L'arte di educare

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Dolore e gioia nell'infanzia

Noterelle Pedagogiche

La nostra età ha portato quanto mai luce e gioia nel mondo infantile: ha costruito nuove case, ha rinnovato le scuole, ha edificato giardini d'infanzia e asili-nido che sorridano alla vita che si schiude.

Veri discendenti di Vittorino da Feltro, gli Educatori moderni hanno rinnovato la « Casa giocosa » del grande Antesignano; e nei nuovi ariosi istituti si può veramente « vivere per i bambini », come il Fròbel voleva.

Dal Rinascimento che chiamò divini i fanciulli e particolarmente dal Rousseau, che propugnò con eccessivo amore la libertà nella vita infantile, troviamo Educatori che non sembrano aver altro pensiero che dar gioia all'infanzia.

Negli ultimi anni poi sorgono giardini d'infanzia nei quali nulla pare mancare, dai magnifici affreschi raffiguranti i giochi dei bimbi o la vita delle piante e degli animali, come vediamo nel grande e nuovo Kinder-garten di Vienna ( XVI Bezirk ) in cui le pareti dell'atrio parlano di giochi nella libertà della natura, e di bagni e di nuoto, dipinti da uno specialista dell'infanzia; fino alle sale di giuoco con i tavolini bassi, le pareti colorate, i pavimenti cerati, e vari e bei giocattoli e perfino un'orchestrina completa … dai corridoi luminosi ai terrazzi assolati, ai giardini che guardano lembi di vaporosi colli, noi constatiamo in Italia e fuori un culto dell'infanzia, che contrasta con l'incuria antiestetica di talune vecchie scuole, come ebbe a lamentarsi ad es. lo Heine, riguardo l'edizione d'un piccolo Catechismo.

Oggi splendide edizioni di libri adornano la biblioteca del fanciullo e l'ambiente che Vittorino da Feltre voleva bello perché le influenze estetiche non si disgiungono da quelle morati, è tutto un trionfo dell'igiene, della natura e dell'arte.

In una grande esposizione di mobili si poteva vedere una di quelle « camere del bambino » che il nostro gusto romantico concepisce sempre in modo così, femminile, e in quella camera linda e chiara, tutto lo zoccolo di una parete era fatto di ardesia, sulla quale pendeva un gessetto per disegnare.

Tale zoccolo nero, alto come un fanciullo, cacciava il lusso degli zoccoli marmorei, per sostituirvi la libertà di quei muri di campagna che vediamo così liberamente, così naturalmente disegnati dai contadinelli.

« Libertà, natura », abbiamo invocato finora: e qui non vogliamo far una critica filosofica del concetto di libertà.

Noi tutti sappiamo che la libertà - come insegna il Tommaseo - ha i suoi limiti come la vita, e colui che li eccede cade nella schiavitù, come chi eccede i limiti della vita cade nella morte.

Del resto nei giardini d'infanzia di cui parlo, ho notato un ordine che è disciplina, una bellezza che è educazione estetica e morale e specialmente nell'Asilo Agarzi, che ebbe la suprema lode del Vidari, il buon senso italico della disciplina e del lavoro è sentito e praticato.

Giacché quando pensiamo alle « scuole delle maestre » del buon tempo antico; e ancor più quando pensiamo in quali ambienti privi d'ogni luce crescono certi fanciulli, per i quali non giunge mai un raggio: del bel sole di Dio nella propria casa - una casaccia spesse volte mal fatta e mal popolata - allora una stretta ci preme il cuore e benediciamo l'opera del Duce in favore della « casa decorosa ».

Ma noi pensiamo ancora che come talvolta la bellezza e la salute dei fanciulli è tutt'apparente in un'esuberanza sotto la quali si cela linfatismo o rachitismo, così la loro gioia spensierata, se non è assistita da un cuore vigile e materno, può nascondere il linfatismo o il rachitismo spirituale e cioè una vita dello spirito debole o deviato.

Anch'io invoco gioia; ma domando che si sappia soffrire.

Al contrario s'incontrano genitori tenerissimi per cui il piccolo non deve piangere: e se piange, dev'essere subito accontentato.

Ma se, educando così un vezzoso e un gaudente, quei genitori dovranno un giorno piangere su di lui, non basteranno forse quelle lagrime a rifare un'educazione perduta.

Beati i fanciulli che piangono, per i quali v'è il cuore di una madre che, partecipe del loro piccolo grande dolore li aiuta, quando è necessario, a sopportare le privazioni.

E noi parliamo specialmente dei fanciulli di un anno, di due, di tre, nei quali se si annida il capriccio, si annida un male difficile da sradicare.

Diamo gioia all'infanzia; ma non temiamo di doverle arrecare dolore: non crediamo di dover appagare sempre e solamente la natura, anche se capricciosa: l'educazione è un « dramma divino » e non dobbiamo ridurlo a una comica commedia.

Perché è comico, assai comico ad es. dover dire che il proprio figlio è « nervoso » perché è più capriccioso del solito.

La madre forte è colei che sa acconsentire solo al bene del suo piccolo, perché agisce dall'interno di lui, in comunione con il suo vero figliuolo, e lo piega in nome di lui stesso e dell'autorità che le è data: la madre forte è colei che sa conoscere se stessa e i suoi figliuoli, che sono perciò la sua espressione, la sua divinazione, la sua opera d'arte.

Tutto ciò trova nella fede lo scopo più alto e più vero; il sentimento di madre e l'intelletto femminile trovano sulle virtù cristiane un suggello divino.

Catechista Mario Sancipriano Dottore in Pedagogia