L'ideale cristiano e religioso |
1 La nostra volontà, elevata in modo soprannaturale dalla Carità e ricca delle virtù infuse e dei doni dello Spirito Santo, è essa definitivamente armata per cominciare la lotta e conquistare l'ideale?
No; le manca una forza capitale, senza di cui non può mettersi in moto.
Questa forza è il soccorso attuale della grazia.
Le virtù e i doni sono delle abitudini, delle disposizioni permanenti date all'anima perché segua docilmente l'impulso che le viene dalla ragione illuminata dalla fede e dalla ispirazione dello Spirito Santo stesso.
Queste disposizioni non danno alla nostra volontà che l'attitudine, la capacità, la potenza di fare un atto; ma di qui al farlo realmente c'è una distanza da superare.
L'atto infatti è più che la potenza, è un nuovo essere.
Se la volontà sola lo compisse, essa caverebbe da se medesima una realtà attuale che, come tale, non vi è contenuta; essa perciò lo caverebbe dal nulla e usurperebbe in ciò la potenza medesima del Creatore.
Ora ciò le è impossibile.
Così Dio deve intervenire in ognuna delle nostre operazioni naturali e soprannaturali con la sua azione onnipotente.
Questo intervento deve essere adatto alla stessa natura della potenza che si tratta di mettere in moto.
Esso è quindi diverso nell'ordine naturale e in quello soprannaturale.
Nel primo caso chiamasi concorso divino, nel secondo grazia attuale.
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