Specchio di perfezione

Parte seconda - Della carità, compassione e condiscendenza verso il prossimo

27. Sua tenerezza verso un fratello che moriva di fame, e come mangiò con lui e ammonì i fratelli a usare discrezione nella penitenza

[1712] 36. Nel tempo in cui Francesco cominciò ad avere dei fratelli e abitava con essi a Rivotorto presso Assisi, una volta, sulla mezzanotte, mentre stavano riposando, un frate si mise a gridare: « Muoio! muoio! ».

Tutti si svegliarono stupefatti e spaventati.

Francesco si alzò e disse: « Fratelli, levatevi e accendete un lume ».

Acceso che fu il lume, il Santo interrogò: « Chi ha detto: Muoio? ».

Quel frate rispose: « Sono stato io ».

E Francesco: « Ma che hai? di che cosa stai morendo? ».

E quello: « Muoio di fame! ».

Allora Francesco fece preparare la mensa e, da uomo pieno di affetto e sensibilità, si mise a mangiare con lui, affinché non si vergognasse di prendere cibo da solo.

Volle anzi che tutti gli altri frati partecipassero al pasto.

Come tutti i presenti, anche quel fratello si era da poco convertito al Signore, e come loro soleva affliggere il corpo oltre misura.

Dopo la refezione, disse Francesco: « Carissimi, vi esorto a studiare ognuno la propria complessione, poiché sebbene qualcuno possa sostentarsi con meno cibo che un altro, voglio tuttavia che colui il quale ha bisogno di un nutrimento più abbondante, non lo imiti in questo.

Ciascuno, conoscendo il proprio stato fisico, dia al suo corpo il sostentamento necessario, così che sia in grado di servire allo spirito.

Come siamo obbligati ad astenerci dal cibo superfluo che appesantisce il corpo e l'anima, cosi dobbiamo rifuggire un digiuno esagerato, poiché il Signore vuole misericordia e non sacrificio ».

Soggiunse: « Quello che ho fatto io, fratelli carissimi cioè di mangiare insieme al fratello mio affinché non si vergognasse a cibarsi da solo, è stato ispirato dalla grande necessità e da amore.

Però in avvenire non voglio comportarmi così; non sarebbe degno di religiosi né conveniente.

Quindi voglio e ordino che ogni fratello doni al suo corpo il necessario, a misura della nostra povertà ».

[1713] 37. I primi frati e quelli che vennero dopo di loro per lungo tempo, affliggevano il loro corpo fuor d'ogni misura astenendosi da cibo e bevande, rinunciando al sonno, non riparandosi dal freddo, vestendo ruvidi panni, lavorando con le loro mani, portando sulla carne cerchi di ferro e aspre corazze e cilizi.

Il padre santo, considerando che con tali durezze ascetiche i fratelli rischiavano di ammalarsi e altri erano già caduti infermi, in un Capitolo proibì che si portasse sulle carni altro che la tonaca.

Noi, che siamo vissuti con lui, possiamo attestare che in tutto il corso della sua vita egli fu verso i fratelli discreto e moderato, in modo però ch'essi non deviassero mai dalla povertà e dallo spirito del nostro Ordine.

Lui però, il nostro padre santissimo, dal momento della conversione e fino alla morte, fu austero verso il suo corpo, sebbene fosse di costituzione fragile e, quando viveva nella sua famiglia, fosse costretto a usarsi molti riguardi.

Osservando una volta come i frati violavano la povertà e la frugalità nei cibi e in ogni cosa, in una predica rivolta ad alcuni frati, ma diretta a tutti, ebbe a dire: « I miei fratelli non pensano che al mio corpo sarebbe necessaria un'alimentazione migliore; ma poiché bisogna che io sia modello ed esempio a tutti i frati, voglio esser contento di scarsi e miseri cibi, e usare d'ogni altra cosa secondo povertà, aborrendo tutto ciò che sia costoso e ricercato ».

28. Come condiscese a un frate malato, mangiando uva con lui

[1714] 38. Un'altra volta, trovandosi Francesco nello stesso luogo, un fratello, molto spirituale e da tempo nell'Ordine, era malato e senza forze.

Francesco ebbe compassione di lui.

Allora i frati sia sani che malati con grande letizia vivevano nella povertà come fossero nell'abbondanza; nelle infermità non usavano medicine e neppure le richiedevano, anzi prendevano volentieri cose nocive alla salute.

Sicché Francesco disse fra sé: « Se questo fratello, di buon mattino, mangiasse dell'uva matura, credo che ne avrebbe giovamento ».

Così pensò e così fece.

Si alzò di fatto un giorno di buon'ora, chiamò segretamente quel frate, lo condusse in una vigna vicina al luogo e scelse una vite dai grappoli maturi.

