Cronaca di Salimbene De Adam |
IV - Movimenti religiosi dell'epoca
[2650] Era l'« Alleluia » - così fu chiamato in seguito - , un tempo di quiete e di pace, durante il quale furono riposte tutte le armi da guerra; tempo di giocondità e di allegrezza, di lode e di giubilo.
E cantavano cantilene e lodi divine nobili e popolani, cittadini e i campagnoli, i giovani e le donzelle, i vecchi con i giovani.
E questa devozione si diffuse in tutta Italia.
Ho visto io con i miei occhi che nella mia città di Parma ogni contrada voleva avere il suo gonfalone con raffigurato il martirio del suo santo, a motivo delle processioni che si facevano; così, ad esempio, sul vessillo della contrada in cui c'era la chiesa di San Bartolomeo, era raffigurato il supplizio dello scorticamento, e così per le altre.
E così ancora venivano dai paesi in città con i vessilli e in grandi comitive uomini e donne, fanciulli e fanciulle, per ascoltare le prediche e lodare il Signore.
E cantavano parole divine e non di uomini e la gente camminava nella salvezza.
Sembrava veramente che si adempisse quel detto profetico: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.
Recavano in mano rami d'albero e candele accese.
Si tenevano predicazioni di sera, di mattino e di mezzogiorno, secondo il detto profetico: La sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamento e sospiro ed egli ascolterà la mia voce.
Riscatterà per la pace l'anima mia da coloro che mi assaltano perché egli era con me tra molti avversari.
[2651] 51. E si facevano soste nelle chiese e sulle piazze, e tutti levavano le mani a Dio per lodarlo e benedirlo per tutti i secoli; né si potevano saziare dal lodare il Signore, tanto erano inebriati d'amore divino; ed era una gara nel fare il bene e nel lodare Dio.
Nessuna ira tra loro, nessuna discordia; nessuna contesa, nessun rancore.
Erano d'animo così pacifico e benigno in tutte le cose, che potevano ripetere quel detto di Isaia: Saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi.
Non è meraviglia.
Avevano bevuto il vino della dolcezza dello Spirito di Dio, e quando lo si gusta perde sapore ogni carne.
Perciò ai predicatori viene prescritto: Date bevande inebrianti a chi sta per perire e il vino a chi ha l'amarezza nel cuore.
Bevano e dimentichino la loro povertà e non si ricordino più delle loro pene.
Tornano qui appropriate le parole di Geremia nelle Lamentazioni: Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola e ritorniamo al Signore.
Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani, verso Dio nei cieli.
E facevano proprio così, come ho visto io con i miei occhi.
Adempivano i comandamenti dell'Apostolo: Io voglio che gli uomini facciano orazione in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza contese.
Ma perché tu non creda che tutta quella gente fosse senza guida, dal momento che il Saggio dichiara: Senza direzione un popolo decade, parleremo ora dei condottieri di questi gruppi.
[2652] Per primo venne a Parma frate Benedetto, chiamato frate della Cornetta, uomo semplice e senza cultura, ma di vera innocenza e onestà di vita.
Io lo vidi e trattai con lui familiarmente a Parma e poi a Pisa.
Era infatti originario della valle Spoletana, o delle parti di Roma.
Non apparteneva a nessuna religione, se si intende congregazione religiosa, ma viveva per conto suo impegnandosi a piacere a Dio solo; era molto amico dei frati minori ...
E io dall'alto del muro del palazzo vescovile, che si stava costruendo allora, lo vidi più volte mentre predicava e lodava Dio.
Incominciava le sue lodi in questo modo, dicendo in volgare: « Laudato et benedetto et glorificato sia lo Padre! ».
E i fanciulli ripetevano ad alta voce quell'invocazione.
Poi ripeteva le stesse parole aggiungendo: « sia lo Fijo ».
I fanciulli ricominciavano e cantavano le stesse parole.
Ripeteva per la terza volta, aggiungendo: « sia lo Spirito Sancto! ».
E poi, « Alleluia, Alleluia, Alleluia ».
Allora suonava la tromba e poi predicava, dicendo qualche buona parola a lode di Dio.
Finita la predica, salutava la Vergine, con questi versi: « Ave Maria, clemens et pia, ecc .».
[2653] Fu dei predicatori del tempo di quella grande devozione anche frate Gerardo da Modena, dell'Ordine dei frati minori: fu operatore di grandi prodigi e fece molte cose buone, come ho visto con i miei occhi.
Costui, quand'era ancora secolare, si chiamava Gerardo Maletta, della famiglia nobile e ricca dei Boccabadati.
Era stato uno dei primi frati minori, ma non dei dodici compagni; amico e intimo del beato Francesco e per certo tempo suo compagno.
Uomo molto cortese, liberale e generoso, religioso, onesto e molto accondiscendente, moderato nelle parole e in tutte le sue opere.
Di poca letteratura, ma grande dicitore, ottimo e grazioso predicatore.
Fu costui che pregò per me frate Elia, ministro generale, perché mi accettasse all'Ordine, e frate Elia accondiscese, presso Parma, l'anno 1238.
Gli fui compagno di viaggio per qualche tempo.
Durante questa devozione, i cittadini di Parma offrirono a frate Gerardo il governo totale della città, perché fosse loro podestà e convincesse alla pace quanti erano tra loro in guerra.
E così fece, perché molti che erano nemici li portò alla concordia.
Quando ripenso a frate Gerardo da Modena, sempre mi ricordo di quel passo dell'Ecclesiastico: Meglio un uomo di scarsa intelligenza ma timorato, che uno molto intelligente ma trasgressore della legge dell'Altissimo.
Ero anch'io ammalato a Ferrara con frate Gerardo, quando egli era infermo della infermità di cui morì; e venendo egli a Modena l'anno seguente, qui chiuse gli occhi.
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