Ritiro del 12/1/1997
1 - Come accogliere le provocazioni
2 - Condizione imprescindibile
3 - Il peccato originale
4 - Agli uomini non è concesso il giudizio
5 - Cosa significa in parole povere discernimento?
6 - Lo Spirito santo è una persona
7 - L'inno allo Spirito Santo
8 - Manifestazioni dello Spirito nell'A.T.
9 - È possibile conoscerlo come si conosce Gesù?
10 - Lo Spirito Santo è colui che ti fa essere
11 - Egli desidera essere in relazione
12 - Pericolo grande
13 - Il Padre è la volontà, il Figlio è l'azione, lo Spirito Santo è l'efficacia
14 - Qualunque cosa chiederete
15 - Se mi amate
16 - Non sono venuto ad abolire
17 - Bisogna chiedere a Gesù lo Spirito Santo
18 - Si recò a Nazareth
19 - L'uomo fedele a Dio
20 - Combattere contro Satana con la parola di Dio
21 - Lo Spirito Santo quando ti consacra
22 - Cosa ti manda ad annunziare?
23 - Il Signore ci ha dato la sua autorità
24 - Farà le opere che io faccio
25 - Per le mie piaghe siete stati guariti
26 - Anche voi farete questi segni
Questa mattina abbiamo dato il la, abbiamo lanciato anche qualche provocazione e le provocazioni devono o possono essere accolte almeno in due modi: o mi lasciano tranquillo o mi bruciano, perché ho scoperto che in quella provocazione c'è qualcosa che mi coinvolge in maniera diretta.
È superfluo dire che il primo è l'atteggiamento più sbagliato, perché non c'è nessuno a questo mondo che possa vantare dei privilegi di infallibilità su queste cose.
Per questo motivo condizione imprescindibile è l'umiltà di fondo, quella che ti impedisce nella maniera più categorica di giudicare il tuo prossimo, senza prima aver giudicato te stesso.
E questo è fondamentale.
Tutto questo naturalmente non è opera di una capacità umana, è anch'esso un dono dello Spirito Santo.
E vi dirò perché.
Se ricordate, nell'ultimo incontro abbiamo fatto tutta una grande meditazione su: eternità, incidenza dell'azione di Dio nella storia, incarnazione.
E abbiamo detto che il peccato originale lede la libertà di Dio, vincola la sua libertà mediante il possesso delle caratteristiche di Dio.
Mi spiego.
I nostri progenitori, volendo essere come Dio, volendo in qualche modo imitare la sua onnipotenza, si cibano dell'albero della conoscenza del bene e del male, cioè, detto in parole semplici, della facoltà di giudicare, dimenticando che Dio aveva posto nella situazione di beatitudine degli uomini ( beatitudine naturale, non soprannaturale ) alcuni limiti.
In ciò si rivelava l'infinita bontà e la confidenza tra Dio e l'uomo, poiché egli lasciava le sue facoltà a disposizione degli uomini senza che essi dovessero rubarle.
Probabilmente, se gli uomini avessero chiesto quel dono a Dio egli l'avrebbe concesso, perché il suo disegno era che gli uomini e Dio fossero insieme sempre; ma essi non l'hanno chiesto, hanno voluto impossessarsi del potere di giudicare, per essere come Dio, quindi per essere un contraltare di Dio e così hanno perso tutto.
Questo significa che agli uomini non è concesso farsi un'idea di quello che stanno vivendo?
Agli uomini non è concesso il giudizio, ma il discernimento, che è uno dei doni dello Spirito Santo.
Nel giudizio, che appartiene solo a Dio, si esprime una valenza negativa o positiva, per esempio su una persona, si giudica la persona.
Il discernimento giudica l'atto, non nella sua valenza di positività o negatività, bensì come corrispondenza o non corrispondenza al progetto di Dio.
Allora capiamo subito come il discernimento è importante prima di tutto per ogni persona che seriamente abbia deciso di seguire integralmente Gesù.
Significa mettersi di fronte alla persona di Gesù, lasciarsi riempire dalla sua luce e poi vedere cosa vi è di identità e che cosa non corrisponde a questa luce di Dio.
Discernimento essenzialmente è questo: considerare se una persona o una situazione corrisponde al progetto di Dio, cioè riflette il progetto di Dio.
Vi è una relazione che deve essere sottolineata.
