Il Crocifisso tesoro dell'umanità

B91-A1

( Seguito - vedi num. precedente ).

In hoc signo vinces.

Nelle Catacombe, dove i Cristiani dei primi tre secoli della Chiesa si ritiravano per le religiose adunanze, il Divin Crocifisso ebbe le prime riproduzioni e il primo culto dei fedeli, che lo veneravano nascostamente, traendo da Esso la forza, la pazienza, il coraggio e la costanza nella professione della loro fede così perseguitata dai tiranni.

Ma quando la Croce apparve sfolgorante di luce all'Imperatore Costantino nella sua marcia su Roma, e, questi allettato dalle celesti parole: « In questo segno vincerai », la fece dipingere sul labaro delle sue legioni, da quel punto la Croce di Gesù uscì dalla sua oscurità, divenne oggetto di pubblico culto, segno di trionfo e di vittoria, ornamento delle corone dei Pontefici e dei Re, vessillo glorioso del cristianesimo innalzato sulle chiese, sui campanili, sulle torri e sulle più alte vette dei monti.

Sotto Costantino e per opera di sua madre Sant'Elena, la vera Croce sopra la quale morì Gesù, venne tratta dalie macerie sotto cui giaceva sepolta da quasi tre secoli, portata in trionfo per le vie di Gerusalemme, trasferita in parte a Roma e venerata da innumerevoli folle di cristiani.

Di quale tesoro veramente prezioso volle Iddio arricchire la sua Chiesa, con l'Invenzione prima e con l'Esaltazione dopo della santa Croce di Nostro Signore, fatti questi ricordati dalla sacra liturgia il 3 maggio e il 14 settembre!

Di questo santo Legno ne ha Dio moltiplicati innumerevoli frammenti, venerati nelle chiese o cappelle di ogni parte del mondo, e conservati come la più preziosa delle Reliquie nel tesoro della Chiesa.

Il Crocifisso, tesoro dei martiri.

Se il Crocifisso è stato il tesoro dei primi Apostoli della Chiesa, il loro capitale sostegno nelle fatiche quotidiane per attirare i popoli al Vangelo, lo è pure stato e lo è ancora per coloro che tengono fede al Vangelo di Cristo anche a costo della vita, che preferiscono l'esilio, il carcere, i tormenti, piuttosto che offendere Dio e macchiare la coscienza.

Questi sono i, Martiri, che testimoniano col sangue, con gli strazi, con la morte la causa della verità e della giustizia divina.

Ma chi li può sostenere, in questa dura lotta col nemico di Dio, in questa eroica confessione della Fede che costa loro la rinunzia a quanto hanno di più caro e di più attraente su questa terra? Solo Gesù Crocifisso Re dei Martiri può loro infondere la forza e il coraggio necessari per resistere ai tiranni, sostenere i tormenti e la morte medesima per amor del Regno dei Cieli.

Ed è perciò che la Croce è sempre stata il tesoro più prezioso per i santi Martiri, i quali nel loro martirio l'hanno abbracciata, baciata, o almeno desiderata, perché la sola vista di Essa ricordava loro il Martire del Golgota e li spronava a rendere a Lui, ch'era morto per essi, sangue per sangue, vita per vita.

Quanti sono morti sul tronco infame di una croce, felici e onorati di poter imitare più da vicino il Divin Crocifisso!

I ventisei Martiri Giapponesi, appena videro le croci per loro preparate, corsero ad abbracciarle con gioia, stimandole più preziose d'un trono reale, e su di esse diedero generosamente la vita per amore di Gesù.

Santa Giovanna d'Arco, prima di salire sul rogo su cui doveva essere bruciata viva, supplicò un padre Domenicano di recarle un Crocifisso perché voleva morire con lo sguardo rivolto a Gesù, lo sposo verginale dell'anima sua.

Il buon religioso si recò tosto nella vicina chiesa parrocchiale, prese una Croce astile da processione e la tenne alzata dinanzi agli occhi di Giovanna per tutta la durata del supplizio; così la Santa, rimirando il suo Crocifisso Signore, sostenne impavida il tormento del fuoco e spirò dopo aver invocato tre volte a gran voce il nome di Gesù.

( Continua )

Fr. Ernesto delle S. C.