Summa Teologica - III |
Infra, q. 72, a. 5, ad 3; I-II, q. 103, a. 2; In 4 Sent., d. 1, q. 1, a. 5, sol. 1; d. 18, q. 1, a. 3, sol. 1, ad 1; C. G., IV, c. 57; De Verit., q. 27, a. 3, ad 20; q. 20, a. 2, ad 12; De art. fidei; In Gal., c. 2, lect. 4
Pare che i sacramenti dell'antica legge causassero la grazia.
1. I sacramenti della nuova legge traggono l'efficacia dalla fede nella passione di Cristo, come si è detto [ a. 5, ad 2 ].
Ma tale fede c'era già nella legge antica, come anche nella nuova: dice infatti S. Paolo [ 2 Cor 4,13 ] che « abbiamo lo stesso spirito di fede ».
Come dunque i sacramenti della legge nuova conferiscono la grazia, così la conferivano anche i sacramenti della legge antica.
2. La santificazione non avviene che mediante la grazia.
Ma i sacramenti dell'antica legge santificavano gli uomini, come attesta il Levitico [ Lv 8,31 ]: « Dopo che Mosè ebbe santificato Aronne e i suoi figli nelle loro vesti », ecc.
Quindi i sacramenti dell'antica legge conferivano la grazia.
3. S. Beda [ Hom. 2,10 ] scrive: « La circoncisione, sotto la legge, porgeva contro le ferite del peccato originale lo stesso aiuto salutare che porge il battesimo nel tempo della rivelazione della grazia ».
Ma il battesimo ora conferisce la grazia.
Quindi la circoncisione conferiva la grazia.
E per lo stesso motivo la conferivano gli altri sacramenti legali: poiché come il battesimo è la porta dei sacramenti della legge nuova, così la circoncisione era la porta dei sacramenti della legge antica; per cui l'Apostolo [ Gal 5,3 ] scrive: « Chiunque si fa circoncidere, è obbligato a osservare tutta la legge ».
Il rimprovero di S. Paolo ai Galati [ Gal 4,9 ]: « Come potete rivolgervi di nuovo a deboli e miserabili elementi? », dalla Glossa [ ord. ] viene riferito « alla legge, che è detta debole inquantoché non giustifica perfettamente ».
Ora, la grazia giustifica perfettamente.
Quindi i sacramenti dell'antica legge non conferivano la grazia.
Non si può dire che i sacramenti dell'antica legge conferissero la grazia santificante per se stessi, cioè per virtù propria, perché allora non sarebbe stata necessaria la passione di Cristo: come infatti osserva S. Paolo [ Gal 2,21 ], « se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano ».
E neppure si può dire che derivassero la virtù di conferire la grazia della giustificazione dalla passione di Cristo.
Come infatti si è già visto [ a. 5 ], l'efficacia della passione di Cristo viene applicata a noi sia mediante la fede che mediante i sacramenti, però in due modi diversi: l'applicazione infatti mediante la fede avviene con un atto dell'anima, mentre quella attraverso i sacramenti avviene con l'uso di realtà materiali.
Ora, nulla impedisce che una realtà futura nel tempo agisca prima di avverarsi in quanto è già presente spiritualmente nell'anima: come il fine, che è posteriore nel tempo, muove in anticipo l'agente in quanto è da lui conosciuto e desiderato.
Quanto è ancora inesistente nella realtà non può invece agire mediante l'uso di realtà esterne.
Per cui la causa efficiente non può essere posteriore all'effetto in ordine di tempo come la causa finale.
È chiaro quindi che dalla passione di Cristo, che è la causa dell'umana giustificazione, la virtù giustificativa può giungere ai sacramenti della legge nuova, ma non a quelli della legge antica.
Tuttavia anche gli antichi Padri venivano giustificati come noi dalla fede nella passione di Cristo, della quale fede i sacramenti della legge antica erano come altrettante dichiarazioni o professioni, in quanto rappresentavano la passione di Cristo in se stessa e nei suoi effetti.
Così dunque i sacramenti della legge antica non avevano in se stessi alcuna virtù di conferire la grazia santificante, ma esprimevano soltanto la fede che operava la giustificazione.
1. Gli antichi Padri avevano la fede nella passione futura di Cristo, la quale poteva giustificare in quanto esistente nell'apprensione dell'anima; noi invece abbiamo la fede nella passione di Cristo già avvenuta, ed essa può giustificare anche mediante l'uso dei sacramenti, come si è detto [ nel corpo ].
2. Quella era una santificazione figurale: consisteva infatti nel rendere idonei al culto divino secondo il rito dell'antica legge, il quale era tutto ordinato a prefigurare la passione di Cristo.
3. Sulla circoncisione vi sono state molte opinioni.
Alcuni dissero che essa non conferiva la grazia, ma solo toglieva il peccato.
- Ma ciò è impossibile, poiché l'uomo non viene liberato dal peccato se non per mezzo della grazia, secondo l'espressione di S. Paolo [ Rm 3,24 ]: « Giustificati gratuitamente per la sua grazia ».
Altri perciò hanno detto che la circoncisione conferiva la grazia quanto alla rimozione della colpa, ma non quanto ai suoi effetti positivi.
- Il che è ugualmente insostenibile.
Infatti la circoncisione dava ai bambini il diritto di giungere alla gloria, che è il supremo effetto positivo della grazia.
E inoltre nell'ordine della causa formale gli effetti positivi vengono naturalmente prima degli effetti negativi, sebbene secondo l'ordine della causa materiale sia vero l'inverso: la forma infatti non toglie la privazione se non informando il soggetto.
Per cui altri dicono che la circoncisione conferiva la grazia anche quanto all'effetto positivo di rendere l'uomo degno della vita eterna, ma non quanto all'effetto di reprimere la spinta della concupiscenza al peccato.
E un tempo questa fu anche la mia opinione [ In 4 Sent., d. 1, q. 2, a. 4, sol. 3 ].
Ma a considerare meglio la cosa, si vede che nemmeno questo è vero: poiché la grazia, anche se è minima, è capace di resistere a qualunque concupiscenza e di meritare la vita eterna.
È quindi meglio dire che la circoncisione era un segno della fede giustificante: per cui l'Apostolo [ Rm 4,11 ] afferma che « Abramo ricevette il segno della circoncisione quale segreto della giustizia derivante dalla fede ».
E così nella circoncisione veniva conferita la grazia in quanto essa era un segno della futura passione di Cristo, come vedremo in seguito [ q. 70, a. 4 ].
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