Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la devozione sia un atto della virtù di religione

Pare che la devozione non sia un atto della virtù di religione.

Infatti:

1. La devozione, come si è detto [ a. prec. ], consiste nel darsi a Dio.

Ora, ciò si compie specialmente mediante la carità: secondo Dionigi infatti [ De div. nom. 4 ] « l'amore di Dio produce l'estasi, poiché l'amore non permette a chi ama di appartenere a se stesso, ma alla persona amata ».

Perciò la devozione è più un atto della carità che della religione.

2. La carità precede la religione.

La devozione invece pare precedere la carità, poiché nella Sacra Scrittura la carità è paragonata al fuoco [ Ct 8,6 ], la devozione invece alla pinguedine [ Sal 63,6 ], che è il suo alimento.

Quindi la devozione non è un atto della religione.

3. Dalla religione l'uomo è ordinato solo a Dio, come si è visto [ q. 81, a. 1 ].

Invece la devozione può riferirsi anche agli uomini: ci sono infatti alcuni che sono devoti di certi santi; si dice inoltre dei sudditi che sono devoti ai loro governanti, come S. Leone Papa [ Serm. 59 ] afferma dei Giudei, i quali dissero di « non avere altro re all'infuori di Cesare in quanto devoti alle leggi romane ».

Quindi la devozione non è un atto della religione.

In contrario:

Devozione, come si è visto [ a. prec. ], viene da devovere.

Ma il voto è un atto di religione.

Quindi anche la devozione.

Dimostrazione:

Spetta a una medesima virtù il voler fare una cosa e l'avere la pronta volontà di farla: poiché i due atti hanno il medesimo oggetto.

Da cui l'affermazione del Filosofo [ Ethic. 5,1 ]: « La giustizia è quella virtù con la quale gli uomini vogliono e compiono cose giuste ».

Ora, è evidente da quanto già detto [ q. 81 ] che il compiere ciò che riguarda il culto e il servizio di Dio appartiene alla religione.

Quindi ad essa appartiene anche l'avere prontezza di volontà nel compiere tali cose, cioè l'essere devoti.

Perciò è evidente che la devozione è un atto della virtù di religione.

Analisi delle obiezioni:

1. Spetta immediatamente alla carità il far sì che l'uomo si doni a Dio aderendo a lui secondo una certa unione spirituale.

Ma il far sì che un uomo doni se stesso a Dio con degli atti di culto spetta immediatamente alla virtù di religione; mediatamente però alla carità, che è il principio della religione.

2. La pinguedine del corpo è prodotta dal calore naturale della digestione, e a sua volta conserva il calore naturale quale suo alimento.

Parimenti la carità produce la devozione, poiché uno è reso pronto dall'amore a servire l'amico, e d'altra parte la carità viene alimentata dalla devozione, come anche qualsiasi amicizia viene conservata e accresciuta dalla prestazione e dallo scambio di favori amichevoli.

3. La devozione verso persone sante, vive o defunte, non ha il suo termine in esse, ma in Dio: poiché nei servi di Dio veneriamo Dio stesso.

- La devozione poi attribuita ai sudditi nei riguardi delle autorità civili è di un altro genere: come è anche di un genere diverso dal servizio divino quello che viene prestato alle autorità civili.

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