiva tra le onde la barca.

[907] 85. Alcuni marinai di Ancona, sbattuti da una forte tempesta, consideravano ormai inevitabile il naufragio.

Disperavano ormai di salvarsi e invocavano supplichevoli san Francesco; apparve allora sul mare uno splendore e con esso la calma, dono divino.

Offrirono allora in voto un pallio di grande pregio e ringraziarono infinitamente il loro salvatore.

[908] 86. Un frate di nome Bonaventura navigava su di un lago con altri due uomini, quando la barca si spezzò su un fianco e poiché lasciava entrare l'acqua, affondava.

Dal fondo del lago invocarono san Francesco, e la barca, benché piena d'acqua, arrivò coi naviganti al porto.

Così anche un frate di Ascoli, caduto in un fiume, venne salvato per i meriti di san Francesco.

[909] 87. Un abitante di Pisa della parrocchia dei santi Cosma e Damiano, confermò con sua dichiarazione che, mentre era con molti in una nave in mare, la nave spinta da una violenta tempesta, si avvicinava ad infrangersi contro un monte.

I marinai allora costruirono una zattera con gli alberi e le tavole e vi salirono con gli altri che erano sull'imbarcazione, come su di un rifugio.

Ma detto uomo di Pisa, poiché non era fermo saldamente alla zattera, fu colpito in pieno da una violenta ondata e scagliato in mare.

Poiché non sapeva nuotare, né gli altri potevano aiutarlo, calò disgraziatamente in fondo al mare.

Non essendo in grado di parlare, si raccomandava con gran fede a san Francesco, d'un tratto fu sollevato come da una mano e ricondotto sulla zattera, in tal modo riuscì insieme agli altri a salvarsi.

La nave poi, scagliata contro il promontorio, andò completamente distrutta.

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