Propiziatorio
Il coperchio: traduzione probabile ( BJ « propiziatorio » ) della parola kappôret, dalla radice kapar, « coprire », ma anche « fare l'espiazione », « cancellare ». Il kappôret è presentato ( qui e in Es 35,12 ) come distinto dall'arca. Esso interviene, senza l'arca, nel rituale postesilico del giorno dell'espiazione ( Lv 16,15 ) e 1 Cr 28,11 chiama il Santo dei santi il « luogo per il coperchio ». Sembra che il coperchio o propiziatorio e i cherubini che vi erano attaccati, nel tempio postesilico sostituissero l'arca e i cherubini del tempio di Salomone. La descrizione sacerdotale li ha riuniti ( v 21 ). Jahvè appare sul propiziatorio o sul coperchio e là parla a Mosè ( v 22; Lv 16,2; Nm 7,89 ). |
Es 25,17 |
Lo ha prestabilito: altra traduzione: « lo ha esposto » ( BJ ) Strumento di propiziazione: alla lettera « propiziatorio » ( Es 25,17+; Eb 9,5 ). Nel grande giorno dell'espiazione ( Lv 16,1+ ), il propiziatorio era asperso di sangue ( Lv 16,15 ). Il sangue del Cristo ha compiuto realmente la purificazione dal peccato che questo rito poteva soltanto significare. Anche il sangue dell'alleanza ( Es 24,8+; Mt 26,28+ ). La tolleranza usata verso i peccati passati: questo semi-perdono, una specie di non imputazione ( paresis ), aveva senso solo in vista del perdono definitivo, distruzione totale del peccato mediante la giustificazione dell'uomo. Altra traduzione: « in vista di rimettere i peccati ». |
Rm 3,25 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Gesù | 433 |