Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 28, q. 1, a. 7; De Virt., q. 2, a. 7
Pare che l'uomo non debba amare con amore di carità il proprio corpo.
1. Noi non amiamo uno con cui non vogliamo convivere.
Ma gli uomini che hanno la carità aborriscono di convivere con il corpo, secondo l'espressione di S. Paolo [ Rm 7,24 ]: « Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? », e ancora [ Fil 1,23 ]: « Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo ».
Quindi il nostro corpo non va amato con amore di carità.
2. L'amicizia della carità è fondata sulla partecipazione al godimento di Dio.
Ma il corpo non può essere partecipe di questo godimento.
Perciò il corpo non deve essere amato con amore di carità.
3. La carità, essendo un'amicizia, si ha con quelli che sono capaci di riamare.
Ma il nostro corpo non è capace di riamarci nella carità.
Quindi non va amato con amore di carità.
S. Agostino [ De doctr. christ. 1, cc. 23,26 ] stabilisce quattro cose da amarsi con la carità, e una di queste è il nostro corpo.
Il nostro corpo può essere considerato sotto due aspetti: secondo la sua natura e secondo la corruzione della colpa e della pena.
Ora, la natura del nostro corpo è stata creata non da un principio cattivo, come fantasticano i Manichei, ma da Dio.
Per cui possiamo usarne a servizio di Dio, come dice S. Paolo [ Rm 6,13 ]: « Offrite le vostre membra come strumenti di giustizia ».
Perciò dobbiamo amare anche il nostro corpo con quell'amore di carità col quale amiamo Dio.
- Invece non dobbiamo amare nel nostro corpo la contaminazione della colpa e il guasto della pena, ma anelare piuttosto col desiderio della carità alla loro eliminazione.
1. L'Apostolo non aborriva l'unione con il corpo quanto alla sua natura: anzi, sotto tale aspetto non voleva spogliarsi di esso, secondo la sua espressione [ 2 Cor 5,4 ]: « Non vogliamo venire spogliati, ma sopravvestiti ».
Voleva invece deporre la contaminazione della concupiscenza che rimane nel corpo, e la sua corruzione, che « appesantisce l'anima » [ Sap 9,15 ] non permettendole di vedere Dio.
Per cui dice esattamente: « dal corpo di questa morte ».
2. Sebbene il nostro corpo non possa godere di Dio con la conoscenza e con l'amore, tuttavia possiamo arrivare alla perfetta fruizione di Dio mediante opere compiute con il corpo.
E così dal godimento dell'anima ridonda sul corpo una certa beatitudine, cioè « la sanità e il vigore dell'incorruzione », come dice S. Agostino [ Epist. 118,3 ].
Poiché dunque il corpo è partecipe in qualche modo della beatitudine, può essere amato con amore di carità.
3. La reciprocità dell'amore si ha solo nell'amicizia verso gli altri, e non nell'amicizia verso se stessi, sia secondo l'anima che secondo il corpo.
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