Il Crocifisso tesoro dell'Umanità

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( Seguito - vedi num. precedente ).

Il primo miracolo di Gesù Crocifisso.

Fu un bel tesoro Gesù Crocifisso in mano di S. Pietro, perché il primo e clamoroso miracolo da lui operato, lo compì in nome e per autorità del Crocifisso Redentore.

Trovato alla porta del tempio uno storpio nato, lo prese per mano e gli disse: « Nel nome di Gesù Nazzareno, alzati e cammina ».

E quegli, guarito all'istante, si rizzò d'un salto e prese a camminare fra lo stupore del popolo e dei suoi Capi.

E siccome per un tal clamoroso prodigio, San Pietro venne sottoposto ad una specie d'inchiesta da parte delle Autorità ebraiche, egli senza paura proclamò: « Sia noto a tutti, che nel nome di Gesù Nazzareno da voi crocifisso, quest'uomo sta dinanzi a voi sano.

Iddio avendo risuscitato da morte il suo Figliuolo, lo ha mandato a benedirvi ».

Parole scultorie queste, che ci rivelano il tesoro dato dal cielo alla terra, pel quale noi siamo ricolmi di ogni benedizione.

San Paolo, infatti, non vuol saper altro in questo mondo, fuorché il suo Gesù Crocifisso, in cui, scrive egli, « sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della scienza ».

E che lo ritenga per suo tesoro, lo manifesta con queste altre parole: « La mia vita è Gesù Cristo, e morire è per me guadagno ».

Orbene, qual tesoro più grande della vita?

Ma se Gesù è per lui Vita, è dunque tutto il suo tesoro più prezioso ed eccelso.

S. Giovanni Evangelista, l'apostolo dell'amore, colui che aveva posato il capo sul Cuore di Gesù e ne aveva sentito gli amorosi palpiti, ha un intuito speciale per riconoscere Gesù suo unico tesoro.

Quand'era con gli altri apostoli a pescare sul lago di Genezaret, nessuno si era accorto della presenza del Divin Salvatore sulla spiaggia, ma Giovanni lo riconosce e grida: « Dominus est - è il Signore ».

È l'unico degli Apostoli che non sa distaccarsi da questo suo tesoro durante la Passione, e lo segue dall'Orto degli Ulivi al Monte Calvario; è il primo ad arrivare al Sepolcro di Gesù la mattina di Pasqua e a credere nella risurrezione dell'amato Maestro.

Più tardi scriverà ai fedeli queste memorande parole: « Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figliuolo di Lui.

Chi ha Gesù Crocifisso ha la vita ».

Il Crocifisso, tesoro dei fedeli.

Nei primi tempi della Chiesa, S. Paolo scriveva che Gesù Crocifisso era ritenuto dagli Ebrei come un oggetto di scandalo, mentre per i Gentili era una follia.

Eppure, doveva venire un giorno nel quale sarebbe stato reputato il tesoro dell'umanità.

E cominciò ad esserlo per i primi fedeli, i quali, pieni di sommo rispetto per l'augusto segno della Croce, presero a tracciarselo sulla persona, a darselo come segno convenzionale per riconoscersi fra di loro, a disegnarlo in figura per adorarlo, baciarlo e portarlo sopra di sé con amore e fiducia.

Da principio non venne tracciata o dipinta o fabbricata che la semplice Croce, ma col tempo si principiò a volere su di essa la figura del Divin Redentore intieramente vestita, perché Egli doveva apparire agli occhi di tutti quale Re della gloria dall'alto di questo nuovo Trono d'onore, secondo l'espressione, del reale Profeta: « Regnavi! a ligno Deus - Iddio regnerà dal Legno ».

Così è appunto il Crocifisso di Nicodemo.

Il tesoro di Nicodemo.

Una tradizione costante, suffragata da prove autorevoli, ci addita S. Nicodemo, il discepolo occulto di Nostro Signore, quale autore o almeno possessore del più antico Crocifisso che si conosca.

Egli, che nel suo, colloquio notturno con Gesù aveva provocato l'annunzio palese della futura morte di Lui sulla Croce, egli che con Giuseppe d'Arimatea aveva contemplato il Divin Salvatore sui trono infame e ne aveva deposta la salma avvolgendola in preziosi profumi, per seppellirla, non sapeva più distaccarsi con la mente e col cuore da Colui ch'era diventato il suo tesoro.

La visione del Divin Crocifisso gli era sempre agli occhi dell'immaginazione, e disponendo di mezzi opportuni, volle riprodurre l'immagine del nostro amato Redentore sul trono della Croce.

Ritiratesi a vita contemplativa in una sua villa di campagna, scolpì o fece scolpire su legno di cedro un grande Crocifisso, dinanzi al quale meditava di continuo la passione e la morte del suo Signore, preparandosi così al martirio che sostenne più tardi.

Questo prezioso Crocifisso, dopo aver ricevuto la venerazione dei popoli d'oriente per oltre otto secoli, è venuto prodigiosamente in possesso dei Lucchesi che lo reputano come il più grande tesoro della loro città e diocesi di Lucca.

( Continua )

Fr. Ernesto delle S. C.