Albero della vita crocifissa di Gesù |
[2080] Tu conosci, o lettore, che Davide profetando disse che i figli degli stranieri si allontanarono dalle loro strade, sebbene lo zoppo cammini molto male sulla strada.
Non sono dunque figli degli stranieri questi che non camminano né bene né male per la via della Regola, questi sono piuttosto figli ribelli e figli di distruzione, anzi più propriamente leoni in libertà, e quella mala bestia che devastava tutto, al di là di quanto si potesse pensare, così che non c'è nulla della vita di Francesco e della Regola promessa che non sia da loro spezzato, calpestato e divorato.
Scrivo queste parole con tanto doloroso stupore, che mi sembra che il cuore mi si spezzi e appena so trattenere la mano dallo strappare tutto e la voce dal gridare.
Poiché io che tocco con mano le realtà più profonde, vedo una così precisa convenienza tra la Regola e la vita, tra il padre e i figli, quanta ne esiste tra il bianco e il nero, tra l'agnello e il lupo, tra il giusto e l'empio, tra coloro che convertono le anime e quelli che crudelmente le sconvolgono.
Infatti non soltanto non vogliono osservare quello che hanno promesso, ma, come più volte è stato detto e più volte è da compiangere, perseguitano atrocemente quelli che vogliono osservarlo.
E non vedi, se tu hai occhi, che non basta a costoro andare a zonzo per le piazze, ma ancora vogliono costruire i loro luoghi nel mezzo delle piazze?
Certamente se non tutti sono nelle piazze, non è perché ne manchi ad essi il desiderio, ma perché non riescono ad avere la meglio per ivi abitare; ma, dovunque sono, fanno piazza; chiamo piazza o mercato la moltitudine della gente, poiché strisciano con le mani e con i piedi per trascinare nei loro luoghi l'afflusso della gente.
Né temono nel fare questo di arrecare pregiudizio a nessun ordine religioso e a nessuna persona.
È evidentissimo che questo procede dalla vanità della mente, in forza della quale sembra che non cerchino altro che il mondo, la fama e la gloria.
[2081] E sebbene dicano che fanno questo per utilità delle anime, si può loro replicare che è stolta questa utilità degli altri, se in essa si svuota la propria salvezza e professione.
Ma forse che Francesco non ebbe più zelo delle anime, per dire così, nell'unghia dei suoi piedi, di quanto ne abbiano costoro o simulino di potere avere in tutta la dissipazione dell'ufficio che hanno assunto?
Ma vuoi vedere la loro falsità?
Non è lo zelo delle anime che li ispira ma la ricerca delle cose temporali, del denaro e dei favori mondani.
Infatti non si mostrano così ai poveri ed a quelli che non possono fare loro dei doni, né di questi ricercano le sepolture e i soldi, e nemmeno possono sopportare che si stabilisca nei dintorni dei loro luoghi, altra casa religiosa che insieme a loro procuri la salvezza delle anime.
Non si tratta dunque di zelo delle anime, ma di ricerca di umana cupidigia.
E sebbene dicano molte parole volpine e bugiarde per coprire i loro difetti - le quali parole tuttavia non hanno nessun riscontro nella verità dello spirito -, ciononostante essi non possono nascondere la verità all'uomo che conosca la loro vita e la loro Regola e il santissimo Testamento e le altre parole che il beato Francesco pronunciò in seguito a rivelazione divina, senza diventare essi stessi trasgressori della vita promessa e arrecare vergogna al loro Padre.
[2082] Tuttavia né qui né altrove affermo che sia di necessità di salvezza per tutto l'Ordine osservare il santissimo Testamento e le altre opere di perfezione che il beato Francesco asserì appartenere alla perfezione del Vangelo, ma dico con chiarezza e con fermezza che rifiutare quel Testamento santissimo e non volere osservare le sue ammonizioni, non è certo osservare pienamente lo stato evangelico ed è indizio di grande regresso.
E perciò da quel momento è cominciato il loro distacco dalla perfezione, che ora è terminato in una rovina.
