Interventi presso l'Ufficio Catechistico Regionale

16° Intervento

Alcune cosette le sottolineo soltanto brevemente, altre invece vorrei dirle cosi, in aggiunta.

Credo che il capitolo del documento base dei catechisti sia uno dei meglio riusciti per cui veramente vale la spesa di ricuperarlo e credo che non sia difficile perché è in sintonia, credo, con quanto diceva il dott. Conti, il quale, se ben ho capito, d'altra parte lo conosco già al di là di quanto è stato la relazione di oggi, vuole proprio mettere in evidenza questa realtà ontologica del catechista.

Essere catechista prima che fare della catechesi.

E sopratutto gradirei che il dott. Conti facesse un esame particolarmente approfondito sul brano del catechista testimone proprio perché lui ha dato una visione del testimone in opposizione alla mentalità corrente della testimonianza.

E mi pare molto interessante questa sua osservazione perché oggi tutti parlano di testimonianza, credibilità, autenticità e a furia di parlarne non si capisce più che cosa si vuoi dire è solo più una parola che corre.

Anzi qui farei subito una proposta concreta: credo che tutte le osservazioni che si sono fatte oggi dorrebbero essere messe a disposizione di Conti, facendosi aiutare dai suoi Catechisti anche perché venga fuori poi una relazione omogenea in cui tutti gli elementi validi possano confluire e arricchire le cose.

Seconda cosa il ruolo della comunità nella preparazione dei catechisti.

Questo è stato già anche detto e richiamo proprio quanto ha detto molto bene il …. e quanto dice il n° 184 da lui citato: la comunità si esprime; appare come tale se è capace a esprimere dei catechisti, a formarli, ecc.

E poi l'ultimo numero, il n° 200, dove dice: prima ci sono i catechisti, poi c'è la catechesi.

Anzi, prima ancora dei catechisti ci sono le comunità, tanto è vero che non ci può essere una comunità se non c'è della catechesi come non ci può essere una vera catechesi se non c'è comunità.

Questo aspetto della comunità mi pare molto valido, però sono i catechisti che in fondo animano la comunità ed è quella comunità, ad un certo punto, che fa da volano, diciamo così, per continuare poi a produrre del catechisti.

Questo si vede in certi paesi in cui sono emersi dei santi preti e allora sono cominciate a fiorire delle vocazioni e ogni famiglia ha un prete in seminario, un seminarista in seminario.

E questo vale anche per altre cose: conosco la frazione di un paese dove c'è una banda musicale, dove i bambini, finite le elementari, entrano nella banda musicale, perché c'è uno che ha la passione di quello e l'ha comunicata.

Tanto più penso possa valere questo perché, quando è ben presentato, l'ideale catechistico ha una forza inferiore tale che veramente attira, catalizza tanti su questa strada.

Ed uno dei motivi per i quali oggi c'è scarsità di vocazioni sacerdotali è proprio perché i giovani, i ragazzi non vedono il prete incarnato nel loro prete.

Un'altra cosa. Catechisti santi è stato detto, giustissimo, però sarebbe uno sbaglio pensare prima faccio i santi poi i santi faranno i catechisti.

Io credo qui di riprendere un tema che è molto caro a Don Pobbe, il quale è anche, diciamo un pioniere della formazione dei catechisti e dovremmo riprendere i suoi testi, dove forse la metodologia è antiquata, ma dove veramente c'è una carica inferiore formidabile.

Lui diceva dei preti: un prete si santifica facendo il lavoro del prete, il catechista si santifica facendo la catechesi.

Naturalmente ci va già una matrice, perché se non c'è questa matrice potrà fare catechesi finché si vuole e s'annoia e ci sono delle perso ne che ad un certo punto hanno un fenomeno di rigetto e non fanno più la catechesi, perché? perché non avevano la febbre inferiore e quindi, invece di santificarsi, si sono annoiati.

Ma se avessero la carica interiore, più fanno catechismo e più diventano carichi di questa forza e si santificano ancora di più.

Passando ad altri temi. Per la formazione dei catechisti, tu parlavi anche di una formazione teologica un po' approfondita, sempre in secondo ordine.

Valorizziamo le scuole per laici. Qui a Torino ne abbiamo una abbastanza vasta anche perché, data la … della città, la disponibilità di insegnanti, la quantità di persone, su tale quantità qualcuno viene e sta anche a un corso di quattro anni con tante lezioni.

Però io penso che anche nelle piccole Diocesi, e questo si è già fatto, si possa cominciare a fare dei corsi di Teologia e questo non soltanto per mettere, oltre alla formazione interiore anche la formazione teologica, ma prepara poi domani alla formazione interiore una dimensione teologica che arricchisce.

E qui siamo daccapo: ci può essere il teologo che sa tutto e che non ha un briciolo di grazia di Dio, ma quando uno ha questa carica, imparando la teologia, moltiplica, duplica, triplica, quadruplica la sua vita interiore perché è alimentata da nuovi filoni di conoscenza teologica.

Ancora come strumento vedrei ( si è parlato di consacrazione, l'ho scritto anche qui nella relazione che mandano a Roma ), cioè, questo Istituto Secolare che abbiamo a Torino e di cui il dott. Conti è presidente, è troppo poco conosciuto ed è visto anche troppo come un qualcosa di élite, per persone proprio fuori della realtà, che non hanno niente da fare, ecc. mentre invece dovremmo proprio riuscire, quando vediamo dei catechisti che ce la mettono tutta e che hanno una certa sensibilità, a metterli in comunicazione con questo gruppo.

