Specchio di perfezione

Parte quarta - Zelo del santo per l'obbedienza della regola e per la perfezione dell'Ordine tutto

77. Come lodava l'osservanza della regola e voleva che i frati la conoscessero e ne parlassero, e morissero tenendola in mano

[1771] 95 Perfetto zelatore e amante dell'osservanza del Vangelo, il beato Francesco amava ardentemente che tutti mettessero in pratica la Regola, che è vivere il Vangelo, e diede una speciale benedizione a coloro che sono e saranno veri zelatori di essa.

Ai suoi discepoli diceva che la Regola è il libro della vita, la speranza della salvezza, la caparra della gloria, il midollo del Vangelo, la via della croce, lo stato di perfezione, la chiave del paradiso, il patto di eterna alleanza.

Voleva che tutti ne avessero una copia e la sapessero a mente, e che nelle loro conversazioni i frati ne parlassero di frequente, per evitare lo scoramento, e ne meditassero dentro di sé per richiamare il giuramento pronunciato.

Prescrisse che la Regola fosse sempre davanti al loro sguardo, a rammentare il loro ideale di vita e a stimolo di osservanza.

E, più ancora, volle e insegnò ai frati di morire con essa.

78. Di un santo fratello laico, martirizzato mentre teneva la regola tra le mani

[1772] 96 Non scordò questo santo esempio e questi dettami del beatissimo padre, un fratello laico, che crediamo indubbiamente assunto nel coro dei martiri, e andò tra gli infedeli per brama di martirio.

Mentre i Saraceni lo portavano alla pena capitale, egli, tenendo con grande fervore la Regola tra le mani e piegando umilmente le ginocchia, disse al compagno: « Mi confesso colpevole, fratello carissimo, di tutte le cose che ho commesso contro questa Regola, davanti agli occhi della divina Maestà e dinanzi a te ».

Appena terminata questa breve confessione, gli fu vibrato un colpo di scimitarra, ed egli finì questa vita ottenendo la corona del martirio.

Era entrato nell'Ordine da giovanetto cosicché appena riusciva a sopportare i digiuni della Regola, e pur tanto fanciullo, portava sulle carni uno strumento di mortificazione.

Beato ragazzo, che cominciò felicemente e più felicemente finì!

79. Come volle che l'Ordine fosse sempre sotto la protezione e disciplina della Chiesa Romana

[1773] 97 Diceva Francesco: « Andrò, e affiderò l'Ordine dei fratelli minori alla Chiesa romana.

I malevoli saranno intimoriti e tenuti a freno dalla forza della sua autorità; e i figli di Dio godranno perfetta libertà, a incremento della salvezza eterna.

Da ciò i figli riconosceranno i dolci benefici della loro madre, e ne seguiranno sempre le orme venerabili con particolare devozione.

Sotto questa protezione l'Ordine non patirà mali incontri, né il figlio di Belial scorrazzerà impunemente per la vigna del Signore.

Questa madre santa sarà incitata a emulare la gloria della nostra povertà, e mai permetterà che il fulgore dell'umiltà e il giubilo della obbedienza siano offuscati dal tenebrore dell'orgoglio.

Conserverà intatti fra noi i vincoli della carità e della pace, e percuoterà severamente gli animatori di discordia.

La santa osservanza della purezza del Vangelo sarà fiorente davanti a lei, che non permetterà venga inquinato il profumo della nostra buona fama e vita, nemmeno per un'ora ».

80. I quattro privilegi che Dio donò all'Ordine e che annunciò al beato Francesco

[1774] 98 Diceva il beato Francesco di aver ottenuto dal Signore quattro privilegi, rivelatigli a mezzo di un angelo:

che cioè l'Ordine e l'ideale di vita dei frati minori sarebbe durato fino al giorno del giudizio;

che nessun persecutore dell'Ordine per proposito deliberato, sarebbe vissuto a lungo,

che nessun malvagio, intendendo vivere male nell'Ordine, vi avrebbe durato a lungo;

infine, che chiunque amasse di cuore l'Ordine, per peccatore che egli fosse, avrebbe alla fine ottenuto misericordia.

