Gesù Crocifisso centro dell'amore del Cristiano

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La gran legge della nostra vita morale viene espressa da questa sola parola: Amerai.

Ce ne assicura lo stesso divin Maestro, il quale, interrogato un giorno da un dottore della legge qual era il maggior comandamento, gli diede questa risposta: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuor tuo, o con tutta l'anima tua, e con tutto il tuo spirito.

Questo è il massimo e primo comandamento.

Il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come tè stesso ( Mt 12,35-40 ).

All'insegnamento del Maestro fa eco quello degli Apostoli che nelle loro lettere diedero sempre la precedenza alla gran legge dell'amore: Camminate nell'amore ( Ef 5,2 ); amiamo dunque Iddio, avendoci egli amato per primo ( 1 Gv 4,13 ); Dio è carità e chi sta nella carità sta in Dio e Dio in lui ( 1 Gv 4,16 ).

Sant'Agostino, rapito dalla potenza dell'amore, esclamava: Ama, e fa' quel che vuoi.

E San Bernardo: Gran cosa è amore!

Imperocché Iddio amando non vuol altro che essere amato, poiché non ama per altro che per essere riamato.

A lui fa eco San Francesco di Sales: « L'amore è la vita del cuore: e a quel modo che il contrappeso dà moto a tutte le ruote d'un orologio, così l'amore dà all'anima tutti i movimenti che ha ».

E quasi a complemento di questa dottrina, il Bossuet soggiunge: L'amore è in qualche guisa il Dio del cuore.

Tutto quanto ci sta attorno è un richiamo continuo all'amor di Dio, per non dire che la creazione tutta n'è un perenne monumento.

Tuttavia il punto culminante di quest'amore resterà pur sempre quello che segna la venuta del Figliuol di Dio sulla terra, per offrirsi vittima per la colpevole umanità, riabilitarla e darle nuovamente diritto alla eterna beatitudine.

Dio ha talmente amato il mondo che ha dato il Figliuoi suo Unigenito ( Gv 3,16 ).

E nell'amore è ugualmente compendiata la vita del Salvatore.

L'amore gli fa accettare sin dal suo ingresso nel mondo la qualità di Vittima del genere umano; l'amore lo sostiene nelle sue faticose peregrinazioni per annunziare il Vangelo e fondare la Chiesa; e prima di dar principio alla dolorosa Passione, in un impeto d'amore, Egli poté dire agli Apostoli: Affinché il mondo conosca che io amo il Padre, e come il Padre prescrissemi, così fo, alzatevi, partiam di qui ( Gv 14,31 ).

Nel suo Testamento domina la nota dell'amore e non altro che l'amore lo sostiene nella agonia del Getsemani e fra gli spasimi della Croce.

San Paolo rapito alla vista di tanta carità, esclamò: « Mi ha amato e ha dato se stesso per me » ( Gal 2,20 ).

Se adunque l'amore è la vita di Dio e il riassunto della vita di Gesù, vuol essere ancora il distintivo del cristiano, cui è partecipata, per la grazia, la natura divina e la fratellanza di Gesù Cristo.

Rimane tuttavia vero che il cristiano nella sua materiale fiacchezza, vorrebbe che in qualche modo l'oggetto infinito dell'amor suo si rendesse sensibile, affine di essere eccitato per questa via agli interni sentimenti.

Or ecco che Gesù nella sua qualità di Uomo-Dio gli offre appunto l'oggetto in cui il suo amore trova pieno e perfetto appagamento; gli offre anzi nella varietà dei misteri della sua vita alimento esuberante a tutti i più delicati sentimenti.

Gesù diviene così il centro del nostro amore e di tutta la nostra attività spirituale.

Ma in tanta varietà di misteri spicca su gli altri quello che la Chiesa fu sempre solita rappresentare più di ogni altro alla vista dei fedeli, voglio dire quello di Gesù Crocifisso.

Questo mistero ha un potere speciale per destar in noi la sacra fiamma dell'amore, nella quale tutta si concentra l'attività soprannaturale del cristiano.

Se la vista d'un infelice muove a compassione e ci fa generosi nel sovvenirlo, se la presenza d'una persona cara in preda a dolorose prove morali ci muove a trovare i mezzi più efficaci per ridonarle la pace e la gioia, qual non sarà il potere che il nostro Signore Crocifisso eserciterà sulle anime nostre, per poco che ci raccogliamo a considerarne le ferite aperte dall'infinito amore che nutriva per noi?

Molti, purtroppo non danno uno sguardo a « Colui che hanno trafitto » e dal quale potrebbero sentire la parola di salute che fu detta per la prima volta al buon ladro; altri poi considerano le piaghe di Gesù solo superficialmente e, attaccati come sono alle cose transitorie, non giungono a capire le divine lezioni che il Crocifisso loro imparte.

Siano, adunque benedette quelle pie società nelle quali si fa professione di meditare giornalmente la Passione del Salvatore e in particolare le sue sacratissime piaghe!

A questa scuola l'anima impara a far la debita stima delle cose, a disprezzare cioè quelle transitorie e ingannatrici del tempo e ad amare le eterne; a odiare il peccato che cagionò la morte del Figliuol di Dio e a far dono del loro amore a Colui ch'è via, verità e vita.

Allora esclamano con l'anima grande del Bossuet: « Sì, io vorrei, o mio Dio, che ogni respiro, ogni palpito del mio cuore fosse un atto d'amore; vorrei essere io stesso tutto amore, essere schiacciato e annientato, così che non rimanesse di me che l'amore e un'eterna lode del vostro santo Nome »