E sedendosi accanto a quella, cominciò a mangiare l'uva insieme con lui affinché non si vergognasse a mangiar da solo.

Così il frate riprese forza, e insieme lodarono il Signore.

Quel frate si ricordò per tutta la vita della compassione e dell'affetto che il padre santo gli aveva dimostrato, e con devozione grande ricordava piangendo ai fratelli quel fatto.

29. Come spogliò se e il compagno per vestire una povera vecchia

[1715] 39. Presso Celano, in tempo d'inverno, Francesco indossava un panno a guisa di mantello, prestatogli da un amico dei frati.

E venne a lui una vecchietta, chiedendo l'elemosina.

Egli immediatamente si tolse di dosso quel panno e sebbene non fosse suo, lo donò alla povera vecchia, dicendo: « Va', e fattene un vestito, poiché ne hai molto bisogno ».

La vecchietta sorrise e stupefatta, non so se per timore o per gioia, prese il panno dalle mani di lui, e preoccupata che indugiando non rischiasse di perdere il dono, si allontanò in fretta e tagliò il panno con le forbici.

Ma accorgendosi che la stoffa non bastava per confezionare un vestito, ricorse alla bontà del Santo, per mostrargli che il panno era troppo scarso.

Il Santo volse gli occhi al compagno che portava sulle spalle un mantello uguale al suo, e gli disse: « Senti cosa dice questa poverella?

Sopportiamo il freddo per amor di Dio, e lascia a questa povera quel panno, così che possa completare il suo vestito ».

Il compagno se ne privò subito, proprio come aveva fatto il Santo.

Così entrambi restarono senza mantello, per vestire la poverella.

30. Come stimava furto non dare il mantello a chi ne aveva bisogno

[1716] 40. Tornando da Siena, incontrò un povero e disse al compagno: « Dobbiamo restituire il mantello a questo poveretto, a cui appartiene.

Noi lo abbiamo preso a prestito, fino a che non trovassimo uno più povero di noi ».

Ma il compagno, vedendo il bisogno del caritatevole padre, si opponeva tenacemente che se ne privasse per provvedere a un altro.

E Francesco: « Non voglio esser ladro! Saremmo infatti accusati di furto, se non dessimo il mantello a chi è più bisognoso ».

Così il Santo regalò al povero il proprio mantello.

31. A che patto diede un mantello nuovo a un povero

[1717] 41. Presso la Celle di Cortona, Francesco portava un mantello nuovo, che i frati avevano acquistato apposta per lui.

Giunse al luogo un povero, piangendo la moglie morta e la famiglia misera e derelitta.

Preso da compassione, il Santo disse: « Ti dò il mantello, a patto che tu non lo ceda a nessuno, se non sia disposto a comprarlo pagandolo bene ».

Udendo Ciò, i frati corsero verso il povero per togliergli il mantello.

Ma lui, facendosi coraggio sotto lo sguardo di Francesco, teneva stretto a due mani l'indumento.

Alla fine i frati riscattarono il mantello, consegnando al povero il prezzo dovuto.

32. Come un povero, per un'elemosina del beato FRancesco, cessò dall'odiare e ingiuriare il suo padrone

[1718] 42. Presso Colle, nel contado di Perugia, Francesco incontrò un uomo, che aveva conosciuto in precedenza, mentre viveva nel mondo.

E gli disse: « Come va, fratello? ».

Ma quello, tutto in collera, prese a scagliare maledizioni contro il suo padrone: « Per colpa del mio padrone, che Dio lo maledica, non può andarmi che male, poiché mi ha rapinato ogni mio avere ».

Vedendo Francesco che quello persisteva nel suo odio mortale, ebbe pietà dell'anima sua e gli rispose: « Fratello, per amore di Dio perdona al tuo padrone!

Libera la tua anima, e forse colui ti restituirà gli averi che ti ha tolto.

Altrimenti, perduti i tuoi beni, tu perderai anche l'anima tua ».

Ma l'altro insistette: « Non potrò perdonargli sinceramente, finché non mi abbia restituito il mio ».

Allora Francesco gli disse: « Ecco, ti dono questo mantello, e ti prego di perdonare al tuo padrone per amore del Signore Dio ».

Subito il cuore di quell'uomo fu raddolcito e, indotto dal beneficio, smise di ingiuriare il padrone.

33. Come mandò il suo mantello a una povera donna che soffriva d'occhi come lui

[1719] 43. Una poverella venne da Machilone a Rieti per curarsi una malattia agli occhi.

Quando il medico andò da Francesco, gli riferì: « Fratello, è venuta da me una donna malata di occhi, ed è tanto povera che devo io farle le spese ».

A sentir questo, il Santo ne fu commosso e fatto chiamare uno dei frati, che era il suo guardiano, gli disse: « Frate guardiano, bisogna che restituiamo quello che non è nostro ».