Il fatto che qualcosa o qualcuno debba corrispondere vuol dire che quel qualcuno o quel qualche cosa deve essere messo in relazione con Dio e non con noi stessi, perché altrimenti non è più discernimento, ma giudizio.
Con il discernimento uno mette innanzi tutto in discussione se stesso, con il grande desiderio di cogliere anche una piccola venatura che non corrisponde al pensiero di Dio per poterla cambiare.
Allora il discernimento santifica, il giudizio danna.
Questo discernimento è innanzi tutto dono dello Spirito Santo e noi questa mattina abbiamo insistito notevolmente sullo Spirito Santo, sulla sua presenza dentro di noi, dato che noi ne siamo il tempio, sul fatto che solo e unicamente per mezzo dello Spirito Santo ogni vocazione nella chiesa assume il suo spessore, la sua efficacia.
È grazie alla potenza dello Spirito Santo che ogni discernimento può diventare vero, però non dobbiamo mai dimenticare che lo Spirito Santo non è una cosa, bensì una persona.
Allora sarei curioso di sapere quante volte avete riflettuto sul fatto che lo Spirito Santo è una persona dato che per anni, probabilmente, lo Spirito santo vi è stato presentato a partire dalle sue manifestazioni; ma le sue manifestazioni non sono lui, sono il suo vestito che può essere indossato anche da altri con il suo permesso.
Lo Spirito Santo è persona, dunque, ma noi nella nostra preghiera, nella nostra meditazione e soprattutto nella quotidianità della vita cristiana abbiamo considerato lo Spirito Santo come persona o come cosa?
È meraviglioso l'inno che abbiamo cantato allo Spirito Santo; io vi esorterei, di tanto in tanto, a meditarlo nella traduzione a fianco.
Pensate che è l'unico inno cristiano cantato dalla Chiesa indivisa, è l'unico inno che è presente in tutte le tradizioni: cattolica, ortodossa e protestante.
Quindi è esattamente la realizzazione della profezia che troviamo nell'Apocalisse, al penultimo versetto: "Lo Spirito e la Sposa dicono: Maranatha, vieni Signore Gesù". ( Ap 22,17 )
È un inno cantato nei momenti più solenni della vita della Chiesa, per esempio il conclave, e quando cantiamo queste parole non stiamo facendo una devozione: noi stiamo entrando nella vita della Trinità, noi stiamo compiendo un gesto trinitario.
Della persona dello Spirito santo noi troviamo molte manifestazioni anche nell'A.T.:
lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque;
lo Spirito di Dio è quella brezza leggera che spirò all'ingresso della grotta di Elia;
lo Spirito di Dio annuncia le cose future, scende sui settanta saggi radunati da Mosè ed essi profetizzano;
lo Spirito santo è come un fuoco, lo stesso che Mosè vide nel roveto ardente e che costituisce la sua manifestazione nella Pentecoste;
lo Spirito Santo è un vento impetuoso, è una lingua incomprensibile…
È tutto questo, ma non solo questo.
Si sta in qualche modo insistendo sull'efficacia dello Spirito Santo senza rivolgerci a lui con la stessa intimità con cui ci rivolgiamo al Padre e al Figlio.
Mentre, anche dal punto di vista psicologico, sembra più facile mettersi in relazione diretta con Gesù, in un dialogo che prevede domanda e risposta; mentre questo, in qualche misura, è un poco più complesso con il Padre, ma è possibile, con lo Spirito Santo abbiamo invece un tipo di relazione quasi funzionale: lo Spirito Santo mi serve per pregare bene, per vivere bene ecc…
Tutte cose sante che fanno parte della tradizione della Chiesa, ma conosciamo la persona dello Spirito Santo?
Potremmo dire che la persona di Gesù è anche umana e dunque ha una psicologia, ha vissuto nel tempo, nello spazio, abbiamo degli scritti che ci parlano di lui; è più facile relazionarsi a Gesù, ma relazionarsi allo Spirito, tuttavia, è ancora più importante.
Allora devi pensare e chiederti: ma io nella mia vita di preghiera, mi sono mai fermato a chiedere a Gesù di farmi conoscere lo Spirito Santo?
Sulla scala di Giacobbe, quella scala che tocca la terra e arriva fino al cielo, possono andare solo gli angeli.
