Trattato dei miracoli

Capitolo XVII

Persone sofferenti per deformità e fratture

[978] 157. Nella contea di Parma, nacque ad un uomo un figlio che aveva un piede volto all'indietro, cioè con il calcagno davanti e le dita di dietro.

Quell'uomo era povero ma devoto di san Francesco.

Si lamentava ogni giorno con ii Santo, per quel figlio così malridotto, mostrando insistentemente la propria miseria.

In cuor suo pensava, consenziente la nutrice, di forzare il piede a tornare al proprio posto, dopo che le membra del delicato fanciullo si fossero ammorbidite nel bagno, e si preparò ad eseguire quanto aveva deciso.

Ma prima che fosse tentato tale atto temerario, quando le fasce furono tolte, il fanciullo, per i meriti di san Francesco, fu trovato guarito come se prima non avesse mai avuto simile deformità.

[979] 158. Presso Scoppito, vicino ad Amiterno, un uomo e la moglie che avevano un solo figlio, ogni giorno lo piangevano come se fosse una vergogna della loro famiglia.

Infatti non sembrava già un uomo, ma un mostro, essendo le sue membra anteriori, invertito l'ordine di natura, volte all'indietro.

Così, con le braccia attaccate al collo, le mani congiunte al petto e i piedi stretti alle natiche, sembrava essere una sfera, non un busto.

Perciò lo tenevano lontano dalla presenza dei parenti e dei vicini, perché non lo vedessero, pieni di dolore e ancor più di vergogna.

Oltre a ciò, il marito, prostrato dal dolore, rimproverava alla moglie di non saper generare figli come le altre donne, ma mostri, non paragonabili nemmeno alle specie peggiori degli animali, e la tormentava con l'accusa che il giudizio di Dio provenisse da una colpa di lei.

Essa allora, afflitta dal dolore e confusa di vergogna, gemendo invocava Cristo e chiamava in aiuto san Francesco, perché si degnasse di soccorrerla, infelice com'era e ridotta a tale tormento.

Una notte, mentre era, piena di tristezza, sommersa in un doloroso sonno, le apparve san Francesco, che la consolava con pie parole: « Alzati - le ordinò -, e porta il bambino al vicino posto dedicato al mio nome, dove lo immergerai nell'acqua di quel pozzo.

Appena infatti avrai versato quell'acqua sul bambino, egli acquisterà la completa guarigione ».

La donna non si curò di adempiere l'ordine del Santo, riguardo al bambino, ed anche non prestò ascolto ad una seconda visione, in cui il Santo le ordinava la stessa cosa.

Ora il Santo impietosito dalla sua semplicità, volle in modo ancor più vivido usarle misericordia.

Infatti le apparve una terza volta insieme alla gloriosa Vergine e la nobilissima compagnia dei santi Apostoli, e sostenendola insieme al fanciullo la trasportò in un attimo dinnanzi alla porta del luogo designato.

Sorta ormai l'aurora, e scomparsa completamente quella visione, la donna stupita e ammirata, bussò alla porta.

Ispirò ai frati non poca ammirazione quel suo attendere con piena fiducia la guarigione del fanciullo, ormai promessa da una terza visione.

Sopraggiungendo in seguito, per devozione, alcune nobildonne della stessa regione, ed avendo ascoltato quanto era accaduto, ne furono molto ammirate.

Attinsero quindi rapidamente acqua dal pozzo e la più nobile fra loro accudì con le proprie mani al bagno del fanciullo.

All'improvviso, ricomposte tutte le membra al loro luogo naturale, il fanciullo apparve guarito e la grandezza del miracolo produsse in tutti immensa ammirazione.

[980] 159. Nella città di Cori, nella diocesi di Ostia, un uomo aveva perduto completamente l'uso di una gamba, e non riusciva in alcun modo a camminare e a muoversi.

Preso da un'angustia profonda e disperando dell'umano aiuto, corninciò una notte, come se vedesse presente il beato Francesco, a lamentarsi davanti a lui del suo stato: « Aiutami san Francesco, nel ricordo del favore e della devozione che ho mostrato per te!

Giacchè ti ho trasportato sul mio asino ho baciato i tuoi picdi e le tue sante mani, ti sono sempre stato devoto, sempre benevolo; ed ecco che io ora muoio per il tormento insostenibile di questo male! ».

Commosso da tali implorazioni, subito il Santo, memore dei favori ricevuti, apparve con un frate all'uomo che non poteva dormire.

Disse che era venuto perché da lui chiamato a portare rimedio per la guarigione.

Toccò la parte sofferente con un bastoncino, che recava su di sé il segno del Tau.

