Causa di beatificazione di Fr. Teodoreto |
Soltanto nella primavera del 1913 il Fratello Teodoreto decise di confidare al francescano una sua idea maturata durante il secondo noviziato, a Lembeck-les-Halls nel 1906, esattamente due anni dopo la cacciata dei Fratelli dalla Francia e la chiusura di tutte le loro case a seguito dei provvedimenti imposti dalla legislazione laicista e settaria, propugnata dal Ministro Combes.
In effetti si trattava di un'idea natagli nel cuore a motivo della dedizione con cui intendeva seguire i pressanti inviti dei superiori dell'Istituto.
Questi ultimi, più vivamente che mai, si erano adoperati per richiamare l'attenzione dei Fratelli secondi novizi sull'urgenza e sull'importanza del problema della cosiddetta "perseveranza" dei giovani educati dalle Scuole Cristiane.
Più che mai emergeva l'urgenza di un'azione educativa chiaramente ed adeguatamente finalizzata alla formazione di un laicato capace di vita cristiana esemplare per la testimonianza e l'impegni operante come fermento per il bene della società e della comunità ecclesiale.
Si veniva sempre più ponendo l'esigenza di perseguire obiettivi formativi e cristianamente educativi definiti nel quadro delle realtà storica, ecclesiale e sociale come fedeltà al Vangelo e in funzione della vita laicale e secolare intesa come servizio e partecipante all'evangelizzazione sia organizzata, sia occasionale nei vari ambienti di lavoro e di vita.
L'idea concepita dal Fratello Teodoreto era assai semplice nelle sue formulazioni: "formare un'associazione di giovani buoni e zelanti nell'apostolato catechistico", un'idea insomma concepita nella fedeltà alla vocazione di Fratello e come obbedienza alle sollecitazioni dei superiori.
Un'idea che il Fratello Teodoreto non mutua da Fra Leopoldo, ma che raccomanda alle preghiere del Francescano.
La risposta trasmessa da Fra Leopoldo confermava tutto ciò: "Dirai al Fratello Teodoreto di fare ciò che ha in mente".
L'idea era semplice: la sua realizzazione avrebbe dovuto essere tutta evangelica.
Per la nuova associazione di perseveranza tutto avrebbe dovuto fondarsi sul Signore Gesù, sull'attrazione salvifica del suo amore per tutti gli uomini, per ciascun uomo, testimoniato con la morte di croce.
I criteri pedagogici di molti educatori del tempo ed anche di molti suoi confratelli erano tuttavia alquanto diversi.
Prevaleva ampiamente l'opinione che i ragazzi, i giovani dovessero essere attratti con iniziative ricreative, sportive, filodrammatiche, artistiche e così via; soltanto dopo si sarebbe potuto parlare di Dio, del Vangelo, dell'apostolato.
Ma il Fratello Teodoreto continuò a persistere nel convincimento che, per un'associazione di giovani già zelanti e mirante ad una vita nel mondo intensamente cristiana e all'apostolato catechistico, occorresse riconoscere e proporre nel Signore Gesù, nel suo mistero di amore e di salvezza, il polo d'attrattiva e di sviluppo, la giustificazione di ogni cosa.
Questo, senza trascurare il naturale bisogno di sollievo e di ricreazione.
Fu così che Fratel Teodoreto attese lunghi anni prima di passare alla realizzazione dell'idea concepita durante il suo secondo noviziato.
L'incontro con Fra Leopoldo lo aiutò a rompere ogni indugio, anche se i pareri che lo circondavano erano quasi sempre tutt'altro che favorevoli.
Per chiarire i motivi degli indugi del Fratello Teodoreto occorre rilevare che si trattava di dare vita a un'opera di perseveranza per giovani allievi ed ex allievi delle Scuole Cristiane; un'iniziativa dunque che esigeva il formarsi e lo svilupparsi di convincimenti e di collaborazioni assai diffusi circa gli obiettivi dell'educazione lasalliana al servizio della comunità ecclesiale e della società e, in questo quadro, circa il senso e i dinamismi dei rapporti tra Scuola Cristiana e opere di perseveranza.
Tutto ciò senza diminuire in nulla l'importanza e il ruolo delle Scuole Cristiane, anzi affermandone l'esigenza profonda di giungere a immettere e a sostenere nella Chiesa e nella società soggetti sempre più preparati a svolgere un ruolo attivo e responsabile, sempre più animati a operarvi come fermento evangelico, e a concepire il proprio progetto di vita come ricerca e risposta alla vocazione.
Per ogni cosa però il Fratello Teodoreto fece sempre ricorso all'obbedienza.
Gli inizi di fatto dell'Unione, la sua fondazione come Pia Unione, la sua diffusione furono sempre sottoposte all'approvazione dei massimi superiori dell'Istituto.
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