Tu non puoi arrampicarti per amare Gesù con le tue forze, perché non hai amore sufficiente per amarlo, come deve essere amato e come lui si aspetta di essere amato.
Non vuole essere amato semplicemente di un amore umano, si aspetta di essere amato di un amore totalizzante e totale, radicale.
Ora tu sai che questo modo di amare Gesù è possibile unicamente nella potenza dello Spirito Santo: solo dopo l'effusione dello Spirito Santo nel Battesimo di Gesù vi è stata subito una relazione diretta tra il Padre e il Figlio, una rivelazione sconvolgente, perché il Padre dice chi è Gesù e Gesù sa di essere ciò che il Padre dice.
Ma questo solo per lo Spirito.
È lo Spirito che rende possibile la comprensione di noi stessi e di Dio: lo Spirito, disceso su Gesù gli rivela: Tu sei il Figlio, e rivela al Padre: Tu sei il Padre.
Quindi lo Spirito santo produce subito come effetto questa relazione tra Padre e Figlio e quando tu ricevi lo Spirito Santo, di colpo ti trovi ad essere figlio nel Figlio.
Cioè non è più un tuo ragionamento: "siamo tutti figli di Dio quindi siamo tutti fratelli…".
No, è un'esperienza, una constatazione, un sentire a livello psicologico, affettivo e, perché no? anche fisico: la storia della Chiesa ci mostra nei mistici degli esempi inconfutabili.
Dunque la persona dello Spirito Santo è ben più di un'efficacia, di qualcosa che possiamo usare per essere secondo un certo progetto; lo Spirito Santo è colui che ti fa essere, non solo la forza che ti fa essere.
Se è una persona ha le caratteristiche di una persona, prima di tutto quella di essere in relazione; ha volontà, perché come evinceremo da alcuni versetti soprattutto del Vangelo di Giovanni, Gesù ci rivela che lo Spirito Santo fa determinate cose, le fa lui non Gesù e neanche il Padre.
Se le fa lui, vuol dire che ha un'idea nella mente, che ha un progetto, che ha un desiderio, un qualche cosa che prevede una realizzazione.
Egli desidera essere in relazione, desidera essere chiamato, desidera essere conosciuto.
Allora ha il sentimento e noi sappiamo che lo Spirito Santo è amore allo stato puro; allora quando la tua relazione con lo Spirito Santo diventa viva, non formale, non legata ai suoi effetti.
Cominci a sentire dentro di te il desiderio di voler amare lo Spirito Santo come il Padre e il Figlio lo amano e quando tu lo ami, egli ama te e quando lo Spirito Santo ti ama tu diventi esperienzialmente figlio, perché lo Spirito Santo ti ama come figlio di Dio.
Il battesimo ti ha fatto una cosa sola con Gesù e allora lo Spirito Santo ama Gesù e allo stesso modo ama te che sei in Gesù.
Lo Spirito santo è relazione di amore, di un amore puro, alto, saldissimo e anche fragilissimo; per assurdo, si può parlare di sofferenza di Dio: non essere amato, l'essere considerato una cosa e non una persona.
Se di cammino di unione a Gesù si tratta, noi dobbiamo essere consapevoli che questa unione a Gesù è possibile solo e unicamente nello Spirito Santo; diversamente è un nostro sforzo, siamo noi che vogliamo arrampicarci fino a Dio.
Che differenza ci sarebbe allora tra noi e quelli che fanno lo yoga? Nessuna!
Quelli che fanno lo yoga vogliono arrivare a Dio mediante la meditazione trascendentale, ginnastiche particolari…, pratiche esecrabili, perché sappiamo bene che c'è una concezione diversa di Dio e dell'essere umano in queste religioni orientali, completamente inconciliabili con il cristianesimo.
Ma noi ci mettiamo sullo stesso piano quando consideriamo lo Spirito Santo sotto l'aspetto della funzione e non come una persona.
Allora il primo passo del nostro cammino verticale è metterci di fronte a Gesù, la cui presenza reale ci è garantita solo per lo Spirito Santo: durante la celebrazione eucaristica quel pane e quel vino non diventerebbero la presenza di Gesù se non venisse invocato lo Spirito Santo.
Gesù si trova fisicamente presente in mezzo a noi nel sacramento dell'Eucaristia, ma la sua presenza normale è in spirito e verità, perché egli è ormai assiso alla destra del Padre.