Subito si ruppe l'ascesso e, ricuperata la salute, fino ad oggi è rimasta impressa in quella parte il segno del Tau.

Con tale sigillo san Francesco firmava le sue lettere, ogni qualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche suo scritto.

[981] 160. Fu portata al sepolcro del Santo una fanciulla, che aveva da un anno il collo mostruosamente inclinato e la testa congiunta ad una spalla, sì che non riusciva a guardare alcuno se non di sbieco.

Essa mentre stava posando il capo sotto l'arca in cui era rinchiuso il prezioso corpo del Santo, all'improvviso raddrizzò il collo e, commossa dal subitaneo mutamento, prese a fuggire e a piangere.

Sulla spalla su cui era stata ripiegata la testa, si vedeva ora una specie di incavo, che le aveva procurato la lunga infermità.

[982] 161. Nel contado di Narni, un fanciullo aveva una tibia tanto contorta da non riuscire in alcun modo a camminare senza l'aiuto di due stampelle.

Sofferente di tale infermità fin dall'infanzia, divenne mendico e non conosceva nemmeno i suoi genitori.

Egli fu risanato per i meriti del beato Francesco, e poté camminare liberamente dove voleva, senza bastone.

[983] 162. Un uomo di nome Niccolò, di Foligno, aveva la gamba sinistra rattrappita e soffriva per così grande disgrazia; aveva speso con i medici per riottenere la sua salute tanto che si era indebitato oltre ogni volere e possibilità.

Non avendo tratto alcun sollievo dal loro aiuto, esacerbato dal cruento dolore tanto che coi suoi ripetuti urli non permetteva nemmeno ai vicini di dormire di notte, finalmente fece voto a Dio e a san Francesco e si fece portare alla sua tomba.

Mentre stava pregando durante la notte davanti al tumulo, la gamba gli si raddrizzò, ed egli esultante di gioia poté ritornare a casa senza alcun bastone.

[984] 163. Anche un fanciullo, che aveva una gamha rattrappita sì che il ginocchio gli toccava il petto e il calcagno le natiche, fu trasportato al sepolcro del beato Francesco; era accompagnato dal padre che macerava la propria carne con un cilicio e dalla madre che faceva per lui penitenza.

Egli guarì con subitanea e completa salute.

[985] 164. Nella città di Fano vi era un uomo rattrappito, le cui tibie coperte di piaghe aderivano alle cosce ed esalavano un fetore tale che gli infermieri non lo volevano accettare nell'ospedale.

Egli per i meriti del beato Francesco, avendone invocato la misericordia, di lì a poco si rallegrò per la guarigione.

[986] 165. Una fanciulla di Gubbio, che aveva le mani contratte, e aveva perduto ormai da un anno l'uso di tutte le membra, fu accompagnata dalla sua nutrice con un'immagine di cera alla tomba del Santo, per ottenere la guarigione.

Dopo otto giorni che si trovava là, le fu interamente restituito l'uso di tutte le membra, rese atte al loro compito.

[987] 166. Anche un altro fanciullo di Montenero, giaceva da più giorni davanti alla porta della chiesa, ove riposa il corpo del beato Francesco, poiché egli non poteva camminare né stare a sedere; infatti dalla cintola in giù era privo di forze e dell'uso delle membra.

Un giorno entrò in chiesa e al semplice tocco del sepolcro del beatissimo padre, tornò fuori risanato ed incolume.

Raccontava poi questo fanciulletto che, mentre si trovava davanti alla tomba del glorioso Santo, gli si presentò sul sepolcro un giovane, vestito dell'abito dei frati e recava in mano delle pere; mentre lo chiamava per nome, gli offrì una pera e lo esortò a mangiarla.

Egli accettando una pera dalle sue mani, rispondeva: « Ecco, vedi sono rattrappito, non posso affatto mettermi in piedi ».

Tuttavia mangiò la pera offertagli e cominciò a protendere la mano all'altra pera che gli veniva offerta dal giovane.

L'altro lo esortava ad alzarsi, ma egli, oppresso dalla malattia, non ci riusciva.

Mentre il fanciullo stendeva la mano verso la pera, il giovane, dopo avergli mostrato il frutto, gli prese la mano e condottolo fuori, scomparve dalla sua vista.

Costui completamente risanato, cominciò a gridare a gran voce, manifestando a tutti l'accaduto.

[988] 167. Un altro cittadino di Gubbio che aveva portato in una cesta alla tomba del santo padre, il figlio rattrappito lo riebbe risanato.

Era stato così spaventosamente contratto che le tibie aderendo alle cosce si erano come completamente inaridite.

[989] 168. Nella diocesi di Volterra, c'era un uomo di nome Riccomagno, che appena riusciva a strisciare per terra con le mani.

