Leggenda dei tre compagni

Capitolo IX

Della vocazione di Silvestro e della visione che egli ebbe prima di entrare nell'Ordine

[1433] 30. Il giorno che messer Bernardo stava distribuendo, come già abbiamo detto, i suoi beni ai poveri, Francesco era presente e mirava quell'opera stupenda del Signore, glorificandolo e lodandolo in cuor suo.

Capitò colà un sacerdote, di nome Silvestro, da cui Francesco aveva comprato pietre per il restauro di San Damiano.

Vedendo distribuire tutto quel denaro per consiglio dell'uomo di Dio, Silvestro fu preso da morbosa cupidigia e gli disse: " Francesco, non mi hai pagato come dovevi le pietre acquistate da me ".

Udendo la recriminazione ingiusta, il Santo, che abominava l'avarizia, si accostò a messer Bernardo, affondò la mano nel suo mantello gremito di monete, e la tirò fuori piena di soldi, che versò al prete borbottone.

Ne agguantò poi un'altra manciata, dicendo: " Sei pagato a dovere, adesso, messer sacerdote? ".

Rispose Silvestro " Oh, sì, fratello ".

E tutto gongolante tornò a casa col denaro.

31. Ma pochi giorni dopo, il prete Silvestro, ispirato dal Signore, si mise a riflettere sul gesto di Francesco.

E diceva fra sé: " Sono proprio un miserabile!

Eccomi vecchio e ancora a concupire e cercare insaziabilmente le cose di questo mondo; mentre questo giovane le disprezza e calpesta per amore di Dio ".

[1434] La notte seguente, vide in sogno una immensa croce, la cui sommità toccava il cielo e il cui piede stava appoggiato alla bocca di Francesco, e i bracci si stendevano da una parte e dall'altra del mondo.

Svegliatosi, il sacerdote capì e fermamente credette che Francesco era vero amico e servo di Cristo, e il suo movimento religioso si sarebbe dilatato prodigiosamente in tutto il mondo.

Cominciò a temere Dio e a fare penitenza a casa sua.

E poco tempo dipoi entrò nel nuovo Ordine, vi condusse una vita santa e finì con una morte gloriosa.

[1435] 32. Francesco, uomo di Dio, con i due fratelli di cui abbiamo parlato, non avendo un alloggio dove poter dimorare insieme, si rifugiò con loro presso una chiesa povera e abbandonata: Santa Maria della Porziuncola.

Là si prepararono una capanna per vivere in comunità.

Alcuni giorni più tardi, un assisano, Egidio, scese da loro, e con sincero rispetto e devozione, in ginocchio, pregò l'uomo di Dio di riceverlo con sé.

Francesco, toccato dalla fede e bontà di lui e presagendo che potrebbe ottenere da Dio molta grazia ( come poi accadde in effetto ), lo ricevette lietamente.

Riunitisi i quattro, riboccanti di indicibile gioia e felicità nello Spirito Santo, in vista di un profitto spirituale maggiore, si divisero così:

[1436] 33. Francesco unitamente a Egidio andò nella Marca di Ancona, gli altri due si posero in cammino verso un'altra regione.

Andando verso la Marca, esultavano giocondamente nel Signore.

Francesco, a voce alta e chiara, cantava in francese le lodi del Signore, benedicendo e glorificando la bontà dell'Altissimo.

Tanta era la loro gioia, che pareva avessero scoperto un magnifico tesoro nel podere evangelico della signora Povertà, per amore del quale si erano generosamente e spontaneamente sbarazzati di ogni avere materiale, considerandolo alla stregua di rifiuti.

E disse il Santo a Egidio: " Il nostro movimento religioso sarà simile al pescatore, che getta le sue reti nell'acqua e cattura una moltitudine di pesci, poi, lasciando cadere nell'acqua quelli piccoli, ammucchia nelle ceste quelli grossi ".

Profetava con questa similitudine l'espansione del suo Ordine.

L'uomo di Dio non teneva ancora delle prediche al popolo ma, attraversando città e castelli, tutti esortava ad amare e temere Dio, a fare penitenza dei loro peccati.

Egidio esortava gli uditori a credere nelle parole di Francesco, dicendo che dava ottimi consigli.

[1437] 34. Gli ascoltatori si domandavano l'un l'altro: " Chi sono questi due? cosa ci stanno dicendo? ".

A quei tempi l'amore e il timor di Dio erano come spenti nei cuori, quasi dappertutto; la penitenza era ignorata, anzi la si riteneva una insensataggine.

A tanto erano giunte la concupiscenza carnale, la bramosia di ricchezza e l'orgoglio, che tutto il mondo pareva dominato da queste tre seduzioni diaboliche.

Su questi uomini evangelici correvano perciò opinioni contrastanti.

Alcuni li consideravano dei pazzoidi e dei fissati; altri sostenevano che i loro discorsi provenivano tutt'altro che da demenza.

Uno degli uditori osservò: " Questi qui o sono uniti a Dio in modo straordinariamente perfetto, o sono dei veri insensati poiché menano una vita disperata: non mangiano quasi niente, camminano a piedi nudi, hanno dei vestiti miserabili ".

Ciò nonostante, vedendo quel modo di vivere così austero eppure così lieto, furono presi da trepidazione.

Nessuno però osava seguirli.

Le ragazze, al solo vederli da lontano, scappavano spaventate, nella paura di restare affascinate dalla loro follia.

Percorsa che ebbero quella provincia, fecero ritorno al luogo di Santa Maria.

[1438] 35. Trascorsi pochi giorni, vennero a loro tre altri uomini di Assisi: Sabbatino, Morico, Giovanni de Capella, che supplicarono Francesco di riceverli nella fraternità.

Egli li accolse con umiltà e affetto.

Quando andavano per elemosina, attraverso la città appena qualcuno gliela faceva.

I più li coprivano di villanie: " Come! avete buttato via la roba vostra, e adesso volete mangiare sulle spalle degli altri ".

Così erano costretti a soffrire una incresciosa penuria.

Da parte loro, i genitori e i consanguinei, non li potevano vedere; gli altri concittadini li schernivano come eccentrici scervellati.

A quei tempi infatti nessuno osava abbandonare i propri averi e andare a chiedere la carità di porta in porta.

Solo il vescovo di Assisi, al quale l'uomo di Dio ricorreva di frequente per consigliarsi, lo riceveva con benevolenza.

Una volta gli ebbe a dire: " La vostra vita mi sembra dura e aspra, poiché non possedete nulla a questo mondo ".

Rispose il Santo: " Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci.

E dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e così viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto l'amore del prossimo.

Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a questo mondo ".

Al vescovo piacque molto la risposta dell'uomo di Dio, che disprezzò tutte le ricchezze transitorie, e sopra tutto il denaro.

In tutte le sue Regole infatti esaltava appassionatamente la povertà, e a tutti i frati inculcava la preoccupazione di non toccare denaro.

[1439] Egli ebbe a scrivere più Regole, e le sperimentava prima di comporre quella definitiva, che lasciò ai fratelli.

In una di esse esprime il suo rifiuto del denaro con queste parole: " Stiamo attenti, noi che abbiamo lasciato tutto, a non perdere il regno dei cieli per così poco.

E se ci capitasse di trovare del denaro, non facciamone caso più che della polvere che calpestiamo ".

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