Non è questione di aumentare i ranghi dell'Istituto, dell'Unione, è anche una cosa bella questa, ma perché c'è poi uno scambio reciproco di arricchimento e allora attraverso queste persone che hanno già tutte il loro spirito, si potrebbero creare tanti altri focolari di diffusione di questo spirito catechistico proprio perché questi individui, collegati con un Istituto, possano domani lavorare con maggiore efficacia e profondità.

Uno dei primi scopi che dovremmo raggiungere io credo a livello regionale per portare avanti questo discorso sia quello di creare una mentalità nuova a proposito dei catechisti.

Mentalità nuova prima di tutto a livelle nostro, poi a livello delle parrocchie, dei preti, dei parroci, a livello dei catechisti, una mentalità nuova, molti, sono catechisti quasi per forza, perché li hanno messi lì con un colpo di telefono, con un invito del Parroco, però fra questi ce ne sono tanti che sono disponibili.

Se noi presentiamo loro una mentalità più ricca di quelle che è il catechista, io credo che questo sia veramente valido anche per poi non sbagliare nella formazione, altrimenti c'è pericolo che, se noi non teniamo ben presente quale è il fine, l'ideale dei catechisti che dobbiamo raggiungere, poco per volta, per la natura umana, andremo sempre a dei livelli molto più bassi.

Quindi compito nostro innanzitutto è di puntare molto alto e di dirlo in tutte le lingue: nella nostra religione i catechisti sono questo, dobbiamo arrivare lì e questo è compito dell'Ufficio Regionale e allora concretamente direi: cosa possiamo fare, dopo avere studiato noi questo problema?

Io credo che potremmo tentare un Seminario regionale, che vuoi dire poi una tre giorni, una quattro giorni, d'estate, dove ogni Diocesi manda alcuni catechisti, vorrei dire due terzi di laici e un terzo di preti.

I catechisti sono i laici, però è chiaro che i catechisti laici, se non hanno dei preti che li appoggino, che li formano, che sono convinti come loro, restano poi degli isolati.

Quindi vorremmo vedere se è possibile, un momento o l'altro, forse nelle vacanze di Natale, perché l'estate è già tutta piena, poter fare una tre giorni per questi catechisti, pagando anche noi dell'Ufficio Catechistico per quelli che mandiamo, ma che veramente cominciamo con qualche cosa di forte che crea anche per l'opinione pubblica e che aiuta questa sensibilità.

Ho quasi finito, vorrei dire due cose che mi paiono ancora importanti.

La prima è questa: da tutto quello che si è detto e dall'impostazione di fondo della relazione di Conti io credo che noi dovremmo anche rivedere il nostro modo di concepire l'Ufficio Catechistico, che purtroppo è un ufficio burocratico molte volte, un ufficio organizzatore che dovrebbe fare molte cose e finisce di non pensare a sufficienza alla formazione dei catechisti, che deve essere, mi pare, il primo compito dell'Ufficio Catechistico.

E io credo proprio che dovrebbe magari eliminare alcune attività, che sono anche importanti, ma dedicarsi di più a questa.

E vorrei offrire cose esempio ( può darsi che sbagli, sa credo di no ) l'Ufficio Catechistico di Cuneo dove Don Accaglio lavora, mi pare, in questo senso.

Ha creato un Centro e lì cura molti catechisti, ha anche un giornaletto "Nella tua parola getterò la rete" che manda a tutti i catechisti.

Lui ha cominciato con duecento, trecento, fa le gite, sono tutte catechiste, in genere, signorine, fa degli Esercizi Spirituali, cioè usa tutti quei mezzi umani e soprannaturali per far sì che questi catechisti si conoscano, si amino a vicenda, e allora e*è veramente una azione in profondità ed è una setta politica che ha fatto l'Ufficio Catechistico di Cuneo.

Ed io credo che sarebbe veramente da tener presente e un pochino da tradurre anche nel nostro modo di organizzare i nostri Uffici.

L'ultima cosa riguarda il biennio. Alcuni di noi partecipano al biennio che teniamo ogni settimana.

Un biennio dove vengono molto volentieri queste persone, dove io credo però che la dimensione soprannaturale sia un pochino trascurata, non dimenticata, non esclusa, per carità.

Ma questa somma di materie, necessarie, dalla sociologia religiosa, alla psicologia religiosa, alla dinamica di gruppo, alla antropologia, alla statistica, sono molto importanti, però c'è pericolo che tutto questo faccia dimenticare questa dimensione estremamente soprannaturale.

E allora potremmo vedere, almeno per l'anno prossimo, se possiamo, sia nel modo di condurre avanti il discorso, inserire di più questa componente, sia ipotizzare proprio nel programma alcune lezioni specificamente orientate al discorso dei catechisti.

Io temo che nel programma questo non ci sia, mentre invece, visto che si vuole formare degli animatori intermedi, mi pare che sia proprio questo il punto, dovremmo convincere queste persone che loro per primi devono, e diciamo anche noi dell'Ufficio Catechistico, dovremmo convertirci ad una mentalità più evangelica, ad un risalire più sovente al mistero cristiano nel suo nucleo, altrimenti noi facciamo tutta l'intelaiatura, tutto l'impianto elettrico e manca la corrente elettrica che corre poi in questo telaio.

Quindi io direi proprio, come taglio di tutto il discorso sul biennio, e come inserimento nel programma anche di alcune lezioni proprio sulla, formazione dei catechisti, sulla figura del catechista, quelle cose che sono state dette.

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