E quello: « Cos'è che non è nostro, fratello? ».

Rispose: « Questo mantello qui che abbiamo preso a prestito da quella donna povera e malata, bisogna le venga reso ».

Concluse il guardiano: « Fratello, fai quello che ti sembra meglio ».

Allora Francesco, tutto felice, fece venire un suo amico di molta spiritualità, e gli disse: « Prendi questo mantello e dodici pani, va'da quella povera donna malata d'occhi e dille: – Quel povero a cui hai prestato questo mantello ti ringrazia. Riprendilo: è tuo – ».

Quello andò e ripeté alla donna le parole di Francesco.

Ma la donna, temendo di esser presa in giro, gli disse tra impaurita e infastidita: « Lasciami in pace. Non capisco quello che dici ».

Ma lui le consegnò il mantello e i dodici pani.

Essa, constatando che aveva parlato sul serio, accettò con commozione e rispetto, felice, lodando il Signore.

E temendo che il regalo le venisse portato via, si levò di nascosto nella notte e tornò con gioia a casa sua.

Francesco aveva stabilito con il guardiano che ogni giorno, finché fosse rimasta lì, le venissero pagate le spese.

Noi che siamo vissuti con lui, possiamo testimoniare di che infinita carità e bontà egli fosse verso malati e sani, non solo suoi frati, ma tutti i poveri.

E le cose più strettamente necessarie al suo corpo, che i frati talora acquistavano con non poco zelo e fatica, egli rabbonendoci prima perché non ci agitassimo, dava con molta letizia intima ed anche esteriore ai poveri, privandone se stesso.

E per questo il ministro generale e il guardiano suo gli avevano ordinato di non dare a nessuno, senza loro permesso, la sua tonaca.

Perché spesso i frati, sospinti da devozione, gli chiedevano la tonaca e lui subito la dava, talvolta dividendola, e una parte conservando per sé ( poiché non indossava che la sola tonaca ), una parte dandola in regalo.

34. Come diede una tonaca ai frati, che gliela chiedevano per amore di Dio

[1720] 44. Una volta, che andava predicando in una regione, gli si fecero incontro due frati francesi i quali, avendo ricevuto da lui una grande consolazione, gli chiesero la sua tonaca per amore di Dio.

Non appena sentì nominare l'amor di Dio, Francesco si levò la tonaca e la consegnò a loro rimanendo svestito per qualche ora.

Poiché quando gli veniva ricordato l'amore di Dio, sia che gli si chiedesse la corda o la tonaca o qualunque altra cosa, non diceva mai di no a nessuno.

E molto gli dispiaceva e spesso rimproverava i frati allorché li udiva nominare inutilmente l'amore di Dio.

Diceva: « Così stupendamente alto e prezioso è l'amore di Dio, che non dovrebbe essere nominato che raramente, per grande necessità e con molta riverenza ».

E uno di quei frati si levò la propria tonaca e la diede a lui.

Similmente quando dava la tonaca o una parte di essa a qualcuno, pativa gran privazione e tribolazione, poiché non poteva averne tanto presto un'altra, specie esigendo che sempre fosse poverissima e talora rappezzata dentro e fuori.

E mai, o di rado, si adattava a indossare una tonaca confezionata di panno nuovo, ma si faceva dare da un altro frate la veste portata per lungo tempo.

Talvolta prendeva una parte della tonaca da un frate, e l'altra parte da un altro.

All'interno ci adattava talora un panno nuovo, a motivo delle sue molte malattie e per riparare dal freddo lo stomaco e la milza.

Conservò questa povertà e la osservò fino a quando migrò al Signore.

Pochi giorni avanti il suo trapasso, poiché era idropico e quasi disseccato e afflitto da numerose infermità, i frati gli prepararono parecchie tonache affinché, secondo il bisogno, potesse mutarle giorno e notte.

35. Come volle dare di nascosto a un povero una pezza di panno

[1721] 45. Un povero venne al beato Francesco e chiese ai fratelli per amore di Dio un pezzo di panno.

Ciò udendo, il Santo disse a un frate: « Cerca per la casa, se puoi trovare qualche pezzo di panno, e dallo a quel povero ».

Dopo aver girato tutta la casa, quel frate disse che non se ne trovava.

Ma Francesco, affinché quel mendico non se ne tornasse a mani vuote, andò in un luogo appartato, perché il guardiano non glielo impedisse, e sedendo prese un coltello e cominciò a tagliare alla sua tonaca una pezza cucita al di dentro, per poterla consegnare a quel povero.

Senonché il guardiano si accorse di quanto succedeva, andò difilato da lui e gli fece proibizione di far ciò, poiché era malato, e poi faceva un gran freddo che Francesco pativa tanto.