Ora il suo posto è lassù, non c'è più qui, non è lui che deve operare: l'opera del Padre Gesù l'ha già compiuta, ora se ne sta nella gloria.
Egli è il primo consolatore ( cum solatio = camminare con ), ma Gesù ha promesso "un altro Consolatore", un altro che "cammina con" e che permette l'adorazione in spirito e verità.
Ciò vuol dire che adesso l'opera della salvezza non è più nelle mani di Gesù, è nelle mani dello Spirito: dall'ascensione in poi l'opera della salvezza è passata alle mani dello Spirito Santo.
La presenza di Gesù tra noi è fisica nel mistero dell'eucaristia, ma tutto ciò che riguarda la realizzazione del regno ora è affidata allo Spirito Santo.
Tornando a noi, allora, il Padre è la volontà, il Figlio è l'azione, lo Spirito Santo è l'efficacia.
Se in noi c'è la volontà del Padre, l'obbedienza del Figlio, ma non c'è l'efficacia, vuol dire che lo Spirito santo l'abbiamo chiuso fuori, perché i frutti della presenza dello Spirito Santo sono esattamente la magnificazione di ciò che Gesù ha fatto.
Per esempio, nel Vangelo di Giovanni al cap.14, leggiamo: "In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre".
Che significa che lui va al Padre e allora gli altri fanno le stesse sue opere?
Significa che le opere non le stava facendo con la sua forza, ma con la forza dello Spirito; infatti continua: "Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio", ( Gv 14,13 ) cioè perché il Padre sia manifestato nel Figlio.
Questo vuol dire che tu ( non nel tuo nome ma nel nome di Gesù essendo con lui una cosa sola ) puoi chiedere che Dio faccia qualche cosa, non per glorificare te, ma per glorificare il Padre; e tutti, vedendo te, adoreranno il Padre, perché tu ne sei la manifestazione.
Se invece glorificano te, c'è qualche cosa che non va, sei diventato il dio di te stesso.
"Se mi chiedete qualche cosa nel mio nome, io la farò": ( Gv 14,13 ) due volte questa promessa, non ci può essere fraintendimento, è un'esplicita volontà di Gesù.
"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; io pregherò il Padre ed egli vi manderà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre": ( Gv 14,15-16 ) Gesù va al Padre, però non ci lascia soli, ci manda un altro che cammina con noi e ce lo manda non solo per qualche decennio o per qualche secolo, ma per sempre.
Certi teologi alcuni anni fa dicevano: "Quello che leggiamo negli Atti degli Apostoli serviva solo per quegli anni, ora non serve più; ora tutte quelle manifestazioni dello Spirito Santo non sono più importanti perché adesso è più importante la carità".
Sbagliato, perché contraddici la volontà esplicita di Gesù e questo non si può fare senza autoescludersi dalle promesse di Dio.
Gesù stesso non ha abolito i dieci comandamenti: "Io non sono venuto ad abolire, ma a completare"; ( Mt 5,17 ) tutto rimarrà anche gli apici e i segni.
Allora noi non possiamo escludere le manifestazioni di Dio perché esse fanno parte della vita di Dio, esse sono Dio.
Tutto il discorso teologico fatto l'altra volta circa il potere regale, profetico e sacerdotale era esattamente perché noi avessimo chiarissimo in mente che è un diritto di Dio di potersi manifestare non come vogliamo noi, ma così come egli è.
Dio ha delle prerogative, delle caratteristiche: non solo l'onnipotenza, l'onniscienza, l'onnipresenza, ma anche l'efficacia nella storia, perché il nostro Dio è "Colui che provvede", ( Gen 22,14 ) non colui che se ne sta beato nell'alto dei cieli, è colui che interviene nella storia, altrimenti non si sarebbe incarnato, avrebbe fatto solo un gesto e ci avrebbe salvato tutti.
Dunque Gesù ci manderà un altro Consolatore "perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità": ( Gv 14,16 ) allora dove c'è menzogna, dove c'è mezza verità là non c'è lo Spirito di Dio.
"Il mondo non lo può ricevere perché non lo vede e non lo conosce; voi lo conoscete perché egli dimora presso di voi e sarà in voi" ( Gv 14,17 ) e qui Gesù parla agli apostoli prima di Pentecoste.