81. Delle qualità che riteneva necessarie al ministro generale e ai suoi compagni

[1775] 99 Tanto grande era lo zelo che aveva per conservare la perfezione nell'Ordine e la perfetta osservanza della Regola gli pareva così importante, che spesso rifletteva chi potesse esser capace, dopo la sua morte, di guidare l'Ordine tutto e mantenerlo, con l'aiuto di Dio, nella perfezione.

Ma non riusciva a trovar nessuno che ne fosse idoneo.

Quando la sua vita stava per finire, un frate gli disse: « Padre, tu stai per passare al Signore, e questa famiglia che ti ha seguito resterà in questa valle di lacrime.

Suggerisci dunque a noi, se alcuno ne conosci nell'Ordine, chi goda della tua fiducia e cui si possa degnamente affidare l'incarico di ministro generale ».

Rispose Francesco, accompagnando ogni parola con sospiri: « Figlio mio, non vedo alcuno che abbia le capacità di essere capo di un esercito così grande e vario, di essere pastore di un gregge tanto numeroso ed esteso.

Ma vi dipingerò quale dovrebbe essere il capo e pastore di questa famiglia.

Quest'uomo, proseguì, dovrebbe essere di vita austera, di grande maturità, di fama irreprensibile, sarà libero da preferenze, affinché non accada che, amando una parte più del giusto, non porti pregiudizio al tutto.

Dovrà essere un innamorato della preghiera, sapendo però dividere il tempo fra la cura della propria anima e quella del suo gregge.

Di prima mattina metterà innanzi a tutto il santo sacrificio della Messa, e in lunga preghiera raccomanderà ardentemente alla protezione divina sé e la sua famiglia.

Dopo l'orazione, si metta a disposizione dei fratelli, pronto a essere "dilapidato" da tutti; risponderà a ciascuno e provvederà alle necessità di tutti con bontà, pazienza e mitezza.

Non deve fare preferenze, in modo da non curarsi meno dei semplici e degli incolti che degli istruiti e dei dotti.

Se gli è concesso il dono della scienza, ha un motivo di più di essere l'incarnazione della pietà, semplicità, pazienza e umiltà.

Coltiverà le virtù in se stesso e negli altri, praticandole di continuo e incitando ad esse con l'esempio più che con le parole.

Deve odiare il denaro, che è il più gran corruttore del nostro ideale di perfezione.

Essendo il capo e l'esempio da imitarsi da tutti, mai deve abusare dei soldi.

Gli bastino per suo uso una veste e un piccolo libro; a servizio della comunità tenga penna e calamaio, una tavoletta per scrivere e il sigillo.

Non sia collezionista di libri, né troppo appassionato alla lettura, affinché non gli accada di sottrarre ai suoi doveri quello che dedica alle sue inclinazioni.

Consoli con tenerezza gli afflitti, sia ultimo rimedio per i tribolati, affinché, venendo a mancare presso di lui le medicine della sanità, il morbo della disperazione non prevalga nei malati.

Per piegare a dolcezza i protervi, umili se stesso e rinunci a qualcosa del suo diritto, pur di salvare un'anima.

Riversi una immensa comprensione su quelli che abbandonano l'Ordine, simili a pecorelle sperdute, e mai neghi loro misericordia, consapevole di come sono forti le tentazioni che possono spingere a tale passo.

Se il Signore permettesse che vi fosse esposto lui, forse precipiterebbe in un abisso più profondo.

E vorrei che, come vicario di Cristo, sia da tutti onorato con devozione e rispetto, e in ogni cosa gli si provveda con benevolenza, secondo le sue necessità e le esigenze del nostro ideale.

Occorre, però, che non si lasci sedurre da onori e favori: deve far loro lo stesso viso che fa alle ingiurie, così che gli onori trasformino in meglio la sua condotta.