Sebbene infatti l'osservanza della Regola secondo le dichiarazioni e gli addolcimenti che procurarono d'ottenere da molti romani Pontefici, sia un'osservanza sufficiente quanto alla necessità di salvezza, tuttavia con questi modi non si osserva quella somma perfezione che il beato Francesco afferma d'avere ricevuto da Cristo e che egli osservò e voleva osservata dai frati.
E però certamente un altro modo, che può essere chiamato perfezione evangelica, come hanno affermato quei sommi Pontefici nei loro scritti.
[2083] Ma che stiamo a perdere tempo in parole dal momento che, per giudizio divino, è avvenuto che quanto più hanno chiesto i rimedi delle dichiarazioni su questo argomento, tanto più andarono verso la rovina!
Per questo dal tempo in cui Nicolò III ha fatto l'ultima dichiarazione, - nella quale sembrò esporre per quanto gli era possibile la Regola, adattandola al modo di osservanza che gli era noto al suo tempo -, come fosse stata appesa al ventre dell'Ordine una pietra da mulino, così in seguito si immerse precipitosamente, con ogni specie di rilassatezza, nel profondo del mare.
L'ho toccato con mano io che già da molti anni ero nell'Ordine.
E sebbene avesse ridimensionato molti eccessi, che aveva osservato a questo riguardo, credendo di curarli tuttavia il rilassamento fu tale che la medicina diventò mortifera, mentre proibiva qualche cosa con strettissima censura perché il mondo si guardasse dal mormorare per i loro eccessi, nei quali essi si erano occasionalmente rilassati.
Perciò oggi il mondo non può ignorarlo, appena confronti i fatti con gli scritti; ché anzi appaiono trasgressori anche delle loro esposizioni e dichiarazioni e alleggerimenti.
[2084] Ma c'è da stupirsi che si chieda una esposizione di una lettura così limpida, perché non c'è proprio nessuna difficoltà a capire la Regola.
La difficoltà semmai è in questo: che la loro vita concordi con quella lettura.
E sempre i frati hanno voluto nella vita andare verso il basso e cercare l'accordo con quella lettura di somma perfezione; ma questo accordo non hanno voluto raggiungerlo attraverso l'autorità del sommo Pontefice.
E neppure è questo un miracolo sottoposto alla potenza di Dio, non trattandosi di potere ma di un venir meno e dire falsità, cioè affermare come vere insieme due cose contradditorie.
Ogni uomo che abbia intelligenza chiara e sappia di grammatica, se assaggia questa vita e legge la Regola, conoscerà apertamente che come l'essere e il non-essere, così queste due cose si contraddicono.
E perciò traggono un poderoso argomento dalle loro trasgressioni quelli che affermano che la perfezione evangelica non è ancora stata data alla Chiesa romana.
Ma è un'affermazione falsa perché fu data in Francesco, ma è stata corrotta nei cattivi discepoli; né deve essere di nuovo donata, ma deve essere risuscitata dalla potenza e bontà infinita di Dio.
Infatti è vero che ora si sono mescolati con le nazioni e hanno imparato le loro opere e servirono i loro idoli, e questi furono per loro un tranello, e ciò che è più doloroso immolarono i loro figli e le loro figlie agli dèi falsi; poiché i loro uffici santi sono stati quasi universalmente convertiti in ricerca simoniaca e adulatoria, e sono stati così immolati agli dèi falsi, cioè alle piazze, dove oggi per lo più i religiosi costruiscono i loro luoghi.
[2085] Non così Francesco, che il perfetto Gesù formò ad immagine della sua vita, a similitudine della sua condotta, nella perfetta osservanza del Vangelo, per suo onore e per la salvezza del popolo, nel modo più perfetto possibile all'umana fragilità e corrispondente alla misura della sua grazia.
E veramente in lui Gesù può dire: « Il Signore ha suscitato per me un altro figlio al posto di Abele », perché al posto del coro degli apostoli immolato col martirio e fondato all'inizio sulla sinagoga, Gesù ha suscitato Francesco e la sua forma di vita religiosa nell'orbe romano.
Così dunque è chiaro come Francesco fu simile al benedetto Gesù nel fastigio della sua condotta.
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