Ma nei capitoli 14, 15, 16 del Vangelo di Giovanni Gesù parla molte volte dello Spirito Santo; per esempio: "Queste cose vi ho detto mentre ero ancora tra voi, ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome" - ecco perché vi ho detto prima che bisogna chiedere a Gesù lo Spirito Santo, perché vogliamo amarlo come lo ama lui, non come sono capace io ma come è capace lui - "egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto". ( Gv 14,25-26 )
( I testi biblici da tenere presenti e a cui abbiamo fatto riferimento sono: Gv 16,7-15; Lc 4,16-22a, Is 61; Is 42; Is 55 ).
Dovendo adesso commentare un testo di Luca che si riferisce a Nazareth, dirò per inciso che non possiamo, in tutto il discorso che abbiamo fatto, dimenticare la Madre di Gesù perché la sua presenza, la sua intercessione è fondamentale.
Attenzione: non possiamo attribuirle le prerogative dello Spirito Santo e questo è successo troppe volte; ma l'intercessione di Maria è molto importante perché è essa che continuamente, come una mamma, lava, prepara, veste nel momento giusto il bambino prima di presentarlo a Dio; è questa la cura di continua di Maria: preparare il nostro cuore, la nostra volontà per essere docili.
Ma quello su cui volevo riflettere adesso con voi è appunto il Lc 4,16-30.
"Si recò a Nazareth dove era stato allevato ed entrò secondo il suo solito nella sinagoga".
Allora: Gesù è stato qualche tempo con gli Esseni, ha ricevuto il battesimo, subito dopo lo Spirito Santo lo porta nel deserto, qui viene tentato dal demonio in tutti i modi e qui Gesù comincia ad essere il Redentore, perché comincia a essere il SI' che si contrappone a tutti i NO di tutti gli uomini, di tutti i tempi.
Per 40 giorni e 40 notti egli dimostra come sarebbe stato l'uomo fedele a Dio: un sì dopo l'altro, ogni giorno.
Dobbiamo pensare che prima di Gesù i sì non ci fossero?
I sì c'erano anche prima, basta pensare ai profeti, ai giudici, ai re, ai sommi sacerdoti, però la lettera agli Ebrei ci dice chiaramente che noi abbiamo un solo sommo sacerdote che non deve offrire un sacrificio di espiazione per sé prima che per gli altri.
Questa è esperienza comune, anche nostra: noi non siamo perfetti per il semplice fatto che siamo battezzati; noi cerchiamo di essere un sì a Dio, ma - dice la Scrittura - "il giusto pecca sette volte al giorno". ( Pr 24,16 )
Quindi, pur nella tensione di essere una risposta sempre positiva, amaramente dobbiamo riconoscere di avere bisogno della misericordia di Dio.
E l'arma che vince il demonio è la parola stessa di Dio: "Sta scritto". ( Mt 4,4 )
Gesù comincia la sua opera di redenzione combattendo, perciò colui che si mette alla sequela di Gesù sa che la prima cosa che accadrà è il combattimento contro il demonio, il quale esiste, è molto efficace e molto furbo perché fa credere di non esserci e si veste delle migliori intenzioni.
Di qui l'importanza del discernimento degli spiriti, che è uno dei carismi dello Spirito Santo.
Nessuno si faccia una idea facile di vita cristiana: è un combattimento.
La prima cosa che Gesù ha fatto per redimere l'uomo è stata di combattere contro Satana con la parola di Dio.
Quindi conoscere la parola di Dio, non con la mente, ma leggerla, farla scendere nel cuore, e quando ti trovi di fronte a qualcosa che corrisponde a quello che stai vivendo, quella parola te la devi prendere, ti ci devi aggrappare, devi farla diventare tua: sei tu che stai dicendo quella parola, ma è come se fosse Dio a dirla.
Questo è il potere regale: l'autorità di Dio.
Dio è talmente in te che è lui che pronuncia questa parola e tu ottieni subito la liberazione.
Gesù dunque torna a Nazaret e il sabato va alla sinagoga dove si è radunato tutto il villaggio.
Gli viene dato il rotolo del profeta Isaia, qui cerca il passo de Is 61,1 dove sta scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione" al Giordano; "egli mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio". ( Lc 4,18 )
Dunque lo Spirito Santo quando ti consacra, quando penetra dentro di te e diventa una cosa sola con te, ti manda ad annunziare.