Se talora abbisogni di cibo ricercato e migliore, non lo prenda di nascosto, ma davanti a tutti, affinché malati e deboli non si vergognino di provvedersene.

Sappia penetrare i segreti delle coscienze e scoprire la verità nascosta nelle radici profonde.

Diffidi per metodo di qualsiasi accusa, finché la verità non cominci ad emergere da una inchiesta coscienziosa.

Non presti orecchio alle chiacchiere, tenga per sospetti i pettegolezzi, sia guardingo specie nelle accuse, non ci creda facilmente.

Per brama di conservare un vile onore, mai contamini o attenui la giustizia e l'equità.

Abbia cura di non mai rovinare un'anima per eccesso di rigore, né troppa mansuetudine incentivi il torpore, e da rilassata indulgenza non derivi un afflosciarsi della disciplina.

Sia da tutti temuto, e da quelli stessi che lo temono, amato.

Giudichi e senta la sua carica più come un peso che come un onore.

[1776] 100 Vorrei inoltre che si circondasse di compagni di provata onestà, inflessibili contro le passioni, forti nelle difficoltà, affettuosi e comprensivi verso i colpevoli, che riversino su tutti la stessa affezione.

Non prendano, dai guadagni del loro lavoro, se non ciò che è strettamente necessario al corpo.

Nulla desiderino, fuorché la lode di Dio, l'avanzamento dell'Ordine, il bene della loro anima, la salvezza di tutti i fratelli.

Siano affabili verso tutti, e accolgano con santa letizia quelli che vengono da loro, porgendo a tutti con purezza e semplicità, in se stessi esempio e norma dell'osservanza del Vangelo, secondo l'ideale presentato nella Regola.

Ecco, secondo me, come deve essere il ministro generale di quest'Ordine e i suoi compagni ».

82. Come gli parò il Signore, quando era profondamente afflitto a causa dei frati che si allontanavano dall'ideale di perfezione

[1777] 101 Dato l'ardente zelo ch'egli aveva incessantemente per la perfezione dell'Ordine, diventava di necessità assai triste quando veniva a sapere o scorgeva delle imperfezioni.

Cominciando ad accorgersi che alcuni frati davano malesempio nella fraternità e cominciavano a scendere dalle altezze dell'ideale, stretto nell'intimo del cuore da grande angoscia, un giorno durante l'orazione disse al Signore: « Signore, affido a te la famiglia che mi hai dato! ».

E subito il Signore rispose: « Dimmi, o piccolo uomo semplice e ignorante: perché ti amareggi tanto se qualcuno esce dall'Ordine o quando i frati non camminano per la via che ti ho mostrato?

Dimmi ancora: chi ha fondato questa fraternità?

Chi provoca la conversione di un uomo? chi largisce la forza di perseverare nella nuova vita?

Non sono forse io? Non ti ho prescelto a guidare la mia famiglia perché sei istruito ed eloquente, poiché non voglio che tu, né i veri frati e autentici osservatori della Regola che ti ho dato, procediate nella via della scienza e dell'eloquenza.

Ho scelto te, semplice e senza cultura, affinché sappiate, tu e gli altri, che sarò io a vigilare sopra il gregge; e ti ho posto come un segno per loro, affinché le opere che io compio in te, essi debbano realizzarle in se stessi.

Quelli dunque che camminano per la via loro mostrata a te, possiedono me e ancor più mi possederanno; quelli invece che avranno voluto seguire altre strade, sarà loro tolto anche quello che credono di avere.

E dunque, io ti dico che, d'ora in poi, non devi affannarti, ma fai bene quello che fai, continua a compiere il tuo lavoro: io ho fondato questa famiglia di frati in un amore eterno.

Sappi che tanto li amo che se qualche frate ritornasse al vomito e morisse fuori dell'Ordine, ne invierò un altro che prenderà la corona al posto del transfuga; e se non fosse nato, io lo farò nascere.

