L'amore a Gesù Crocifisso si nutre di sacrifici

B14-A1

" Amiamo le nostre croci, che, viste con gli occhi dell'amore, sono tutte d'oro".

S. Francesco di Sales.

Abbiam veduto nel numero precedente ( V. Anno IV - num. 3-4, pagg. 26-27 ) che la gran legge della vita cristiana è contenuta nel precetto dell'amore.

Però non si da vero amore senza sacrificio, il quale n'è, a un tempo, la più certa misura.

Gesù Cristo stesso, verità eterna, ce ne persuade con quella sentenza che pronunziò poco prima di salire il Calvario: Nessuno ha carità più grande di colui che da la sua vita per suoi amici.

Ne pago di sacrificarsi una volta per provarci l'amor suo, ogni giorno trasforma i nostri altari in altrettanti Calvari e vi rinnova misticamente il sacrificio già offerto nella sua vita mortale.

"L'umana sapienza, le passioni stesse - scrive il Baudry - dicono nel loro triste ma efficace linguaggio, che il sacrificio è la legge del cuore, e che chiunque non sa sacrificarsi non sa amare ne fu mai degno dell'amore.

Il cuore non merita stima se non in quanto sa soffrire amando, perché quanto può soffrire è la misura di quanto può dare ».

Conviene però confessare che la natura, come ha orrore della perfezione, secondo la frase del P. Ravignàn, così rifugge dal sacrificio.

E a dir vero la pena e il dolore non facevano parte del piano primitivo della creazione, e in cielo non vi sarà più morte, ne lutto, ne strida, ne dolori ( Ap 21,4 ).

Ma dopo la caduta sono divenuti mezzo necessario e sicuro di redenzione morale e di salvezza, tanto che escluderli dalla vita equivarrebbe a condannarsi a rovina certa e irreparabile.

Il Salvatore pertanto, affine di renderci caro e agevole l'uso di questo mezzo, ci precede nella via dei generosi sacrifici, offrendocene in se e in vita e in morte la guida, il modello e la ricompensa.

Così dalla contemplazione delle sacratissime piaghe del Salvatore scaturisce l'amore più forte e ardente che rende soave il dovere e amabile il sacrificio.

Purtroppo anche i più sublimi ragionamenti possono lasciar fredda la volontà; il che spiega come molti, pur non difettando d'istruzione, mai non si decidono alla pratica generosa della virtù.

Ben altro è il potere dell'esempio.

E lo sanno fin troppo i nemici della religione, i quali, mettendo in scena l'empietà traggono alla rovina un numero sterminato di anime.

Per contrario chi potrà misurare l'efficacia dell'esempio di Gesù Cristo, nostro Fratello e nostro Dio, che dall'alto della Croce si presenta a tutti spettacolo divino del più puro e ardente amore?

I Santi ne sanno qualche cosa.

Ma quali sono i sacrifici che il Crocifisso desidera e quasi mendica dal cristiano?

Taluni potrebbero pensare a dure privazioni, penitenze straordinarie, proprie di certi Santi.

I sacrifici da offrire a Dio sono quelli che s'accompagnano all'adempimento del suo santo volere, sono le croci, che giornalmente la Provvidenza ci manda, generosamente accettate.

L'anima pertanto che se ne sta sottomessa, alla divina volontà, lasciandosi da lei condurre attraverso le vicissitudini dell'esistenza verso l'unione beatifica del cielo, può dire di provare col sacrificio il suo amore a Gesù Crocifisso.

Volendo poi distinguere dei gradi in questa pratica, diremo che il primo consiste nell'accettare le croci che s'accompagnano al dovere di fuggire il peccato grave; il secondo rende care le pene imposte anche dai minimi comandamenti; e il terzo, senza confronto più perfetto, va in cerca di liberi patimenti, sia per meglio accostarsi al divin Maestro e sia per ripararne la gloria offesa dalle colpe del mondo.

Ben compresero questa dottrina i Santi, che tutti, sebbene sotto diversa forma, esclamarono: " O patire, o morire! ".

Santa Teresa, grande maestra nell'arte di soffrire, soleva ripetere: " Quando in questo mondo non si patisce più, non c'è più niente da farvi, ed è tempo di lasciarlo.

Un giorno senza patire è un giorno perduto".

Risolviamo pertanto di attestare il nostro amore a Gesù Crocifisso con la pratica del sacrificio; e se non n'abbiamo il coraggio, chiediamoglielo fiduciosi e animiamoci pensando con Santa Caterina da Siena, che " se le risoluzioni prima d'essere prese sembrano spine che ingombrano la via della verità, poiché v'ha una lotta tra la coscienza e il sensualismo, non appena però l'odio e il disprezzo di sé fanno dire con coraggio che si vuoi seguitare Gesù Crocifisso, e subito le spine si spuntano e si fanno quanto si può dire soavi ".