La Palestina

Dai regnanti Asmonei a Erode il Grande

Quanto conosciamo della storia di Israele ( dai libri biblici dei Maccabei fino al 73 d.C. ) ci è giunto sostanzialmente attraverso le opere di Giuseppe Flavio: "Antichità giudaiche" e "Guerra giudaica".

Per questo faremo riferimento a tali testi per le ricerche che seguono, seppur talvolta supportati da studi riassuntivi più recenti.

Giuseppe Flavio, storico giudeo nato nel 37 d.C., discendeva, da parte del padre, dalla nobiltà sacerdotale, da parte della madre dalla famiglia reale degli Asmonei.

É chiaro che con uno status sociale così elevato poté acquisire una cultura non indifferente come si evince dalle sue stesse parole: "I miei compatrioti riconoscono che nella nostra cultura giudaica io li supero di molto".

Così anche grazie a Giuseppe ci sono tramandate molte imposizioni mosaiche, ad esempio questa: "i condannati alla crocifissione vengono deposti e sepolti prima del calar del sole".

Il periodo raccontato nei libri biblici dei Maccabei sembra fermarsi al 135 a.C. ( cfr. Le rivolte dei Maccabei ) ma i discendenti di Mattatia riuscirono a tenere le redini della Palestina fino al 63 a.C. quando Pompeo assediò Gerusalemme e determinò la fine dell'indipendenza della regione.

Giuseppe Flavio ci dice a proposito di Pompeo che "fece Gerusalemme tributaria dei Romani, tolse ai suoi abitanti le città di Cele-Siria che avevano conquistato, e pose sotto il suo governatore; e l'intera nazione che prima si era alzata così in alto, la restrinse nei suoi confini".

Secondo lo storico, "di questa sfortuna che colpì Gerusalemme furono responsabili Ircano e Aristobulo, a motivo della loro discordia.

Noi, infatti, abbiamo perso la nostra libertà e siamo divenuti soggetti ai Romani, e il territorio conquistato con le nostre armi e preso ai Siri, siano stati costretti a restituirlo, e in più, in breve tempo, i Romani riscossero da noi oltre diecimila talenti, e il regno che prima era concesso a coloro che erano della stirpe dei sommi sacerdoti, diventò un privilegio di uomini del popolo".

Per capire quanto sia costata la sottomissione ai nuovi conquistatori va precisato che un talento - misura o d'oro o d'argento - pesava circa 34.272 kg.

Come potevano i Giudei possedere tanta ricchezza?

Non vi è motivo che qualcuno si meravigli che nel nostro tempio ci fosse tanta ricchezza, poiché tutti i Giudei dall'ecumene e quanti adorano Dio mandavano contributi da molto tempo persino dall'Asia e dall'Europa.

Questo non significa che ai Giudei non fossero permessi privilegi in considerazione delle loro tradizioni religiose, come per esempio non pagare tributi nell'anno sabbatico quando non potevano raccogliere, o essere esenti dal servizio militare tenuto conto del sabato dove non potevano tra le altre faccende prendere neppure le armi.

Il discendente asmoneo, Ircano II, restò in carica solo come sommo sacerdote fino a quando Giulio Cesare stesso, avendo sconfitto Pompeo, non gli assegnò anche il titolo di etnarca ( governatore di una certa popolazione associata ad una particolare provincia ) nel 47 a.C.

Alla morte di Giulio Cesare (44 a.C.) la Giudea fu sottoposta allo sfruttamento da parte di Cassio, finché non venne sconfitto da Marco Antonio e Ottaviano a Filippi e i Romani nominarono Erode re nel 40 a.C.

Egli prese possesso della Giudea nel 37 a.C. e la governò fino alla morte, avvenuta nel 4 a.C. ma non riuscì mai ad accattivarsi le simpatie dei Giudei, che anzi lo odiavano essendo lui un idumeo, quindi un semi-giudeo.

Ebbe in particolar modo difficoltà in Galilea, dove bande di "ladroni" che abitavano in caverne gli opposero fiera resistenza.

Ecco un esempio riportato da Giuseppe Flavio:

"Ora in una caverna si trovavano chiusi un vecchio con sette figli e la moglie: quando essi lo pregarono di lasciarli scivolare verso il nemico, egli si pose ritto all'ingresso della caverna e scannò tutti i figli a mano a mano che venivano fuori, in fine la moglie; finalmente gettando i loro cadaveri nel precipizio, si gettò su di loro, sottomettendosi alla morte piuttosto che alla schiavitù".

Erode allora:

"[ … ] alcuni li uccise, quelli che si erano rifugiati in luoghi inaccessibili, li catturò con l'assedio e li uccise, distrusse i loro luoghi fortificati.

Così pose fine alla ribellione e impose alle città una tassa di cento talenti".

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