E affinché tu sappia come ardentemente io amo l'ideale e l'Ordine dei frati, quand'anche non rimanessero che tre frati, ebbene: sarà sempre il mio Ordine, e non lo abbandonerò in eterno! ».

Sentite che ebbe queste parole, l'anima di Francesco fu pervasa di meravigliosa consolazione.

[1778] 102 E sebbene per il grande zelo che sempre ebbe per la perfezione dell'Ordine, non potesse tenersi dall'essere vivamente contristato allorché udiva esserci tra i frati qualche stortura ch'era di malesempio e di scandalo, dopo che il Signore lo ebbe così confortato, richiamava alla memoria quel detto del salmo: « Ho giurato e deciso di osservare i comandi del Signore, e di osservare la Regola che Egli stesso ha dato a me e a quelli che vogliono imitarmi.

Tutti i frati vi sono tenuti, esattamente come me.

E ora, dopo che ho lasciato di governare i frati, a causa delle mie infermità e altri motivi ragionevoli, non sono tenuto che a pregare per l'Ordine e a mostrare il buon esempio ai frati.

Questa è la consegna mandatami dal Signore.

E so in verità che, data la mia malattia, l'aiuto più grande che io possa recare all'Ordine è di pregare per esso ogni giorno il Signore, affinché Lui lo governi, lo custodisca e protegga.

A questo mi sono impegnato davanti a Dio e ai fratelli: che se qualcuno si perdesse per il mio malesempio voglio rendere conto al Signore per lui ».

Tali erano le parole che il Santo ripeteva tra sé per dare tranquillità al suo cuore, e che spesso esponeva ai frati nei colloqui e nei Capitoli.

Se qualche frate lo incitava a intromettersi nel governo dell'Ordine, replicava: « I frati hanno la loro Regola, hanno giurato di osservarla; e affinché non prendano pretesti dal mio comportamento per scusarsi, dopo che piacque al Signore di mettermi alla loro guida, ho giurato davanti a loro di osservare la Regola lealmente.

E dal momento che i frati sanno cosa devono fare e cosa evitare, non mi rimane che di ammaestrarli con le mie opere, poiché a questo scopo sono stato dato loro nella mia vita e dopo la mia morte ».

83. Del singolare zelo che ebbe per il luogo di Santa Maria della Porziuncola e delle prescrizioni che vi dettò contro le parole oziose

[1779] 103 Finché visse, Francesco ebbe sempre uno zelo particolare e una passione eccezionale per mantenere una piena perfezione di vita e comportamento nel sacro luogo di Santa Maria degli Angeli, capo e madre di tutto l'Ordine, e ciò a preferenza di tutti gli altri luoghi.

Era suo intento e volere che questo fosse modello ed esempio di umiltà, povertà e di ogni perfezione evangelica per tutti gli altri luoghi; e che i frati ivi dimoranti fossero, in tutte le loro azioni, i più attenti e solleciti a osservare perfettamente la Regola.

E una volta, ad evitare l'ozio, radice di tutti i mali, soprattutto tra i religiosi, ordinò che tutti i giorni, subito dopo il pasto, i frati si mettessero insieme con lui a fare qualche lavoro, affinché non avessero a perdere del tutto o in parte il bene guadagnato durante l'orazione, a causa delle parole inutili e oziose, cui l'uomo è disposto specialmente dopo i pasti.

Inoltre, ordinò e comandò che fermamente fosse osservato se qualche frate, nel passeggiare o nel lavorare con gli altri, pronunziasse parole oziose, fosse tenuto a recitare una volta il Padre nostro, lodando Dio in principio e in fine dell'orazione.

Se poi, consapevole del suo sbaglio, se ne fosse spontaneamente accusato, dicesse per il bene della sua anima il Padre nostro insieme con le Laudi del Signore, come detto sopra.

Se invece a rimproverarlo fosse stato per primo un fratello, doveva recitare il Padre nostro, nel modo suddetto, per l'anima di quel fratello.

