Trattato dei miracoli |
[930] 109. Frate Giacomo da Iseo, uomo celebre e famoso nel nostro Ordine, a testimonianza di quanto gli era accaduto e a gloria del nostro Padre, rese grazie al Santo per il beneficio della guarigione.
Mentre era ancora fanciullo nella casa paterna, incorse in una gravissima ferita, dalla quale uscivano in una posizione che non era la loro le parti nascoste del corpo, collocate dalla natura nel segreto, e di conseguenza soffriva molto per quella lesione.
Suo padre e tutti i suoi, che sapevano della cosa, ne erano angosciati e, nonostante il ricorso a numerosi rimedi, non lo vedevano punto migliorare.
Allora il giovane, per ispirazione divina, cominciò a pensare alla salvezza della propria anima e a ricercare con spirito ardente Iddio, che sana i cuori feriti e ne lenisce le piaghe.
Entrò pertanto devotamente nell'ordine, senza rivelare ad alcuno la propria infermità.
Ma dopo qualche tempo i frati vennero a sapere della infermità del giovane.
Impressionati, avrebbero voluto, benché spiacenti, rimandarlo in famiglia.
Ma l'insistenza del giovane fu tale da impedire che fosse eseguita la spiacevole decisione.
Ebbero quindi i frati cura del giovane, fino a che egli, sostenuto dalla grazia e pieno di nobili virtù, assunse tra loro la cura delle anime e si distinse per l`esercizio della regolare disciplina.
Avvenne poi che, mentre avveniva il trasferimento del corpo del beato Francesco alla sua sede, egli fosse presente alle feste della traslazione insieme alla folla.
Avvicinatosi alla tomba in cui riposava il corpo del veneratissimo Padre, cominciò a pregare a lungo per l'ormai vecchia infermità.
Tutto ad un tratto, in maniera mirabile, le membra ritornarono al loro posto naturale, ed egli, sentendosi guarito, depose il cinto, e da allora scomparve interamente ogni dolore.
[931] 110. Un Pisano, che evacuava i residui della digestione dalla parte dei genitali, a causa del forte dolore e della profonda vergogna, prese contro di sé una diabolica decisione.
Travolto da disperazione profonda, decise di non vivere più oltre e di uccidersi con un laccio.
Giunto il momento, fu tuttavia punto dal rimorso della non ancor spenta coscienza, e richiamò alla memoria e ripeté con la bocca, sia pur flebilmente, il nome di Francesco.
Subito ottenne una conversione dalla maledetta decisione ed insieme l'immediata guarigione dalla enorme piaga.
[932] 111. Il figlio di un individuo di Cisterna nella Marittima era afflitto da una spaventosa lacerazione delle parti genitali, ed in nessuna maniera era possibile contenere la fuoriuscita degli intestini.
Di fatti, anche il cinto, che solitamente è un buon rimedio per tale infermità, gli procurava nuove e dolorose lesioni.
Gli infelici genitori vivevano nel tormento e l'orrenda vista di tale male era causa di pianto a vicini e conoscenti.
Dopo aver tentato ogni genere di cure senza mai approdare a un risultato, il padre e la madre votarono il figlio a san Francesco.
Lo portarono dunque il giorno di san Francesco alla chiesa costruita in suo onore presso Velletri, lo deposero dinnanzi all'immagine del Santo, fecero i loro voti e piansero per lui assieme alla numerosa folla.
Mentre veniva cantato il Vangelo e venivano pronunciate quelle parole: « Ciò che viene nascosto ai sapienti, è rivelato ai fanciulli », all'improvviso si ruppero il cinto e gli inutili rimedi.
Subito si rimarginò la ferita e ritornò la desiderata salute
Si levò quindi un grande grido di lode a Dio e di devozione al Santo.
[933] 112. Presso Ceccano, paese della Campagna, il sagrestano di nome Niccolò mentre di mattina presto entrava in chiesa, per un incidente improvviso cadde così malamente, che gli intestini gli fuoriuscirono fino al basso ventre.
Alcuni chierici ed altri vicini accorsero e, sollevatolo, lo riportarono a letto.
Giacque egli per otto giorni immobilizzato, al punto da non riuscire ad alzarsi nemmeno per le proprie necessità.
Furono chiamati i medici e fatte tutte le cure del caso, ma il dolore aumentava e il disturbo non solo non guariva, ma si aggravava.
Gli intestini fuoriusciti e nella sede impropria causavano all'uomo tale sofferenza, che per otto giorni ii disgraziato non riuscì neppure a mangiare.
Ormai privo di speranza e destinato a morire, l'uomo si rivolse a san Francesco.
Pregò la propria figlia religiosa e timorata di Dio, di implorare per lui l'aiuto di san Francesco.
Messasi un poco in disparte la pia figliola si concentrò nella preghiera, e tra i singhiozzi scongiurò il Padre per il proprio padre.
O mirabile potenza della preghiera!
D'improvviso il padre la richiamò, mentre ella ancora stava pregando, e le annunziò con gioia l'insperata guarigione.
Ogni cosa era tornata al debito posto ed egli si sentiva di star meglio di quanto non lo fosse stato prima della caduta.
Fece voto allora di aver sempre come suo patrono il beato Francesco, e di festeggiare ogni anno il giorno a lui consacrato.
[934] 113. Nel paese di Spello un uomo da due anni soffriva di ernia in modo tale che la massa intestinale sembrava essere tutta uscita sul basso ventre.
Non riuscì infatti per molto tempo né a contenere il deflusso degli intestini, né a farli ritornare con l'aiuto dei medici alla sede naturale.
Considerato dai medici ormai senza speranza, si rivolse all'aiuto divino.
Invocò dunque i meriti del beato Francesco, e improvvisamente s'accorse che ciò che prima era rotto si era consolidato, e risistemato al suo posto ciò che si era spostato.
[935] 114. Nella diocesi di Sora, un giovane di nome Giovanni era afflitto da tale ernia intestinale che non poteva essere alleviato da alcuna cura medica.
Un giorno accadde che la moglie si recò ad una chiesa del beato Francesco.
Mentre essa stava pregando per la guarigione del marito, uno dei frati le disse con semplicità: « Torna, e dì a tuo marito che faccia un voto al beato Francesco, e segni con un segno di croce il posto del male! ».
Ritornata, essa lo riferì al marito.
Egli fece voto al beato Francesco, segnò il posto della ferita e subito gli intestini rientrarono al luogo di prima.
L'uomo si meravigliò molto per la rapidità dell'insperata guarigione, e per constatare che fosse completa, dato che era stata così improvvisa, cominciò a sottoporsi a vari esercizi fisici.
Il beato Francesco apparve in sogno al medesimo giovane in preda ad una violenta febbre, e chiamandolo per nome gli disse: « Non temere, Giovanni, poiché sarai sanato dalla tua infermità ».
La massima attendibilità di questo miracolo viene dal fatto che il beato Francesco apparve ad un religioso di nome Roberto e richiesto chi fosse, rispose: « Io sono Francesco, e sono venuto per sanare un mio amico ».
[936] 115. In Sicilia, san Francesco risanò pure in modo meraviglioso un uomo di nome Pietro, afflitto da un'ernia inguinale, quando proprio faceva la promessa di visitare la sua tomba.
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