Per la conoscenza del mondo operaio

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( Continuazione )

4. Il rapporto economico non è tutto

Dalla considerazione dell'operaio nella sua società o comunità alle relazioni tra questa comunità e tutta la restante società il passo è breve e le osservazioni che si possono fare, sono della massima importanza per lo svolgimento del nostro compito nella scuola per operai quale è appunto la Casa di Carità Arti e Mestieri.

La prima osservazione è che la società operaia si è venuta costituendo in « classe », la quale con i suoi lineamenti inconfondibili, in parte illustrati nei precedenti appunti, si oppone ad altri strati della società e lo fa con un'azione che si manifesta talvolta tumultuosa, violenta e rivoluzionaria.

Quali siano gli antagonisti della classe operaia è evidente riconoscerli nei datori di lavoro e nei dirigenti in genere.

Sosteremo dunque ad esaminare questa delicata posizione considerandone alcuni aspetti d'indole generale.

In primo luogo balza subito agli occhi che i contrasti appaiono di natura economica: migliorie di salari, assegnazione di incentivi, premi e gratifiche periodiche, ecc.

Abbiamo detto: appaiono, perché è certo che la questione operaia è profondamente umana e perciò è questione di spirito, di riavvicinamento e di intesa di classi sociali: intesa, codesta, ovviamente insufficientissima, se risolvesse unicamente l'aspetto economico materiale del problema; come invece si va constatando sempre più, poiché, a malgrado dell'attuale discreta retribuzione dell'operaio in confronto con altri lavoratori e con altri tempi, egli, l'operaio, è tutt'altro che soddisfatto ed insiste nella ricerca di maggior copia di beni materiali, accentuando persino per tale via il proprio disagio.

Però non bisogna fraintendere e qui è bene affermare recisamente che il defraudare la mercede agli operai è uno dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, come pure è necessario ripetere che i rapporti tra datori di lavoro e proletari devono andar oltre le pure relazioni economiche e considerare molto di più l'operaio come uomo.

Passando poi ad esaminare le varie previdenze cosi dette sociali, queste, al presente, hanno per oggetto prevalente un bene economico, il quale è disgraziatamente realizzato in siffatto modo che le due classi sociali vengono allontanate, separate da burocratici enti, con la conseguenza che le varie relazioni di natura economica suscettibili di diventare premessa a rapporti d'altra natura e comprensione, accentuano il motivo di avversione tra le due categorie.

E difatti, con i loro contributi, i datori di lavoro finanziano in modo diciamo anonimo i vari enti assicurativi; cosicché soventissimo i lavoratori percepiscono sussidi, assegni od altro senza sapere che tali erogazioni provengono dai contributi dei datori di lavoro e pensando semplicisticamente che è " il governo " che provvede.

Tale separazione e anonimità di intervento rendono psicologicamente più pesanti al datore di lavoro i vari oneri assicurativi ( aspetto che per ora non ci interessa considerare ), ma specialmente rendono insoddisfatto il lavoratore per la mancanza di una umana e cristiana comprensione delle sue legittime aspirazioni di ordine personale, familiare e sociale; mancanza del datore di lavoro il quale, come si è detto sopra, quando ha eseguito le disposizioni di legge, si ritiene esonerato da altri doveri verso il proprio dipendente, ben più gravi, urgenti e tali che, superando l'aspetto economico, possono, se osservati, comporre in armonia i mutui rapporti tra datori di lavoro e lavoratori.

Di più, il presente sistema assicurativo e previdenziale obbligatorio rende l'operaio, già per suo vizio poco previdente e risparmiatore, maggiormente chiuso ad intendere la sua vita con piena responsabilità, conducendolo ad appoggiarsi soverchiamente sulla società e diminuendone lo spirito di iniziativa.

L'esistenza poi di tutte queste previdenze sociali a suo favore gli fa sentire la sua inferiorità rispetto agli altri strati sociali, di modo che si giustifica per altra via l'insoddisfazione dell'operaio, il quale, sebbene sotto molti aspetti materiali ben trattato, non ha via o sprone ad esercitare le proprie facoltà d'ingegno o capacità nella dovuta libertà e senso responsabile di vita.

Le aspirazioni dell'operaio sono volte alla conquista di posizioni materiali, che egli sente vagamente doversi realizzare, ma senza mortificare in sé altri più elevati diritti.

Invece purtroppo al presente avviene tutto il contrario, avendo il governo monopolizzato una funzione sociale, sulla quale sarebbe quanto mai più opportuno se esercitasse un'azione di controllo e di stimolo.

Quindi tutto il nocciolo della questione sta in questo: attraverso illegittimo soddisfacimento delle sue necessità materiali come lavoratore, aggiungere, affiancare tutti quegli altri aiuti che si orientino a potenziare la personalità, istruendolo nel proprio mestiere e nel vivere civile in genere, oppure offrendogli esempi di vita onesta e sentitamente cristiana.

Molto bene ricordava il Ministro Gonella che " noi siamo guasti dall'economia liberale e da quella marxista che hanno veduto nel lavoro null'altro che una mercé.

Ma nel lavoro l'uomo non mette soltanto qualche cosa di suo, ma anche qualche cosa di sé, cioè qualche cosa di personale, di irriducibilmente personale, come la sua volontà, la sua intelligenza, la sua anima ".

Ora, quando l'operaio avvertirà che la sua fatica gli è riconosciuta non come una cosa o una mercé, ma come attività personale, quando la sua persona, i suoi stessi molteplici, legittimi interessi saranno sentiti e condivisi da altri, allora questi uomini umili e semplici si allieteranno per aver ricevuto una parola di conforto e di comprensione, oppure perché qualche superiore si è piegato su di loro per una informazione di carattere familiare o si è dimostrato equilibrato e comprensivo nei rapporti di lavoro.

Tutto questo gli operai sogliono definirlo " buon cuore ": espressione popolare che indica sostanzialmente profondo senso di umanità, perfezionata da viva carità cristiana.

Riandando su quanto siamo venuti esponendo, chiara apparirà l'azione che si potrà svolgere in questo senso direttamente sul campo di lavoro cioè nell'officina, nel laboratorio, nell'industria.

E ben più importante si dimostrerà l'apporto della nostra sia pure modesta Scuola con lo svolgimento dei suoi vari corsi festivi, serali e diurni, proprio per arrivare all'indispensabile, imperiosa integrazione degli aiuti offerti alla classe lavoratrice ed alla pacificazione cristiana del mondo del lavoro.

( Continua )

Catechista P. F.