Se poi, rimproverato, avesse voluto scusarsi e non volesse dire il Padre nostro, fosse tenuto a dirlo due volte per l'anima del fratello che lo aveva ripreso.

Se ancora, per testimonianza di questo o altro frate, risultava certo che aveva pronunciato parole oziose, doveva dire ad alta voce le Laudi del Signore a principio e in fine all'orazione, così da essere udito chiaramente da tutti i frati presenti.

E costoro, mentre egli prega, tacciano e ascoltino.

Se infine, un frate, udendo un altro a dire parole oziose, avrà taciuto e non lo avrà rimproverato, sia tenuto lui stesso a recitare un Padre nostro insieme con le Laudi del Signore per l'anima di quel fratello.

E ogni frate che, entrando in una celletta o in casa o altro luogo, vi incontri uno o più frati, subito debba lodare e benedire il Signore devotamente.

Il padre santo era sollecito nel recitare sempre queste Laudi del Signore, e insegnava agli altri frati ed eccitava con ardente slancio e desiderio a dirle con intensa devozione.

84. Come esortò i frati a non abbandonare mai quel luogo

[1780] 104 Francesco sapeva che il regno dei cieli si estende ad ogni località della terra ed era convinto che la grazia divina poteva esser largita agli eletti di Dio dovunque, pure aveva sperimentato che il luogo di Santa Maria della Porziuncola era colmo di una grazia più copiosa, ed era frequentato dalla visita degli spiriti celesti.

Per questo era solito dire ai frati: « Guardate, figli, di non abbandonare mai questo luogo!

Se vi cacciano via da una parte, voi tornateci dall'altra, poiché questo luogo è santo, è l'abitazione di Cristo e della Vergine sua madre.

Fu qui che, quando noi eravamo in pochi, l'Altissimo ci ha moltiplicati, qui ha fatto risplendere l'anima dei suoi poveri con la luce della sua sapienza; qui ha acceso le nostre volontà con il fuoco del suo amore.

Qui, colui che pregherà con cuore devoto, otterrà quanto domanderà; ma le offese saranno punite più severamente.

Per questo, figli, considerate con riverenza e onore questo luogo cosi degno, come si addice all'abitazione di Dio singolarmente prediletta da Lui e dalla Madre sua.

E qui, con tutto il cuore e con voce di esultanza e di ringraziamento, glorificate Dio Padre e il Figlio suo, il Signore Gesù Cristo, nell'unità dello Spirito Santo ».

85. Prerogative concesse dal Signore al luogo di Santa Maria degli angeli

[1781] 105 Questo luogo è veramente il santo dei santi, meritatamente stimato degno di grandi onori.

Felice è il suo attributo, più felice il suo nome, ed ora il suo cognome è presagio di beneficio.

Qui le presenze angeliche irradiano la loro luce, qui sogliono passare le notti facendo risuonare degli inni.

Era tutta in rovina e Francesco la restaurò: fu una delle tre chiese che egli stesso rinnovò.

Questa scelse il Padre, quando indossò il saio, qui domò il suo corpo, soggiogandolo allo spirito.

In questo tempio fu generato l'Ordine dei Minori, mentre una folla di uomini seguiva l'esempio del Padre.

Chiara, sposa di Dio, qui si lasciò recidere le chiome, e seguì Cristo abbandonando gli splendori del mondo.

Sacra madre, essa diede alla luce Fratelli e Sorelle, e per loro mezzo partorì Cristo rinnovando il mondo.

Qui la via larga del vecchio mondo venne ristretta, e dilatata fu la virtù di quelli che furono chiamati.

Qui fu composta la Regola, qui rinacque la povertà, la vanagloria umiliata, innalzata di nuovo la Croce.

Se talvolta Francesco è sconvolto ed abbattuto qui ritrova pace e il suo spirito si ritempra.

Qui viene dimostrato il vero di cui si dubita, e viene concesso tutto quello che il Padre domanda.

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