Leggenda dei tre compagni

Capitolo VII

Della grande fatica e pena che affrontò per restaurare la chiesa di San Damiano

E come dovette vincere se stesso per andare all'elemosina

[1420] 21. Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacra al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s'impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.

Di ritorno alla chiesa di San Damiano, tutto felice e fervente, si confezionò un abito da eremita e confortò il prete di quella chiesa con le stesse parole d'incoraggiamento rivolte a lui dal vescovo.

Indi, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore con l'anima inebriata.

Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa.

Diceva: "Chi mi dà una pietra, avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!".

Con ardente entusiasmo rivolgeva questo e simili appelli pieni di ingenuità, poiché questo eletto di Dio aveva un animo candido e fanciullo, non faceva ricorso al dotto linguaggio della sapienza umana, ma era semplice e immediato in tutto.

[1421] Molti si facevano gioco di lui, persuasi che gli avesse dato di volta il cervello, altri invece erano impietositi fino alle lacrime, vedendo quel giovane passato così rapidamente da una vita di piaceri e di capricci a una esistenza trasfigurata dall'ebbrezza dell'amore divino.

Ma lui, non badando agli scherni, rendeva con fervore grazie a Dio.

Quanto abbia tribolato in quei restauri, sarebbe lungo e difficile raccontarlo.

Abituato a ogni delicatezza nella casa paterna, eccolo ora portare pietre sulle spalle, soffrendo molti sacrifici per servire Dio.

[1422] 22. Quel buon prete guardava con simpatia Francesco appassionarsi al lavoro più che le sue forze non consentissero; e commosso, malgrado la propria indigenza, procurava di preparargli un vitto un po' speciale, sapendo che a casa sua era vissuto nell'agiatezza.

Invero, come l'uomo di Dio ebbe a confidare in seguito, nemmeno toccava i cibi che non gli andavano e spesso prendeva elettuari e confetture.

Un giorno che si accorse delle attenzioni usategli dal prete, disse fra sé: "Credi che troverai dappertutto questo sacerdote, che ti circonda di tante finezze?

Non è questa la vita d'uomo povero da te abbracciata.

Come il mendicante va di porta in porta con la scodella in mano e, spinto dalla necessità, vi raccoglie avanzi di cibi diversi, così devi cominciare a fare anche tu, per amore di Cristo che, nato nella povertà, visse poverissimo nel mondo, restò nudo e povero sul patibolo e venne sepolto in una tomba non sua".

Prese dunque una scodella, entrò in città e cominciò ad accattare di uscio in uscio, mettendo insieme gli avanzi di alimenti diversi.

Stupivano molti, ricordando come dianzi era vissuto da signore e vedendolo ora cambiato fino a questo punto.

Quando volle mangiare quell'intruglio, la prima reazione fu la nausea; una volta, nonché mangiare quella incresciosa poltiglia, non avrebbe neppure resistito a guardarla.

Ma seppe vincere la ripugnanza e cominciò a mangiare; gli sembrò di provarci più gusto che non ad assaporare una squisitezza.

Ne ebbe tale esultanza nel Signore, che la sua carne malgrado fosse debole e afflitta, si sentì irrobustita a sopportare lietamente per amore di Dio le cose più aspre e amare.

Ringraziò il Signore che aveva mutato l'amarezza in dolcezza, e lo confortava in tanti modi.

Disse allora al buon prete che, d'ora in poi, non gli preparasse o facesse preparare i pasti.

[1423] 23. Suo padre, a vederlo caduto in uno stato così miserabile, era in preda a cupo dolore.

Lo aveva amato ardentemente; ma adesso, per l'umiliazione e il dispiacere che provava vedendolo così cadaverico per le privazioni e il freddo, lo copriva di maledizioni ogni volta che lo incontrava.

L'uomo di Dio, ferito dalle maledizioni paterne, scelse come padre un poverello disprezzato e gli disse: "Vieni con me, e ti darò parte delle mie elemosine.

Quando vedrai mio padre maledirmi, io ti dirò: "Benedicimi, o padre!"

E tu farai su di me il segno della croce e mi benedirai al suo posto".

Mentre il povero lo benediceva così l'uomo di Dio diceva a suo padre: "Non credi che il Signore possa darmi un padre che, contro le tue maledizioni, mi copra di benedizioni?".

Molti di quelli che lo schernivano, vedendolo sopportare con pazienza tutte quelle tribolazioni, erano colpiti da stupore e ammirazione.

[1424] Un mattino d'inverno, mentre pregava coperto di miseri indumenti, il suo fratello carnale, passandogli vicino, osservò con ironia rivolgendosi a un concittadino: "Di' a Francesco che ti venda almeno un soldo del suo sudore!".

L'uomo di Dio, sentite le parole beffarde, fu preso da gioia sovrumana e rispose in francese: "Venderò questo sudore, e molto caro, al mio Signore".

[1425] 24. Mentre lavorava con impegno a restaurare la chiesa di San Damiano, volendo che le lampade vi restassero sempre accese, andava per la città alla questua dell'olio.

Ma un giorno, capitato nei pressi d'una casa, vi scorse degli uomini riuniti a giocare.

Vergognandosi di chiedere l'elemosina davanti a loro, tornò sui suoi passi.

Pensandoci su, si rimproverò di aver peccato di viltà.

Corse là dove si giocava e confessò alla presenza di tutti che per rispetto umano, si era vergognato di chiedere la carità.

Poi entrò in quella casa e, parlando francese, domandò per amore di Dio l'olio necessario per le lampade della chiesa.

[1426] C'erano anche altre persone ad aiutarlo nei restauri.

Francesco, luminoso di gioia, diceva a voce alta, in francese, ai vicini e a quanti transitavano di là: "Venite, aiutatemi in questi lavori!

Sappiate che qui sorgerà un monastero di signore, e per la fama della loro santa vita, sarà glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre celeste".

Era animato da spirito profetico, e preannunciò quello che sarebbe accaduto in realtà.

Fu appunto nel sacro luogo di San Damiano che prese felicemente avvio, ad iniziativa di Francesco, a circa sei anni dalla sua conversione, l'Ordine glorioso e ammirabile delle povere donne e sacre vergini.

Quell'ideale sublime di vita fu più pienamente confermato per autorità della sede apostolica da papa Gregorio IX, di santa memoria, quando era vescovo di Ostia.

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