Anche la madre per la sua mostruosità l'aveva abbandonato.

Appena fece umilmente un voto al beato Francesco, fu risanato.

[990] 169. Nella stessa diocesi due donne, di nome Verde e Sanguigna, erano così contratte da non potersi muovere se non trasportate da altri, ed avevano le mani tutte scorticate, perché si appoggiavano su di esse per muoversi.

Esse appena fatto un voto furono guarite.

[991] 170. Un certo Giacomo da Poggibonsi era così spaventosamente curvo e contratto da aderire con la bocca alle ginocchia.

La madre, vedova, lo condusse ad un oratorio del beato Francesco, e dopo aver recitata una preghiera al Signore per la sua guarigione, lo ricondusse a casa guarito.

[992] 171. A Vicalvi, la mano rattrappita di una donna, per i meriti del padre santo, tornò simile all'altra.

[993] 172. Nella città di Capua una donna aveva fatto voto di visitare di persona il sepolcro del beato Francesco.

Essa, dimenticatasi per le preoccupazioni familiari, del voto fatto, perdette all'improvviso l'uso della parte destra.

Non le riusciva di voltare da alcuna parte la testa e il braccio, per la contrazione dei nervi.

E così tutta piena di dolori stancava i suoi vicini col suo continuo ululato.

Passarono allora davanti alla sua casa due frati che, pregati da un sacerdote, entrarono dalla poveretta.

Essa confessata la dimenticanza del voto, e ricevuta da essi la benedizione, in quell'istante si alzò e, resa più saggia attraverso il castigo, adempì senza indugio la promessa.

[994] 173. Bartolomeo da Narni, mentre dormiva all'ombra di un albero, per un'insidia diabolica perdette l'uso di una gamba e di un piede, ed essendo molto povero non sapeva e chi rivolgersi.

Ma l'amico dei poveri, Francesco, vessillifero di Cristo, gli apparve mentre dormiva e gli ordinò di recarsi in un certo luogo.

Tentò egli di trascinarsi fin là, ma mentre sbagliava la strada, udì una voce che gli diceva: « La pace sia con te!

Io sono colui al quale tu ti sei votato! ».

E lo condusse in quel luogo e pose una mano, così gli parve, sul piede e l'altra sulla gamba; in tal modo gli restituì l'uso delle membra che erano inaridite.

Costui era allora in età avanzata e per la durata di sei anni era rimasto così paralizzato.

[995] 174. Molti prodigi simili operò san Francesco mentre ancora viveva.

Così passando una volta per la diocesi di Rieti, arrivò ad un paese, nel quale una donna, tutta in lacrime, portava in braccio un figlio di otto anni, che venne a deporre ai suoi piedi.

Il fanciullo purtroppo da quattro anni si era così gonfiato da non potersi guardare nemmeno le gambe.

Il Santo, ricevutolo con benevolenza, passò sul ventre di lui le sue santissime mani.

Al suo tocco, svanito il gonfiore, il bambino fu all'improvviso risanato, e con la madre ormai felice, non finiva di ringraziare Dio e il suo Santo.

[996] 175. Nella città di Tuscanella, un cavaliere che dette ospitalità al beato Francesco, aveva un figlio unico zoppo e debole in tutto il corpo.

Benché avesse ormai trascorso gli anni dell'allattamento, tuttavia dormiva ancora nella culla.

Il cavaliere si prostrò umilmente ai piedi del sant'uomo e gli domandò gemendo la salute del figlio.

Il Santo si riteneva e si diceva indegno di donare così grande grazia, ma tuttavia fu vinto dall'insistenza delle sue invocazioni.

Dopo aver pregato, segnò il fanciullo e lo benedisse.

Davanti a tutti i presenti pieni di gioia, il fanciullo si alzò in piedi completamente guarito e poté camminare come voleva.

[997] 176. Un'altra volta, il Santo giunse vicino a Narni, dove c'era un uomo, di nome Pietro, paralitico e costretto al letto.

Questi sentendo che il Santo di Dio era là arrivato fece pregare il vescovo della città, che si degnasse di mandare a lui il servo dell'Altissimo Iddio, affinché lo risanasse.

La paralisi delle sue membra era talmente avanzata, che solo riusciva a muovere un poco la lingua e gli occhi.

Il beato Francesco, avvicinatosi a lui, gli tracciò un segno di croce dalla testa ai piedi, e subito, fugato ogni male, lo restituì alla salute di prima.

[998] 177. Presso Gubbio, una donna aveva ambedue le mani contratte, e non poteva con esse far nulla.

