Messianismo
Il termine definisce, nella tradizione ebraico-cristiana, quel complesso di attese e di speranze indirizzate verso un futuro di pace, di liberazione, di salvezza, concentrate per lo più attorno alla figura del Messia, una persona scelta da Dio quale strumento per realizzare il suo disegno di salvezza. L'attesa messianica si concretizza in forme diverse. La varietà di raffigurazioni dell'avvento dell'età messianica già presente nella Bibbia continua nel giudaismo postbiblico. L'età messianica preannunciata dai profeti ( Is 2,2-4; Mic 4,1-5 ) sarà accompagnata, secondo alcuni autori ebrei, dalla risurrezione dei morti, oppure sarà caratterizzata dall'integrale osservanza della Torà, preparata da una violenta rottura con la storia di noi uomini ( le doglie del parto di un'età nuova ). Maimonide ( 1135-1204 ), nel penultimo dei 13 principi nei quali sintetizza la fede ebraica, afferma: "Io credo con fede completa nell'avvento del Messia e, sebbene possa tardare, aspetterò ogni giorno la sua venuta". Nel corso del XVII sec. si radunò un movimento messianico attorno alla persona di Shabbataj Zevì, riconosciuto quale Messia da numerose autorità rabbiniche. Dopo varie vicende, Zevi fu arrestato dalle autorità ottomane e, pur di aver salva la vita, si convertì all'Islam. La vicenda segnò profondamente le dottrine messianiche ebraiche, che in Occidente si orientarono sempre di più verso la via della secolarizzazione. Nell'ebraismo riformato dell'800 la speranza messianica coincide con la speranza nel continuo progredire dell'umanità che porterà a un tempo di giustizia e di pace tra gli uomini. La Shoà, lo sterminio di milioni di ebrei nei lager nazisti, ha rimesso in discussione questa concezione dell'attesa messianica. Il movimento sionista, che tendeva seppur con orientamenti diversi a un insediamento degli ebrei nella terra di Israele, viene spesso interpretato come una forma di "messianismo secolarizzato". La nascita dello Stato di Israele non rappresenta il compimento dell'attesa messianica, tuttavia è un segno di speranza per ogni ebreo. Afferma A. J. Heschel: "Israele ci vieta la disperazione totale e ci consente di intravedere, nella giungla della storia, un bagliore della luce divina". L'attesa è una dimensione che accomuna ebrei e cristiani: i primi attendono i "tempi messianici" e i secondi attendono il ritorno del Messia riconosciuto in Gesù di Nazaret. v. Apocalittica; Escatologia; Messia; Parusia |
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Dall'ebraico « mashah », in greco poi « christos », termine che designa l'Unto del Signore, colui che nel tardo Giudaismo veniva fortemente atteso perché promesso ( Gen 49,10; Nm 24,17; Dt 18,15; 2 Sam 7; Sal 2; Sal 72; Sal 110 ). Gesù si è proclamato Messia, benché egli abbia preso le distanze dalle attese terrene e politiche del suo tempo. « Messianismo » designa così originariamente « l'attesa del Messia »; oggi però la parola è usata in un senso molto più largo, come sinonimo dell'attesa di un futuro diverso e migliore, talvolta promesso da Dio ( messianismi religiosi ), talvolta semplicemente creato e sperato dalle mani dell'uomo nella sua storia ( messianismi cosiddetti laici o agnostici ). |
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Catechismo della Chiesa Cattolica |
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L'ultima prova della Chiesa | 675 |