Allora vuol dire che l'unto dallo Spirito non se ne sta lì ad aspettare: l'azione dello Spirito Santo ti fa subito fare qualche cosa, ti fa uscire da te stesso, ti manda, cammini, fatichi, sudi per annunziare e perciò a parlare, a pronunciare la parola.
Ecco cosa fa lo Spirito Santo: ti fa essere figlio e come il Figlio è la Parola, tu sei la parola, perché il Verbo abita in te.
Non fai come il Figlio, tu sei il Figlio.
Rm 8,15: "Noi non abbiamo ricevuto uno spirito di schiavitù per ricadere nella paura, ma lo Spirito di figli di Dio per mezzo del quale diciamo: Abbà, Padre".
Lo Spirito Santo ti fa essere figlio: te ne dà l'essenza e te ne dà anche la consapevolezza, l'esperienza.
Ma andiamo avanti.
Lo Spirito Santo dunque ti manda ad annunziare, a parlare.
A chi? Ai poveri, a quelli che non hanno ciò che tu hai.
E qui c'è un altro insegnamento: non ci si può rivolgere a quelli che stanno all'ombra del campanile, perché questi qualcosa già ce l'hanno; invece lo Spirito ti manda ad annunziare ai poveri, a coloro che non hanno.
Un lieto messaggio, un vangelo, una buona notizia.
Per portare questo lieto annunzio, lo Spirito ti manda, ti fa uscire da te stesso, dalla tua storia ed entrare nel tuo prossimo, non perché questo ti dia gloria, ma per amore di Gesù, il Crocifisso, che ha annientato se stesso, perché tutti conoscessero Dio, non come giudice, ma come Padre.
"Mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione". ( Lc 4,18 )
Prigionieri di che cosa?
Del peccato, in primo luogo, in tutte le sue forme; delle strutture di peccato, perché la nostra società è una struttura dove c'è ingiustizia, marginalizzazione, solitudine, utilitarismo…
E poi ovviamente la liberazione dal demonio, che continuamente e sottilmente tenta ognuno di noi ogni giorno.
Se avremo tempo potremo anche affrontare le tecniche che il demonio usa e quali sono i suoi legami, per conoscere come possiamo fare per difenderci, per liberarci e liberare.
Quello che Dio si aspetta da voi non si può realizzare con tutta la vostra buona volontà, con tutta le vostre preghiere e con tutte le sofferenze offerte a Dio.
I vostri giovani sono pieni di catene in questo senso, ma bisogna sapere come fare.
Posso avere tutto il desiderio di fare un impianto elettrico, ma se non so come si fa, non lo posso fare.
Non basta affidarsi alla devozione: ottima cosa, ma il Signore ci ha dato la sua autorità, la potenza del suo nome per rendere liberi e se ce l'ha data, non l'ha fatto perché noi gliela rendessimo: Signore, fa' tutto tu.
No, ce l'ha data perché è nella sua volontà che lo facciamo noi.
Quando il re scopre che al banchetto di nozze c'è un intruso, non è lui a scacciarlo; dice ai suoi servi: "Prendetelo, legatelo e gettatelo fuori". ( Mt 22,13 )
Vuol dire che l'autorità di fare queste cose noi l'abbiamo.
Certo, va distinta l'ufficializzazione dell'esercizio di tale potere dall'autorità del nome di Gesù: vanno anche insieme in certe persone chiamate esorcisti, ma questa autorità del nome di Gesù è di tutti i cristiani e si esercita in forme, modi e tempi diversi.
E questo è un comando del Signore, non è un'opportunità o una pia intenzione.
"A ridare ai ciechi la vista": ( Lc 4,18 ) questo ridare la vista ha un significato spirituale e allora si tratta di quella luce che illumina le tenebre ( Gv 1,1,18 ), ma ha anche un'accezione puramente fisica.
Quando il Battista manda i suoi discepoli da Gesù a chiedergli: "Sei tu il Messia?", Gesù risponde con le parole dei profeti: "Andate a dire a Giovanni: i ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano e ai poveri è annunciata la parola di Dio". ( Mt 11,4-5 )
Con questo, Giovanni ha capito e si lascia tagliare la testa in testimonianza.
Dunque è volontà di Gesù che questi segni si realizzino.
"A rimettere in libertà gli oppressi" e qui parla veramente dell'esercizio dell'autorità.