Venuto a sapere che l'uomo di Dio era entrato in città, tutta mesta e piangente si precipitò da lui, implorando compassione e mostrandogli le mani rattrappite.

Egli, mosso da pietà, toccò le sue mani e la risanò.

La donna tornata subito a casa, preparò tutta lieta con le proprie mani una torta di formaggio offrendola al sant'uomo.

Egli però ne accettò solo un poco per la profonda devozione della donna e le ordinò di mangiare il resto con la famiglia.

[999] 178. Una volta arrivò ospite alla città di Orte, dove abitava un fanciullo, di nome Giacomo, da lungo tempo tutto rattrappito; al cospetto del Santo, egli gli domandava insieme coi genitori la guarigione.

Per la lunga infermità aveva il capo applicato alle ginocchia e molte ossa rotte.

Ricevuto il segno della benedizione da san Francesco, in un istante cominciò a sgrovigliarsi e perfettamente raddrizzato si trovò così pienamente guarito.

[1000] 179. Un altro abitante della stessa città, che aveva tra le scapole un rigonfiamento della misura di una grossa pagnotta, benedetto da san Francesco, fu pienamente liberato e non gli rimase alcun segno.

[1001] 180. Nell'ospedale di Città di Castello, un giovane da tutti conosciuto, era rattrappito da sette anni, e si trascinava per terra al pari di una bestia.

Per lui la madre assai spesso implorava san Francesco, perché al figlio, ormai ridotto a strisciare, ritornasse l'andatura normale.

Il Santo, accettando la promessa ed esaudendo i gemiti della madre implorante, sciolse il mostruoso groviglio delle membra e restituì il figlio alla naturale scioltezza di movimenti.

[1002] 181. Prassede era quanto mai famosa fra le religiose di Roma e del territorio romano.

Fin dalla sua tenera infanzia, per amore dell'Eterno Sposo, si era rinchiusa in un'angusta cella e vi rimaneva già ormai da quarant'anni; essa godeva presso san Francesco di una speciale amicizia.

Infatti il Santo l'accolse nell'obbedienza, cosa che non aveva fatto per nessun'altra donna, concedendole devotamente l'abito della Religione, ossia la tonaca e il cordone.

Salita un giorno per le sue faccende nel solaio della sua celletta, a causa di un capogiro, cadde sfortunatamente a terra.

Si fratturò un piede e una gamba e in più si slogò una spalla.

La vergine di Cristo, nei molti anni passati, aveva voluto evitare la presenza di tutti e ancora manteneva fermo l'impegno; ma, giacendo ora a terra come un tronco e non accettando sollievo da alcuno, non sapeva dove rivolgersi.

Per ordine di un cardinale e su consiglio di religiosi, venne quindi esortata ad interrompere quella clausura, per avvalersi dell'aiuto di qualche pia donna, ed evitare così il pericolo di morte, possibile in quel frangente per incuria o negligenza.

Ma essa, rifiutando di accondiscendere alle loro domande, resisteva con tutte le sue forze, perché non le accadesse sia pur di poco di violare il suo voto.

Quindi si volse supplichevole ai piedi della divina misericordia e verso sera con pii lamenti, così implorava il beatissimo padre Francesco: « O mio santissimo Padre, che ovunque soccorri benigno alle necessità di tanti, che neppure conoscevi da vivo, perché non vieni in aiuto a me così infelice, a me che ho meritato sia pure indegnamente, quando eri in vita, la tua dolcissima amicizia?

Infatti è necessario, come puoi ben vedere, o Padre, o mutare il voto, o subire la morte! ».

Mentre col cuore e con la bocca diceva queste cose e implorava la misericordiosa pietà con ripetuti gemiti, colta da improvviso sonno, cadde come in un'estasi.

Ed ecco che il beatissimo padre, in candide vesti di gloria, sceso nell'oscura cella, cominciò con soavi accenti a parlare: « Alzati - disse -, o figlia benedetta, alzati, non temere! ».

« Ricevi il dono della completa guarigione e mantieni la tua promessa inviolata! ».

La prese per mano, l'alzò e disparve.

Essa intanto, girando qua e là per la celletta, non capiva che cosa fosse in lei accaduto, per mezzo del servo di Dio.

Credeva ancora di vedere una visione.

Infine affacciatasi alla finestra, fece il solito cenno.

Un monaco accorrendo da lei con molta sollecitudine, pieno di meraviglia le chiese: « Cos'è accaduto, o madre, che sei riuscita ad aizarti in piedi? ».

Ma essa credendo ancora di sognare e non sapendo che era lui, domandò che si accendesse il fuoco.

Portato che fu il lume, ritornò essa in sé, e non sentendo più alcun dolore narrò per ordine tutto ciò che era accaduto.

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