Gli disse Francesco: « Se vuoi che non dia un pezzo della mia veste, occorre assolutamente che tu gliene procuri in altra maniera a quel fratello povero ».

Così i frati diedero al mendicante un po'di stoffa strappata ai loro indumenti, cedendo all'insistenza del Santo.

Quando andava per il mondo a predicare, camminando a piedi, o stando in groppa a un asino quando era infermo, o anche montato a cavallo quando gli era strettamente necessario ( giacché altrimenti non si permetteva di cavalcare, e fece un'eccezione solo poco prima della morte ), se qualche frate gli imprestava un mantello, non lo voleva accettare che a patto di poterlo donare a qualunque povero incontrasse o venisse a lui, quando il cuore gli faceva intuire che fosse necessario.

36. Come disse a frate Egidio di dare il mantello a un povero

[1722] 46. Nei primordi dell'Ordine, sostando Francesco a Rivotorto con i due compagni, che soli allora aveva ecco un uomo di nome Egidio, che fu il terzo fratello, venire a lui per abbracciare la sua vita.

Egli rimase alquanti giorni con i vestiti che aveva portato nel mondo.

Arrivò a quel luogo un povero a chiedere l'elemosina al beato Francesco.

Questi, rivolgendosi a Egidio, gli disse: « Dona al fratello povero il tuo mantello ».

Ed Egidio con grande gioia se lo tolse di dosso e lo consegnò al mendicante.

Immediatamente Dio fece scendere una grazia nuova nel cuore di Egidio, che aveva dato al povero il suo mantello.

Così, accolto nella fraternità dal beato Francesco, egli sempre avanzò nella virtù fino a toccare la più alta perfezione.

37. Della penitenza che inflisse a un fratello che aveva giudicato male un povero

[1723] 47. Andato Francesco a predicare, in un luogo di frati presso Rocca di Brizio, accadde che nel giorno stesso in cui aveva da predicare, si presentasse a lui un povero ammalato.

Preso da compassione, Francesco cominciò a parlare al suo compagno della povertà e della malattia di quello.

Il compagno però rispose: « Fratello, è vero che costui sembra tanto povero, ma forse in tutta la provincia non esiste un uomo che, nel desiderio, sia più ricco di lui ».

Subito, Francesco lo rimproverò duramente, sicché il compagno confessò la sua colpa.

Francesco riprese: « Vuoi fare la penitenza che ti imporrò? ».

Replicò il compagno: « La farò volentieri ».

Francesco riprese: «V a', svesti la tonaca e gettati così ai piedi del povero e digli in qual modo hai peccato contro di lui, denigrandolo; e digli che preghi per te ».

Il compagno andò e fece tutto quello che Francesco gli aveva indicato.

Fatto ciò, indossò la tonaca e tornò dal Santo.

Francesco disse: « Vuoi sapere in che modo hai peccato contro il povero, anzi contro Gesù?

Ebbene, quando vedi un povero, pensa a Colui nel nome del quale viene, Cristo, che prese sopra di sé la nostra povertà e infermità.

La povertà e infermità di questo meschino è infatti come uno specchio nel quale dobbiamo vedere e contemplare con tenerezza l'infermità e povertà che il Signore nostro Gesù Cristo portò nel suo corpo per la nostra salvezza ».

38. Come fece dare un nuovo testamento a una donna povera, madre di sue frati

[1724] 48. Mentre dimorava a Santa Maria della Porziuncola, una donna povera e anziana, che aveva due figli nell'Ordine, venne a chiedere l'elemosina al beato Francesco.

Subito il Santo disse a frate Pietro di Cattanio, allora ministro generale: « Possiamo trovare qualcosa da offrire a nostra madre? ».

Era solito dire che la madre di un frate era madre sua e di tutti i fratelli.

Gli rispose Pietro: « In casa non c'è niente da poterle dare, poiché lei vorrebbe un'elemosina con cui alimentarsi.

E in chiesa abbiamo soltanto un Nuovo Testamento nel quale facciamo le letture durante il mattutino ».

In quel tempo i frati non avevano breviari né molti salterii.

Concluse Francesco: « Allora, da'a nostra madre il Nuovo Testamento, affinché lo possa vendere per sovvenire alle sue necessità.

Io credo fermamente che piacerà a Dio e alla beata Vergine questo gesto più che il farci delle letture ».

E così glielo diede.

Potrebbe essere detto e scritto di Francesco quanto si legge a proposito di Giobbe: La compassione uscì dall'utero materno ed è cresciuta insieme a lui.

E a noi, che siamo vissuti con lui, sarebbe lungo e difficoltoso scrivere e narrare non solo le cose che dell'amore e della bontà di lui verso i fratelli e gli altri poveri apprendemmo dagli altri, ma anche quelle che abbiamo visto con i nostri occhi.

Indice