E infine, ma solo dopo, "a predicare un anno di grazia del Signore". ( Lc 4,18 )
Prima i segni efficaci della presenza di Dio nella storia, dopo l'insegnamento, dopo la pratica, mai prima.
Non prima la catechesi e dopo la vita, ma prima la vita e poi la catechesi.
A titolo esplicativo, vorrei leggervi solo i titoli delle singole pericopi che vengono subito dopo questa: Gesù a Nazaret.
Nella Bibbia di Gerusalemme ci sono questi titoli: Gesù insegna a Cafarnao e guarisce un indemoniato ( Mi ha mandato a liberare i prigionieri ); Guarigione della suocera di Simone ( per ridare ai ciechi la vista e dunque la guarigione ); Molte guarigioni.
Queste le opere di Gesù e noi prima abbiamo letto nel Vangelo di Gv 14,12 ( ve lo rileggo perché sia molto chiaro quello che Dio si aspetta da voi per la potenza dello Spirito Santo ): "In verità vi dico, anche chi crede in me farà le opere che io faccio e ne farà di più grandi perché io vado al Padre".
Allora il succo di tutto è questo: che l'evangelizzazione non può mai in nessun caso essere separata dai segni di potenza di Gesù.
Noi non possiamo non esercitare l'autorità di Dio, perché l'evangelizzazione passa attraverso questa autorità, attraverso questi segni di potenza, non attraverso la catechesi.
La catechesi viene dopo.
I segni di potenza servono per buttare giù le mura di Gerico; quando le mura sono crollate allora si entra in Gerico e si ricostruisce la città.
Ma non si può da fuori della città convertire quelli che sono dentro.
Prima bisogna entrare nella città e per far questo il Signore ha dato i segni della sua potenza per opera dello Spirito Santo.
Questo è il cuore di tutta la riflessione di oggi, che è un terremoto, perché se tu vuoi essere davvero un alter Christus, intimamente unito a Gesù che dice: Per le mie piaghe siete stati guariti, allora tu devi avere coscienza che puoi guarire tutti coloro che ti sono affidati per le piaghe di Gesù, che diventano guarigione, liberazione e annuncio di salvezza solo per la potenza dello Spirito.
Il quale per prima cosa ti manderà ad annunziare, perché tu devi operare le stesse cose che operava Gesù.
E questo è un ostacolo incredibile, perché nel nostro inconscio spesso pensiamo: Ah, come sarebbe bello che queste cose succedessero davvero!
Che è come dire che quelle cose non succedono, eppure o credi alla parola di Dio oppure credi alla tua immaginazione.
È come se tu vincolassi Dio ad agire solo in base alla tua immaginazione e questo è triste, perché la vocazione non è una tua immaginazione, ma è immaginazione di Dio, è il suo progetto, il suo sogno.
Se vuoi realizzare la tua vocazione non devi seguire la tua immaginazione, ma la sua.
Dio dice che i suoi seguaci faranno le stesse cose che faceva Gesù, il quale liberava gli indemoniati, guariva gli ammalati, risuscitava i morti, moltiplicava i pani e i pesci, camminava sopra le acque, sgridava le malattie, il vento, il mare e tutte queste cose gli erano sottomesse.
Anzi, dice Dio, ne faranno di più grandi, perché ora Gesù siede con potenza e gloria alla destra di suo Padre e se lo Spirito Santo vi fa essere in lui, anche voi farete questi segni.
Ma se tu non ci credi, non vedrai mai i segni della potenza di Dio e non vedrai mai né evangelizzazione né catechesi e meno che meno conversioni.
Allora si tratta di superare un blocco mentale: "No, io non posso, io ho una certa età, non mi hanno mai insegnato".
In Ger 32,27 Dio dice: "per me non c'è niente di troppo difficile".
Io non mi posso sostituire a nessuno, sei tu che ti devi mettere davanti al tabernacolo e dire: Signore, la mia fede com'è?
È una fede illuminista? razionalista?
Sto perdendo il massimo perché attribuisco a te solo ciò che riesco a immaginare?
E Dio potrebbe risponderti: Eh sì, effettivamente fino adesso hai fatto così, forse è giunto il momento che cambi radicalmente, perché io da te mi aspetto che tu realizzi la mia missione, che tu sia mio Figlio Gesù e come lui ha operato queste cose tu opererai queste stesse cose, non nel tuo nome ma nel suo con la potenza dello Spirito Santo.